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Saturday, June 28, 2014

Nucleare? No, grazie! - I bambini di Fukushima stanno morendo

di Harwey Wasserman

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Trentanove mesi dopo le varie esplosioni di Fukushima, il tasso di cancri della tiroide tra i bambini che vivono intorno si è elevato più di quaranta volte oltre il normale. Più del 48% dei 375.000 giovani – quasi 200.000 bambini – esaminati dall’Università Medica di Fukushima nei dintorni dei fiammeggianti reattori soffrono di disturbi pre-cancerosi alla tiroide, soprattutto noduli e cisti. Il tasso va accelerando. Sono stati registrati più di 120 cancri infantili dove prima se ne registravano solo 3, dice Joseph Mangano, direttore esecutivo del Progetto Salute Pubblica e Radiazioni.
L’industria nucleare e i suoi difensori continuano a negare questa tragedia della salute pubblica. Alcuni sono arrivati a dichiarare che “nessuna persona” è stata colpita dalla liberazione massiccia di radiazioni di Fukushima che, in relazione ad alcuni isotopi, ha superato quelle di Hiroshima per quasi 30 volte. Ma l’epidemia mortale di Fukushima è similare agli impatti sofferti dai bambini nei dintorni di Three Miles Island quando successe l’incidente del 1979, e dell’esplosione di Chernobil del 1986, e come rilevato in altri reattori.
La Commissione di Sicurezza Nucleare del Canada ha confermato la probabilità che l’energia atomica possa causare questo tipo di epidemie, affermando che in caso di un disastro in un reattore si produrrebbe “un aumento del rischio di cancro alla tiroide infantile”. Nel valutare le prospettive di costruzione di un nuovo reattore in Canada, la Commissione dice che il tasso “aumenterebbe dello 0,3% ad una distanza di 12 chilometri” dall’incidente. Questo presuppone la distribuzione di pastiglie protettrici di ioduro di potassio ed una rapida ed efficiente evacuazione, niente di quanto è successo nei casi di Three Mile Island, Chernobil o Fukushima.
Mangano ha analizzato le cifre. A partire dal decennio 1980, ha studiato gli impatti delle radiazioni prodotte da un reattore sulla salute umana; ha cominciato i suoi lavori con il leggendario radiologo Dr. Ernest Sternglass e lo studioso di statistica Jay Gould. Nelle dichiarazioni fatte nel Green Power & Wellness Showin www.prn.fm , Mangano conferma anche che la salute in generale delle popolazioni umane situate nella direzione del vento migliora quando i reattori vengono chiusi e declina quando questi vengono aperti o riaperti.
I bambini delle vicinanze di Fukushima non sono le uniche vittime. L’operaio dell’impianto Masao Yoshida è morto a 58 anni per un cancro all’esofago. Masao rifiutò eroicamente di abbandonare Fukushima nel peggior momento della crisi, salvando probabilmente milioni di vite. Ai lavoratori del reattore impiegati dai subappaltatori – molti dominati dal crimine organizzato – nessuno controlla l’esposizione alle radiazioni. E l’indignazione della gente aumenta a causa dei piani del governo per obbligare le famiglie – molte con bambini piccoli – a ritornare nella regione, fortemente contaminata, che attornia l’impianto.
Dopo l’incidente del 1979, i proprietari di Three Miles Island negarono che il reattore si fosse fuso. Ma una telecamera-robot confermò più tardi il fatto. Lo Stato della Pennsylvania perse misteriosamente il suo registro dei tumori e in seguito disse che “non c’erano prove” che qualcuno fosse morto. Ma un gran numero di studiosi indipendenti confermano l’aumento dei tassi di mortalità infantile e di eccesso di cancri nella popolazione in generale. Il Dipartimento dell’Agricoltura della Pennsylvania e giornalisti locali hanno confermato anch’essi l’eccesso di morti, mutazioni e malattie tra gli animali locali.
Nel decennio 1980, la giudice federale Silvia Rambo bloccò una causa collettiva presentata da 2.400 persone che vivevano in zone raggiunte dalle radiazioni portate dai venti, affermando che non erano state liberate radiazioni tanto importanti da danneggiare qualcuno. E, dopo 35 anni, nessuno ancora sa quante radiazioni sfuggirono né dove finirono. I proprietari di Three Miles Island hanno pagato silenziosamente le vittime in cambio del segreto completo.
A Chernobil un insieme di più di 5.000 studi ha prodotto una cifra di morti di più di un milione di persone. Gli effetti delle radiazione sui più giovani nelle zone situate nella scia dei venti della Bielorussia e dell’Ucraina sono state orrende. Secondo Mangano , circa l’80% dei “bambini di Chernobil” nati dopo l’incidente in quelle zone hanno sofferto un’ampia gamma di problemi che vanno da difetti congeniti e cancri alla tiroide a malattie delle coronarie, respiratorie e mentali di lunga durata. I risultati indicano che solo 1 su 5 dei giovani può essere considerato sano.
Medici per la Responsabilità Sociale e il ramo tedesco dell’Associazione Internazionale dei medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare hanno avvertito di problemi simili nei dintorni di Fukushima. Il Comitato Scientifico sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche delle Nazioni Unite (UNSCEAR la sigla in inglese) ha recentemente emesso vari rapporti che minimizzano l’impatto umano del disastro. L’UNSCEAR è legato all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU, il cui mandato è promuovere l’energia atomica. La AIE ha l’ordine del segreto sulle scoperte dell’ONU circa gli impatti sulla salute provocati dal reattore. Per decenni l’UNSCEAR e l’Organizzazione Mondiale della Salute hanno impedito che si conoscessero gli estesi danni alla salute dell’energia nucleare.
Fukushima ha dimostrato di non essere un’eccezione.
In risposta i Medici per la Responsabilità Sociale e il ramo tedesco dell’Associazione Internazionale dei Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare hanno confutato in dieci punti quelle affermazioni, avvertendo il pubblico che la credibilità delle Nazioni Unite è ormai compromessa. Il disastro “continua ad andare avanti”, dicono questi gruppi e bisognerà controllarlo per decenni. “Le cose potrebbero peggiorare” se i venti che hanno soffiato verso Tokio tornano verso il mare (e verso gli Stati Uniti).
C’è un rischio in corso a partire dai prodotti irraggiati e tra i lavoratori del luogo perché non si stanno controllando né le dosi di radiazioni né il loro impatto sulla salute. Le stime delle dosi attuali non sono affidabili e bisogna tener conto con attenzione dei gravi impatti delle radiazioni sull’embrione umano.
Gli studi dell’UNSCEAR sulla radiazione di fondo sono anch’essi “ingannevoli”, dicono i gruppi e vanno portati a termine nuovi studi sugli effetti delle radiazioni in genetica e nelle “malattie non cancerose”. L’affermazione dell’ONU che “non ci si aspetta effetti conoscibili sulla salute in relazione con le radiazioni tra le persone esposte” è “cinica”, dicono questi gruppi. Aggiungono che le cose possono peggiorare dato il rifiuto ufficiale di distribuire pastiglie di ioduro di potassio, che avrebbero potuto proteggere le persone dai danni alla tiroide causati dalla liberazione massiva dell’elemento radioattivo I-131.
Ma le orribile notizie di Fukushima possono solo peggiorare. Le radiazioni dei tre nuclei difettosi si stanno ancora riversando nel Pacifico. Il controllo delle barre di combustibile danneggiate nelle piscine sospese in aria e sparse attorno al luogo continua ad essere molto pericoloso.
Il regime pro-energia atomica di Shinzo Abe vuole riaprire i 48 reattori che restano in Giappone. E sta facendo gradi pressioni sulle famiglie fuggite dopo il disastro perché tornino ad occupare le case e le città irradiate.
Ma Three Mile Island, Chernobil e il disastro di morte e malattie che si stanno manifestando attorno a Fukushima rendono molto chiaro che il costo umano di queste decisioni continua ad aumentare e che sono i nostri bambini quelli che per primi ne soffrono il peggio.

Harvey Wassermann, analista, scrittore e organizzatore del movimento antinucleare negli Stati Uniti.
Fonte originale: www.counterpunch.org
Traduzione dallo spagnolo (rebelion.org 22.6.2014) di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” (http://ciptagarelli.jimdo.com)


Commento di Oliviero Mannucci: Mi rivolgo a chi, nell'ultimo referendum contro il nucleare ha votato perchè si facessero le centrali nucleari in Italia. Pensate ora, se al posto di questi bambini giapponesi, ci fossero i vostri figli, sareste ancora favorevoli all'energia nucleare?

Astronomia: si “allargano” i confini del Sole, la corona è più grande del previsto

I confini del Sole si allargano: la parte piu’ esterna e irrequieta, la corona, e’ infatti piu’ grande del previsto e si estende per oltre 8 milioni di chilometri.

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 Lo indicano nuove misure, pubblicate su Astrophysical Journal realizzate grazie ai dati della coppia di satelliti Stereo (Solar TErrestrial RElations Observatory) della Nasa della vasta atmosfera solare dove si sviluppano tempeste solari e le erezioni che scagliano contro la Terra il vento di particelle capace di scatenare le tempeste magnetiche. Per riuscire a individuare gli invisibili confini dell’atmosfera del Sole, i ricercatori sono andati a caccia del suo ‘suono’. Le particelle che la compongono trasmettono infatti, in modo simile all’atmosfera terrestre, le ‘vibrazioni’ prodotte prodotte dalla stella e osservando le interazioni di queste particelle e’ stato possibile comprendere la dimensioni della corona solare. Si tratta di un’atmosfera che si estende per ben 8 milioni di chilometri, l’equivalente di 12 volte il diametro del Sole. Queste nuove misure realizzate dai satelliti Stereo allargano di molto i confini dell’atmosfera solare disegnati dalle precedenti osservazioni e risultano molto importanti in vista delle prossime missioni per lo studio della nostra stella. Il satellite Solar Probe Plus, della Nasa, che verra’ lanciato nei prossimi anni avra’ l’obiettivo di studiare il Sole dalla distanza di 6 milioni di chilometri dalla superficie. I nuovi dati confermano quindi che a quella distanza, la minima mai raggiunta da un oggetto artificiale, il satellite si trovera’ all’interno dell’atmosfera solare e potra’ quindi aiutare a comprendere meglio i fenomeni che avvengono al suo interno.

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Astronomia: Gliese 832C, dopo Terra e’ il migliore dei mondi possibili


(ASCA) – Roma, 27 giu 2014 – Si trova nella fascia di abitabilita’ di una nana rossa ad appena 16 anni luce da qui: si chiama Gliese 832C e si candida a diventare la migliore Super Terra di sempre in un sistema stellare non dissimile dal nostro, sempre che la troppa vicinanza alla stella non ne abbia gia’ polverizzato l’atmosfera. Dopo il nostro pianeta, insomma, e’ a detta degli astronomi il migliore dei mondi possibili. L’annuncio della scoperta di Gliese 832 e’ stato fatto dagli astronomi della University of New South Wales, in Australia, come riporta Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica, e si basa sui dati di alta qualita’ forniti da HARPS-TERRA, il Planet Finder Spectrograph e l’UCLES Echelle Spectrograph. Nelle notti chiare potrebbe comunque essere vista anche dal giardino di casa, con un telescopio amatoriale. Tornando al dato scientifico, secondo Robert A. Wittenmyer, il responsabile del team che ha individuato il nuovo pianeta, Gliese 832C ha una massa cinque volte superiore a quella terrestre ma si stima possa ricevere dalla sua stella una quantita’ di energia paragonabile a quella che investe il nostro Pianeta grazie alla vicina e costante azione della sua stella madre. Come evidenzia ancora Media Inaf, una nana rossa brilla debolmente se paragonata alla nostra stella, con una fascia di abilita’ cosi’ vicina da mettere a rischio l’atmosfera di pianeti con un periodo orbitale cosi’ breve (per Gliese 832C si tratta di 36 giorni) ma ”il pianeta potrebbe avere temperature simili alla Terra, anche se con ampie escursioni stagionali”, si legge nel comunicato stampa del Planetary Habitability Laboratory. L’obiezione degli astrofisici italiani pero’ e’ gia’ stata posta: se il pianeta avesse una atmosfera densa, questa potrebbe surriscaldarlo al punto da trasformarlo da una Super Terra in una Super Venere. Gliese 832C entra comunque di diritto nella top 3 dei pianeti simili alla Terra e di gran lunga ”il piu’ simile”, prosegue il comunicato. Anche se ”bisogna considerare una serie di incognite che potrebbero renderlo inospitale, come la composizione della massa o la presenza di un’atmosfera”. Wittenmyer e colleghi sottolineano ancora come mentre sistemi stellari simili al nostro sono piuttosto rari, quello di Gliese 832 rappresenta con buona approssimazione una versione in miniatura del Sistema Solare, con un pianeta interno simile alla Terra e uno esterno del tutto simile ai nostri pianeti giganti: Gliese 832B, come il freddo Giove e con un periodo di rivoluzione di 9,4 anni, potrebbe aver giocato un ruolo dinamico simile a quello avuto dai giganti gassosi nel Sistema Solare.

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Volete dire «ciao» agli alieni? Ecco come fare

Il progetto indipendente, nato in seno alla NASA, arriverà oltre il sistema solare 

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Nel 1977, Jon Lomberg della NASA si ritrovò a capo di un progetto ambizioso che avrebbe dovuto celebrare l'umanità fino ai più remoti confini del cosmo: il Voyager Golden Record era infatti una collezione di dischi per grammofono che la NASA lanciò nello spazio nell'ambito del programma Voyager; il Golden Record conteneva immagini e suoni che rappresentavano la biodiversità e la varietà di culture presenti sul nostro pianeta, nella speranza che, un giorno, qualche razza aliena ne venisse in possesso e imparasse a conoscerci.
Dopo Voyager, Lomberg si è messo subito al lavoro per la missione New Horizons, partita ufficialmente nel 2006 e che, nel 2015, supererà Plutone e con esso i confini del sistema solare. E Lomberg ha avuto un'idea: replicare l'esperienza del Golden Record, trasportandola nell'era digitale. Ha così lanciato la New Horizons Message Initiative, il cui scopo è raccogliere messaggi da tutto il mondo, assemblarli in un nuovo Golden Record e spedirli a New Horizons, così che la navetta possa raccontare l'umanità anche al di fuori del nostro angolo di spazio.
L'iniziativa, pur nascendo internamente alla NASA, non è ufficialmente sostenuta dall'agenzia spaziale americana; è piuttosto «un'iniziativa privata, allo scopo di convincere la NASA a farla propria» come si legge nella pagina del progetto. Si comincia con donazioni individuali fatte da tutti coloro che hanno firmato la petizione, e una volta ottenuto l'OK della NASA si passerà all'inevitabile campagna Kickstarter: servono 500.000$ per coprire i costi. Ora il conto alla rovescia è per il 25 agosto, quando il progetto verrà annunciato ufficialmente e Lomberg rivelerà i requisiti necessari a partecipare al messaggio collettivo. Se volete comunicare con gli alieni, cominciate pure a prepararvi.

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Ovni en Santa Ana causa interés nacional

Por segunda ocasión avistan un objeto volador no identificado en el céntrico barrio de Mérida

Secuencia de fotos que fueron publicadas a nivel nacional del ovni de Santa Ana. (Jorge Moreno/SIPSE)

Jorge Moreno/SIPSE
MÉRIDA, Yuc.- Hace pocos días me llegó un reporte de un avistamiento ovni en el conocido suburbio de Santa Ana, pues dos estudiantes que caminaban por ese tramo vieron un objeto volador no identificado que se desplazaba hacia el oriente, ya que -según narran- estaban sentados en una de las bancas del parque y vieron el objeto sobre la iglesia que se ubica enfrente.
Afirmaron que se trataba de una “nave casi redonda como si fuera una esfera de color metálico y pequeña. Eran como las 3 de la tarde cuando lo vimos; se desplazaba lentamente hacia el oriente”.
Y a pesar de que no dieron más detalles del ovni, recordé un caso justo en ese mismo sitio, pero en 1992, el cual causó incluso interés nacional, ya que fue publicado en la prestigiada revista “Contacto OVNI”, que en esa época era muy leída en todo el país y en ciudades de Estados Unidos y Centroamérica.
El reportaje fue escrito por el conocido investigador ovni a nivel nacional Luis Ramírez Reyes, quien ha escrito varios libros del tema, y señala que el reporte lo cubrió a raíz de una carta que le envió de Mérida el aficionado al tema Manuel Ricardo Rubio Fernández:

Alarma entre los testigos

Y narra que fue el 11 de enero de 1992, cuando se vio en el cielo un objeto luminoso de color rojo que viajaba a placer por el rumbo de Santa Ana y se desplazó después hacia el sur de Mérida, a la altura del cementerio general, lo que provocó gran alarma entre los numerosos testigos.
“La masa brillaba de extraña manera y se desplazaba irregularmente de sur a norte para quedar fija después de un determinado punto como si estuviera observando algo... El reporte de diferentes personas, que prefirieron el anonimato, se repitió a diversas horas de la noche. Y por su parte, la entonces Secretaría de Protección y Vialidad (hoy SSP) recibió informes relacionados con la misteriosa bola roja, enviando de inmediato un carropatrulla al suburbio de Santa Ana. Los oficiales constataron el avistamiento más tarde en la central policiaca”.
Cabe destacar que el titular de Gerencia Regional de los Servicios para la Navegación del Espacio Aéreo Mexicano con sede en el aeropuerto local, Oscar Martínez del Cerro, declaró no tener registro de ningún objeto luminoso que manifestara movimientos irregulares ese día.
Asimismo, consideró improbable que algún avión pudiera efectuar maniobras triangulares como las que se reportaron del navío de referencia. De cualquier manera, no dudó que se hubiera observado tal fenómeno, al cual, junto con otros de su tipo, no se le ha podido encontrar una explicación científica. Agregó que, según la bitácora de vuelos de la torre de control, ninguna aeronave sobrevoló la ciudad de Mérida en ese momento.

Grabados en césped

Por si fuera poco, al día siguiente se reportó en el puerto de Progreso que aparecieron enormes grabados circulares de cerca de diez metros de diámetro, en grandes extensiones de césped. También se pudieron apreciar tres circunferencias juntas y dos más diseminadas en áreas cercanas, aunque -claro está- no hubo una prueba contundente que relacionara esto con el avistamiento en Mérida.
Lo interesante del caso de Santa Ana es que el señor Plinio Arroyo logró tomar tres fotografías en donde se observa el ovni antes mencionado y la secuencia de cómo se va alejando; esto fue especialmente meritorio, pues recordemos que en ese año no existían las cámaras digitales ni mucho menos los teléfonos celulares, y por fortuna don Plinio tenía en el momento exacto y a la hora exacta su cámara de rollo y pudo obtener esa evidencia.
Tuvieron que transcurrir 22 años para que nuevamente en ese sitio se diera otro avistamiento, aunque ahora no hubo foto o video. Quizás el día menos pensado puedan aparecer de nuevo y ser captados por alguno de estos aparatos.

Fuente

Le ore in cui si avvistano più UFO


Praticamente ogni giorno da qualche parte nel mondo c’è qualcuno che segnala di avere visto in cielo un oggetto volante non identificato (UFO)

 Molte di queste segnalazioni sono raccolte e catalogate da associazioni che si occupano di tenere traccia degli avvistamenti, nella speranza che prima o poi da uno di questi oggetti salti fuori un extraterrestre (anche se formalmente un UFO non è necessariamente un disco volante, ma semplicemente un fenomeno aereo sconosciuto a chi lo osserva). Il National UFO Reporting Centre degli Stati Uniti è una delle organizzazioni che tengono traccia con assiduità degli avvistamenti e in circa 40 anni di attività ne ha catalogati oltre 90mila, la buona parte dei quali si è verificata su territorio statunitense.

 ufo-avvistamenti


Utilizzando i dati raccolti tra il 2000 e il 2014 dal National UFO Reporting Centre, l’Economist ha preparato un grafico per mostrare dove si sono concentrati gli avvistamenti negli Stati Uniti, e soprattutto in quali ore del giorno sono più frequenti le segnalazioni. Ne risulta che le persone tendono a vedere gli UFO soprattutto nelle prime ore della sera, soprattutto di venerdì quando si inizia a bere e fare baldoria per l’arrivo del fine settimana. Gli avvistamenti nelle lore di luce (quando lavora la maggior parte delle persone) sono invece pochi, così come sono molto bassi i numeri delle segnalazioni nelle ore centrali della notte quando si dorme: ed era abbastanza intuibile. Negli Stati Uniti dal 2000 al 2014 il maggior numero di avvistamenti si è verificato nello stato di Washington, seguito dal Montana e dal Vermont. Negli stati dove ci sono grandi metropoli la quantità di segnalazioni è sensibilmente più bassa.

Fonte

Commento: L'autore di questo articolo, evidentemente il Venerdì sera fa baldoria per l'arrivo del fine settimana, e pensa che tutti gli altri si comportino allo stesso modo. Evidentemente questo signore, oltre a fare baldoria, il Venerdì sera scrive anche articoli come questo. Io sono vegetariano, non fumo, non bevo, e osservo il cielo, con i miei telescopi,  dal lontano 1975,  e di UFO ne ho visti diversi, e con uno di essi ho anche scambiato segnali luminosi. Possibile che nel 2014, nonostante l'enorme casistica esistente sul discorso UFO, i documenti desecretati di vari governi che ne confermano l'esistenza, non come oggetti volanti non identificati,  ma come astronavi aliene, vi siano dei "giornalisti" che non resistono a fare commenti di bassa lega, su un argomento così importante, come l'ufologia, che implica l'incontro del genere umano con esseri provenienti da altri sitsemi stellari?


L’astronauta Nespoli ammette: “Gli ufo esistono”

“Gli ufo esistono”. Parola di Paolo Nespoli, di professione astronauta. Uno dei sei italiani che è riuscito a coronare il sogno di ogni bambino: volare nello Spazio

 http://ansu.altervista.org/Sezioni/Personaggi/Paolo_Nespoli_non_ho_mai_visto_gli_alieni.jpg

  In un’intervista esclusiva al “Giornale” ha giurato sull’esistenza degli alieni, pur non avendone mai visto uno. “Segni non ne ho trovati, ma vi assicuro che da lassù si capiscono molte cose sulla vita e si percepisce l’esistenza di qualcun altro”.
Non saremmo gli unici, dunque,  nell’Universo. Quella dell’astronauta italiano non è l’unica testimonianza che certifica l’esistenza di altre forme di vita. Tantissimi gli scienziati che hanno convalidato la tesi che gli alieni ci sono e, forse, sarebbero anche molti più di noi. Alcuni sostengono addirittura che molti governi conoscano la verità sugli extra terrestri, ma che non lo abbiamo ancora rivelato.
“Il problema ( non esiste, clikka su questo link   ) è che un contatto con loro adesso è impossibile per colpa delle distanze”, ha dichiarato Nespoli. “Per scoprire altre forme di vita bisognerebbe raggiungere anche le stelle, ma la più vicina al nostro sistema solare è la Proxima Centauri  ma dista dalla Terra 4,2 anni luce”. Che tradotto significa 162.000 anni ad andare e 162.000 anni a tornare (sic!). “Probabile dunque, che non li incontreremo mai, a meno che e non so come, venga risolto il problema delle distanze. Ma vi assicuro che gli ufo esistono,  fidatevi di un astronauta”.
Nella lunga intervista, Paolo Nespoli ha anche parlato del nostro e del suo Paese, visto dall’alto. “Vi sembrerà assurdo ma l’Italia, seppur piccolissima, è il Paese più illuminato d’Europa. È bellissima da vedere, circondata dal mare, protetta dalle Alpi. Unica in tutto”.
Se un extra terrestre ci vedesse o ci spiasse davvero, penserebbe senza dubbio che si tratta di un Paese ricchissimo. Tutte quelle luci potrebbero indurre a pensare questo, ad immense risorse energetiche. Speriamo allora che nessun alieno riesca mai a raggiungere l’Italia con la propria navicella. Perché ne rimarrebbe totalmente deluso. “Disperdiamo energia senza renderci conto che sprechiamo risorse che non abbiamo, che costano e che riscaldano il pianeta. Purtroppo, anche in questo, siamo un Paese veramente arretrato”.

Fonte 

Commento di Oliviero Mannucci: Prego, caro NESPOLI, aggiornarsi! La NASA sta costruendo una nave a curvatura, quindi se lo stiamo facendo noi, altre civiltà più avenzate della nostra lo hanno già fatto e usano questa tecnologia per visitare il nostro pianeta. Mi meraviglio che un astronauta come lei non sia aggiornato sugli ultimi sviluppi della scienza e della tecnica del genere umano, e diffonda ancora una vecchia credenza che oramai non ha più nessuna ragione di esistere. I TEMPI SONO MATURI!

UFO ORB spotted in Calgary AB June 20 2014




I trimmed the footage to just show the orb, others that were trimmed were fiddling with the camera before the shot. View in 720p HD for better viewing,

Spettacolare avvistamento UFO Murrieta-Temecula, California



Il video spettacolare che vi presentiamo è stato registrato da Todd Markowitz la sera del 25 Giugno nella località tra Murrieta e Temecula in California. Il filmato mostra una decina di sfere di luce che stazionano nel cielo per molti minuti e Todd Markowitz insieme alla moglie riescono ad osservare il fenomeno e a documentarlo.
Segnidalcielo.it
original video copyright by Todd Markowitz:
https://www.youtube.com/watch?v=vJ5PB...

07.06.2014 - Globular lights over Cittadella PD (italy) - ufo, ovni ?



Some (four) globular light moves from right to left over the sky of Cittadella Pd (Italy)

Astronavi aliene invisibili, presto non potranno più nascondersi tanto facilmente!

A Pune, in India, alcuni scienziati indiani hanno scoperto come le navi aliene extraterrestri presenti nella nostra atmosfera, si rendono invisibili all'occhio umano

infrared camera ufo
Lo stesso campo inquadrato, sinistra con una normale telecamera, a destra invece con telecamera all'infrarosso. Come potete constatare, nella seconda inquadratura è visibile l'astronave aliena che l'altra telecamera non rilevava.


Un tem di scienziati dell'Organizzazione  Ricerca e Sviluppo della difesa indiana  stanno mettendo a punto una apparecchiatura in grado di rivelare all'occhio umano l'attività di un qualsiasi intenso flusso elettromagnetico presente in atmosfera. Le astronavi extraterrestri, producendo un intenso flusso elettromagnetico intorno allo scafo delle loro navi, riescono a rendersi invisibili all'occhio umano ( ma non a quello di alcuni animali)  e infatti spesso, sono stati rilevati da fotocamere o telecamere all'infrarosso in modalità Night Shot. Anche i russi stanno studiando la questione. Il flusso in questione sembrerebbe prodotto grazie all'uso di superconduttori, grazie ad applicazioni molto avanzate. Presto verrà messa a punto un apparecchiatura in grado di rlevare questo tipo di occultamento.

Oliviero Mannucci

2.Large Cylindrical UFO captured over Popocatepetl Volcano Mexico 25.06.2014



Il video in questione mostra gli UFO ripresi dalle telecamere del CENAPRED, ente che monitora l'attività vulcanica di molti vulcani nel mondo, compreso il Popocateptl, dove da alcuni anni oramai si manifestano di tanto in tanto oggetti volanti non identificati volare proprio sopra il cono del vulcano o entrare ed uscire da esso. Gli scienziati che hanno studiato il caso non hanno saputo dare una spiegazione del fenomeno. L'iniziale ipotesi si potesse trattare di meteoriti è stata in seguito scartata come poco attendibile dagli scienziati stessi, in quanto i meteoriti non entrano ed escono dal cono di un vulcano e tanto meno volano sopra di esso in maniera intelligente. Ricordo che l'area di cielo sopra al vulcano Popocateplt è interdetta al volo di qualsiasi velivolo terrestre.

UFO Arrives On Mars, Curiosity NASA, June 23, 2014



For More Exclusive Information on UFO
http://areazone51ufos.blogspot.be/201...

http://mars.jpl.nasa.gov/msl-raw-imag...
http://mars.jpl.nasa.gov/msl/multimed...

AREA ZONE 51 & UFOs: http://areazone51ufos.blogspot.com
ANCIENT ALIENS ON MARS: http://ancientaliensmars.blogspot.com
BEST ALIEN MOVIES: http://erigia.blogspot.com

OVNI Durante la copa mundo Brasil vs camerun▬UFO in World cup June 2014



UFO in World cup Game Brasil vs camerun June 2014
https://www.facebook.com/OVNISACTUALES1
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Permisos :Marcus Vinicius Garrett

OVNI UFO en GP Austria Formula 1 23-6-2014



Os presentamos un video tomado directamente de nuestro monitor de la grabación original de un OVNI sobre el circuito de Austria

UFO - DRONE flies close to the rocket during launch missiles F9R - June 19, 2014



Please note that the UFO flies very close to the rocket, and we can see the shadow of a UFO on a rocket! ZOOM+ FILTERS! Attention! I beg your financial assistance! If you can, make a donation: PayPal: snezhinsk2@gmail.com, QIWI +79634634004, Yandex 41001459152406. For more exclusive information on UFOs, please visit http://x-u-f-o.blogspot.com Original link https://www.youtube.com/watch?v=DgLBI...

20 - 06 - 2014 Kazakistan: avvistata una spettacolare "flottillas" sopra Astana




Friday, June 20, 2014

L’acqua radioattiva accumulatasi sotto Fukushima non si congela

Non promette bene la costruzione del grande muro sotterraneo di ghiaccio tutt’attorno a Fukushima per impedire che l’acqua fortemente radioattiva presente nella falda continui a raggiungere l’adiacente oceano Pacifico. La Tepco – la società proprietaria della centrale nucleare con tre reattori in meltdown dal marzo 2011 – sta invano tentando da due mesi di congelare l’acqua radioattiva presente nelle condutture sotto i reattori. La tecnica è analoga, lo scopo è identico. Ma per quanto si faccia, l’acqua non diventa ghiaccio.


i tubi di fukushima non gelano

Il grande muro di ghiaccio attorno a Fukushima ed il congelamento (meglio: il tentativo di congelare) l’acqua nei tubi sotto i reattori sono due operazioni distinte, seppure fra loro sorelle. L’immagine a fianco è tratta da un video con cui la testata nipponica in lingua inglese Nhk fa il punto della situazione relativa ai tubi del reattore 2: in aprile la Tepco ha cominciato a versarvi dentro soluzioni chimiche e a praticare la refrigerazione. Aquest’ora l’acqua avrebbe dovuto essere ormai completamente ghiacciata. Invece non lo è. La Tepco vorrebbe anche congelare un tubo che corre attorno al reattore 3. Si stima che complessivamente i due tunnel contengano 11.000 tonnellate di acqua radioattiva.
Per quale motivo l’acqua di Fukushima non diventa ghiaccio? Nhk riferisce che secondo la Tepco forse degli ostacoli fisici impediscono alla refrigerazione di raggiungere l’intero volume di acqua su cui cui essa dovrebbe agire. Il britannico Guardian aggiunge che l’acqua non gela anche se viene teoricamente raffreddata a -30°C. L’agenzia di stampa Reuters riporta un’altra eventualità prospettata dalla Tepco: il congelamento non avviene a causa delle fluttuazioni del livello dell’acqua nei tubi.

Fonte

IXS Enterprise: NASA e la propulsione a curvatura

Un team della NASA sta studiando complessi modelli per capire se un'astronave potrà mai viaggiare a velocità superiori rispetto a quella della luce

http://2.bp.blogspot.com/-sWyGHDpoAeE/U2bYsNFJzxI/AAAAAAAADvg/9Iq47QiW6BI/s1600/motore-curvatura-alcubierre.jpg

Automobili che guidano da sole, veicoli in grado di muoversi sollevate da terra come le hover car, dispositivi con i quali interagire semplicemente parlando. Spesso le evoluzioni tecnologiche prendono ispirazione dalla fantascienza, per rendere reale ciò che solo fino a qualche decennio prima era da considerarsi una prerogativa di romanzi e film sci-fi. Potrebbe accadere anche con la nave stellare di Star Trek, se un ambizioso progetto della NASA dovesse rivelarsi fattibile.
Harold White, a capo del team Advanced Propulsion dell’agenzia spaziale americana, in collaborazione con l’artista Mark Rademaker, ha presentato IXS Enterprise (nome in codice IXS-110). Si tratta di un concept che mostra come potrebbe essere una navicella in grado di viaggiare ad una velocità maggiore rispetto a quella della luce. In altre parole, un mezzo per l’esplorazione dello spazio basato sul warp drive, ovvero la propulsione a curvatura utilizzata come espediente narrativo per le avventure del capitano Kirk e del suo equipaggio. È possibile dare un’occhiata alla galleria di immagini (non riproducibili qui per motivi legati al copyright) sulle pagine di Flickr. Utilizzare il condizionale è comunque d’obbligo: non ci si illuda di poter intraprendere viaggi interstellari a breve. Tutto è ancora in una fase prettamente teorica, con lo studio di complessi modelli matematici finalizzati a comprendere l’eventuale possibilità di creare nella realtà una bolla di curvatura stabile. Ricerche di questo tipo potrebbero però spalancare le porte all’avvento di innovazioni come l’incremento della velocità alla quale spostarsi al di fuori dell’orbita terrestre. Ipotizzando di poter raggiungere anche solo lo 0,1% della velocità della luce, la colonizzazione della Luna e di Marte diventerebbero imprese molto più alla portata dell’uomo. L’1% consentirebbe invece di raggiungere qualsiasi punto del sistema solare in breve tempo. Il progetto di White e Rademaker ha però anche un altro scopo: quello di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle ricerche della NASA, facendo immaginare scenari familiari alle persone prendendo spunto proprio dalla fantasia collettiva. In questo caso, l’obiettivo può considerarsi già raggiunto.

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Commento di Oliviero Mannucci: Aaahhh che soddisfazione questa notizia! Essendo stato alla NASA un paio di anni fa, ed avendo un amico carissimo che lavora lì a progetti avanzatissimi del quale naturalmente non posso fare il nome, ero a conoscenza di quanto stava accadendo e ne ho parlato anche su questo blog, ma anche in qualche forum dove albergano i soliti scientisti da quattro soldi che credono solo a ciò che vedono, e quindi solo a quello che i loro sensi e intelligenza limitata gli permettono di percepire. Sono stato preso in giro, quando ho accennato che alla NASA stavano lavorando a questo progetto, ma alla fine i fatti mi danno ragione. Quindi ribadisco il concetto, se noi arriveremo ad avere questa tecnologia da qui a poco tempo, perchè "altri" non dovrebbero già possederla e utilizzarla anche per arrivare sulla Terra?  L'ultimo baluardo scientifico tanto caro a Margherita Hack e ai suoi fans crolla miserabilmente, credere nell' impossibilità di attraversare le grandi distanze interstellari appartiene oramai ad una scienza desueta, come quando si credeva che la Terra fosse al centro dell'universo. Un consiglio, aprite la mente, ragionate con il vostro cervello e non parlate per partito preso se non sapete veramente quello che state dicendo. Nelle antiche scritture Vediche, più di 5000 anni fa, si parlava già di queste cose. Tanti auguri cari scettici del cavolo!

PS: I tempi sono sempre più maturi

La NASA pubblica immagine inedite dei suoi aerei sperimentali



Il centro di ricerca della Nasa Neil A. Armstrong Flight ha pubblicato delle immagini inedite di due aerei sperimentali risalenti agli anni ’40. Decisamente affascinanti.

nasa


Con esse potete fare la lieta conoscenza di due aerei, i modelli Douglas D-558-II Skyrocket e l’aereo X-15 space plane. All’epoca, il Neil A. Armstrong Flight Research Center, come è stato ribattezzato di recente era uno stabilimento controllato dal comitato consultivo nazionale dell’aeronautica, il predecessore della NASA.

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Daprima conosciuto come National Advisory Committee for Aeronautics Muroc Flight Test Unit, il DFRC è stato conosciuto anche con il nome di High-Speed Flight Research Station (1949) e di High-Speed Flight Station (1954). Il 26 mars 1976 è stato intitolato a Hugh L. Dryden, un ingegnere aeronautico che, al momento della sua morte, en 1965, era direttore aggiunto della NASA.

Fonte

LA NASA svela Orion, la navicella che porterà gli uomini su Marte

http://www.astronautica.us/nasa_orion_part_scheme_2013.jpg

Milano (TMNews) - La Nasa ha svelato Orion, la navicella che segnerà il futuro dell'esplorazione spaziale e porterà gli astronauti oltre l'orbita terrestre fino a confini finora mai superati. "Dietro di me ma davanti a voi si trova la prova tangibile della nostra prossima missione verso Marte - ha dichiarato il direttore della Nasa Charles Bolden - la navicella Orion viaggerà nello spazio più lontano di quanto si sia mai andati negli ultimi 40 anni".Orion è in fase di assemblamento allo Space Kennedy center di Cape Canaveral, in Florida, in attesa del primo test a dicembre 2014 quando effettuerà un volo senza equipaggio in cui verranno messi alla prova tutti i sistemi. Un altro test verrà effettuato nel 2017 mentre per il primo lancio con equipaggio bisognerà aspettare il 2021.

Verso telescopio ottico più grande del mondo

In Cile iniziati lavori per ospitarlo

http://www.focus.it/Allegati/2012/6/e-elt-4_2008_702087.jpg

 Al via la costruzione del più grande telescopio ottico/infrarosso al mondo: ieri parte della cima del Cerro Armazones, un picco di tremila metri che si trova nel nord del Cile, a 130 km da Antofagasta, è stata fatta brillare per livellarne la sommità in preparazione della realizzazione dell'E-ELT (European Extremely Large Telescope) dell'Eso (European Southern Observatory). Come spiega lo stesso Eso in una nota, a dare il via ai brillamenti è stato il viceministro cileno dei Beni Nazionali, Jorge Maldonado.

Durante la cerimonia, la compagnia cilena Icafal Ingenieria y Construccion S.A. ha fatto saltare parte della cima del Cerro Armazones, facendo a pezzi circa 5000 metri cubi di roccia. Ma questa è solo una parte dell'elaborato processo che darà una nuova forma alla montagna, per poter ospitare il telescopio da 39 metri e la sua enorme cupola. Complessivamente verranno rimossi 220mila metri cubi di terra per far posto alla piattaforma dell'E-ELT da 100 per 300 metri.

I lavori di ingegneria civile sul Cerro Armazones sono iniziati nel marzo 2014 e dovrebbero terminare entro 16 mesi, dopo aver realizzato la posa e la manutenzione di una strada asfaltata, la costruzione della piattaforma sulla sommità e la costruzione di un condotto di servizio fino alla cima. La prima luce dell'E-ELT è prevista per il 2024, quando inizierà ad affrontare tra le più grandi sfide astronomiche del nostro tempo. Il gigantesco telescopio permetterà l'esplorazione di regioni ancora inesplorate dell'Universo e sarà il ''più grande occhio del mondo rivolto al cielo''.


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La deriva dell’industria farmaceutica: I farmaci che non guariscono dalle malattie

- di Enzo Pennetta -

Un farmaco che non guarisce dalle malattie può sembrare un’idea assurda, è invece la più "razionale" dal punto di vista del marketing. Un sistema integrato con il “trattamento” dei malati gravi con l’eutanasia e i test genetici prenatali

 http://www.morasta.it/wp-content/uploads/2014/06/farmaci-1.jpg



C’è qualcosa che non va nell’industria farmaceutica se è possibile leggere notizie come quella apparsa  il 26 Maggio scorso sul Corriere della Sera con il titolo “Trovato farmaco per grave malattia Ma nessuno lo produce“, la vicenda è così riassumibile:

     Dopo anni di studi, i ricercatori dell’IFOM di Milano hanno identificato e descritto la causa di una gravissima malattia genetica, principale causa di emorragia cerebrale nei bambini sotto i 10 anni e hanno scoperto che un vecchio farmaco, fuori brevetto, potrebbe curarla…

    In Italia ci sarebbero quindi circa 300 mila casi di CCM. Colpisce nel 25-30% dei casi bambini e ragazzi sotto i 20 anni, nel 60% adulti tra 20 e 40 anni, e per il 10-15% gli ultra-quarantenni. Ad oggi l’unica terapia possibile è la chirurgia che però spesso è impraticabile perché pericolosa, in quanto il bisturi può facilmente danneggiare le parti sane del cervello…

    Il farmaco però, da tempo fuori brevetto, non è più prodotto e nessuna casa farmaceutica, nemmeno quella che lo produsse per prima, è disposta a rimetterlo in commercio, perché lo giudica poco remunerativo. Dejana e i suoi colleghi, anche sulla spinta emotiva trasmessa loro dai genitori dei piccoli malati, sono da tempo alla ricerca di una soluzione, senza poterla trovare. «È un peccato – commenta sconsolata Dejana – perché, una volta tanto, eravamo riusciti a trovare un farmaco in gran parte già sperimentato, quasi pronto per l’utilizzo, ma nessuno vuole produrlo, bloccando ogni possibilità di trattamento dei pazienti colpiti da questa gravissima malattia»

Siamo quindi davanti al un caso di un farmaco che potrebbe curare circa 300.000 pazienti solo in Italia ma che nessuno vuole produrre perché “poco remunerativo”. Il problema non è però circoscritto al caso della CCM ma è ben più ampio ed è ad esempio all’origine del nuovo allarme sulla diminuita efficienza degli antibiotici (vedi Corriere della Sera del 30 Aprile 2014 “I super-batteri devastanti Vecchie infezioni tornano a uccidere“). Che alla base della diminuita capacità degli antibiotici ci fosse la rinuncia delle industrie farmaceutiche ad investire nella ricerca era stato già detto  nel Dicembre del 2011 sempre sul Corriere nell’articolo “Così un batterio cancellerà la specie umana“:

batteri vinceranno1

L’affermazione è importante e va evidenziata: “Di infezione o si guarisce o si muore e così la cura è per poco, i farmaci per la pressione alta o il colesterolo invece si prendono per tutta la vita e rendono molto di più.” In poche parole la logica del profitto è chiara:

Conviene investire in malattie non mortali e dalle quali non si guarisce.

Non sarà quindi ritenuta remunerativa neanche la ricerca di cure per le malattie genetiche che possono essere diagnosticate entro il terzo mese di gravidanza e affrontate ricorrendo all’aborto. Riguardo questo tipo di patologie la tendenza è data dalla diagnosi prenatale mediante amniocentesi che consente di individuare la presenza della trisomia 21 (sindrome di Down), i dati in tal senso indicano una riduzione delle nascite di bambini Down proprio per via del ricorso all’aborto, nel 2009 si è calcolato che i bambini abortiti perché affetti dalla sindrome di Down siano stati  1.118:

dati aborti down

.

Se la stessa tendenza dovesse affermarsi per altre patologie di origine genetica non sarebbe un buon investimento quello nella ricerca di cure che verrebbero sempre meno richieste. Nel gennaio 2014 sul New England Journal of Medicine è apparso un articolo che tratta proprio della possibilità di ottenere una sequenza completa del genoma entro i tre mesi di gravidanza, ma nel caso di ricorso alla fecondazione assistita eterologa sarà possibile escludere ancor prima della scelta del donatore la presenza di determinate patologie, il servizio è offerto dalla società Gene Peeks per un costo contenuto in circa 1.500 Euro.

gene peeks

.

Le malattie genetiche secondo questa visione dovrebbero restare un retaggio delle classi povere che non potranno permettersi l’analisi genetica fetale (o ancor più, embrionale) o la fecondazione eterologa.

Se dunque c’è da aspettarsi uno stop dello studio e della produzione di farmaci per le malattie di origine genetica, le cose non sembrano andare diversamente per altre patologie gravi e quelle proprie dell’età avanzata in quanto la tendenza sarà quella di non inserirle tra quelle fornite dai servizi sanitari per motivi di costo (o di non produrle come nel caso degli antibiotici). Al riguardo è stato espresso un parere significativo dal Ministro delle Finanze giapponese Taro Aso nel gennaio 2013: “Let elderly people ‘hurry up and die’, says Japanese minister“. Nella stessa direzione vanno i recenti orientamenti in Belgio dove nel Febbraio 2014 sul Journal of Critical Care è apparso l’articolo ““Piece” of mind: End of life in the intensive care unit Statement of the Belgian Society of Intensive Care Medicine” nel quale si sostiene la necessità dell’eutanasia per i pazienti in terapia intensiva anche in assenza di autorizzazione esplicita. Ancora oltre si spinge la proposta formulata nel maggio scorso dalla società svizzera EXIT di estendere il suicidio assistito alle persone anziane, anche non malate, che ne facciano richiesta.

Con il termine “farmaco”, che in greco significa anche “veleno”, si intende una sostanza impiegata al fine di ripristinare in primo luogo lo stato di salute del paziente e in secondo luogo di alleviare o eliminare i sintomi di una malattia. Con lo spostamento della centralità dell’azione dall’Uomo al profitto il farmaco è diventato in primo luogo un investimento da far fruttare il più possibile, ilfarmaco che non guarisce è dunque una conseguenza del tutto logica e consequenziale di fronte alla quale non è consentito formulare giudizi di “assurdità”.

Ed è proprio la logicità del fenomeno a far porre l’attenzione sull’impostazione socio economica che ne è all’origine, quel liberismo che trova le sue origini nella teoria della “mano invisibile” del mercato di Adam Smith secondo la quale lasciando liberi i diversi soggetti di perseguire il proprio vantaggio personale si ottiene come conseguenza il vantaggio generale.

La deriva dell’industria farmaceutica è dunque tale nel senso più stretto del termine, si tratta della direzione verso la quale si dirige spontaneamente qualcosa spinta da una corrente, e la corrente in questo caso è il liberismo economico al quale anche le leggi si adegueranno in quanto ispirate alle stesse idee. L’unica possibilità per tornare a porre al centro della ricerca e dell’industria farmaceutica i farmaci che guariscono è quella di operare una mutazione della visione antropologica, una mutazione che ponga l’Uomo al centro, come fine e non come strumento.

Si tratta in ultima analisi di ridefinire quale sia “Il posto dell’uomo nella natura”.


Fonte

- di Enzo Pennetta - 
Un farmaco che non guarisce dalle malattie può sembrare un’idea assurda, è invece la più razionale dal punto di vista del marketing.
Un sistema integrato con il “trattamento” dei malati gravi con l’eutanasia e i test genetici prenatali.

C’è qualcosa che non va nell’industria farmaceutica se è possibile leggere notizie come quella apparsa  il 26 Maggio scorso sul Corriere della Sera con il titolo “Trovato farmaco per grave malattia Ma nessuno lo produce“, la vicenda è così riassumibile:
 Dopo anni di studi, i ricercatori dell’IFOM di Milano hanno identificato e descritto la causa di una gravissima malattia genetica, principale causa di emorragia cerebrale nei bambini sotto i 10 anni e hanno scoperto che un vecchio farmaco, fuori brevetto, potrebbe curarla… 
In Italia ci sarebbero quindi circa 300 mila casi di CCM. Colpisce nel 25-30% dei casi bambini e ragazzi sotto i 20 anni, nel 60% adulti tra 20 e 40 anni, e per il 10-15% gli ultra-quarantenni. Ad oggi l’unica terapia possibile è la chirurgia che però spesso è impraticabile perché pericolosa, in quanto il bisturi può facilmente danneggiare le parti sane del cervello…
Il farmaco però, da tempo fuori brevetto, non è più prodotto e nessuna casa farmaceutica, nemmeno quella che lo produsse per prima, è disposta a rimetterlo in commercio, perché lo giudica poco remunerativo. Dejana e i suoi colleghi, anche sulla spinta emotiva trasmessa loro dai genitori dei piccoli malati, sono da tempo alla ricerca di una soluzione, senza poterla trovare. «È un peccato – commenta sconsolata Dejana – perché, una volta tanto, eravamo riusciti a trovare un farmaco in gran parte già sperimentato, quasi pronto per l’utilizzo, ma nessuno vuole produrlo, bloccando ogni possibilità di trattamento dei pazienti colpiti da questa gravissima malattia»
Siamo quindi davanti al un caso di un farmaco che potrebbe curare circa 300.000 pazienti solo in Italia ma che nessuno vuole produrre perché “poco remunerativo”. Il problema non è però circoscritto al caso della CCM ma è ben più ampio ed è ad esempio all’origine del nuovo allarme sulla diminuita efficienza degli antibiotici (vedi Corriere della Sera del 30 Aprile 2014 “I super-batteri devastanti Vecchie infezioni tornano a uccidere“). Che alla base della diminuita capacità degli antibiotici ci fosse la rinuncia delle industrie farmaceutiche ad investire nella ricerca era stato già detto  nel Dicembre del 2011 sempre sul Corriere nell’articolo “Così un batterio cancellerà la specie umana“:
batteri vinceranno1
L’affermazione è importante e va evidenziata: “Di infezione o si guarisce o si muore e così la cura è per poco, i farmaci per la pressione alta o il colesterolo invece si prendono per tutta la vita e rendono molto di più.” In poche parole la logica del profitto è chiara:
Conviene investire in malattie non mortali e dalle quali non si guarisce.
Non sarà quindi ritenuta remunerativa neanche la ricerca di cure per le malattie genetiche che possono essere diagnosticate entro il terzo mese di gravidanza e affrontate ricorrendo all’aborto. Riguardo questo tipo di patologie la tendenza è data dalla diagnosi prenatale mediante amniocentesi che consente di individuare la presenza della trisomia 21 (sindrome di Down), i dati in tal senso indicano una riduzione delle nascite di bambini Down proprio per via del ricorso all’aborto, nel 2009 si è calcolato che i bambini abortiti perché affetti dalla sindrome di Down siano stati  1.118:
dati aborti down
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Se la stessa tendenza dovesse affermarsi per altre patologie di origine genetica non sarebbe un buon investimento quello nella ricerca di cure che verrebbero sempre meno richieste. Nel gennaio 2014 sul New England Journal of Medicine è apparso un articolo che tratta proprio della possibilità di ottenere una sequenza completa del genoma entro i tre mesi di gravidanza, ma nel caso di ricorso alla fecondazione assistita eterologa sarà possibile escludere ancor prima della scelta del donatore la presenza di determinate patologie, il servizio è offerto dalla società Gene Peeks per un costo contenuto in circa 1.500 Euro.
gene peeks
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Le malattie genetiche secondo questa visione dovrebbero restare un retaggio delle classi povere che non potranno permettersi l’analisi genetica fetale (o ancor più, embrionale) o la fecondazione eterologa.
Se dunque c’è da aspettarsi uno stop dello studio e della produzione di farmaci per le malattie di origine genetica, le cose non sembrano andare diversamente per altre patologie gravi e quelle proprie dell’età avanzata in quanto la tendenza sarà quella di non inserirle tra quelle fornite dai servizi sanitari per motivi di costo (o di non produrle come nel caso degli antibiotici). Al riguardo è stato espresso un parere significativo dal Ministro delle Finanze giapponese Taro Aso nel gennaio 2013: “Let elderly people ‘hurry up and die’, says Japanese minister“. Nella stessa direzione vanno i recenti orientamenti in Belgio dove nel Febbraio 2014 sul Journal of Critical Care è apparso l’articolo ““Piece” of mind: End of life in the intensive care unit Statement of the Belgian Society of Intensive Care Medicine” nel quale si sostiene la necessità dell’eutanasia per i pazienti in terapia intensiva anche in assenza di autorizzazione esplicita. Ancora oltre si spinge la proposta formulata nel maggio scorso dalla società svizzera EXIT di estendere il suicidio assistito alle persone anziane, anche non malate, che ne facciano richiesta.
Con il termine “farmaco”, che in greco significa anche “veleno”, si intende una sostanza impiegata al fine di ripristinare in primo luogo lo stato di salute del paziente e in secondo luogo di alleviare o eliminare i sintomi di una malattia. Con lo spostamento della centralità dell’azione dall’Uomo al profitto il farmaco è diventato in primo luogo un investimento da far fruttare il più possibileilfarmaco che non guarisce è dunque una conseguenza del tutto logica e consequenziale di fronte alla quale non è consentito formulare giudizi di “assurdità”.
Ed è proprio la logicità del fenomeno a far porre l’attenzione sull’impostazione socio economica che ne è all’origine, quel liberismo che trova le sue origini nella teoria della “mano invisibile” del mercato di Adam Smith secondo la quale lasciando liberi i diversi soggetti di perseguire il proprio vantaggio personale si ottiene come conseguenza il vantaggio generale.
La deriva dell’industria farmaceutica è dunque tale nel senso più stretto del termine, si tratta della direzione verso la quale si dirige spontaneamente qualcosa spinta da una corrente, e la corrente in questo caso è il liberismo economico al quale anche le leggi si adegueranno in quanto ispirate alle stesse idee. L’unica possibilità per tornare a porre al centro della ricerca e dell’industria farmaceutica i farmaci che guariscono è quella di operare una mutazione della visione antropologica, una mutazione che ponga l’Uomo al centro, come fine e non come strumento.
Si tratta in ultima analisi di ridefinire quale sia “Il posto dell’uomo nella natura”.
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- di Enzo Pennetta - 
Un farmaco che non guarisce dalle malattie può sembrare un’idea assurda, è invece la più razionale dal punto di vista del marketing.
Un sistema integrato con il “trattamento” dei malati gravi con l’eutanasia e i test genetici prenatali.

C’è qualcosa che non va nell’industria farmaceutica se è possibile leggere notizie come quella apparsa  il 26 Maggio scorso sul Corriere della Sera con il titolo “Trovato farmaco per grave malattia Ma nessuno lo produce“, la vicenda è così riassumibile:
 Dopo anni di studi, i ricercatori dell’IFOM di Milano hanno identificato e descritto la causa di una gravissima malattia genetica, principale causa di emorragia cerebrale nei bambini sotto i 10 anni e hanno scoperto che un vecchio farmaco, fuori brevetto, potrebbe curarla… 
In Italia ci sarebbero quindi circa 300 mila casi di CCM. Colpisce nel 25-30% dei casi bambini e ragazzi sotto i 20 anni, nel 60% adulti tra 20 e 40 anni, e per il 10-15% gli ultra-quarantenni. Ad oggi l’unica terapia possibile è la chirurgia che però spesso è impraticabile perché pericolosa, in quanto il bisturi può facilmente danneggiare le parti sane del cervello…
Il farmaco però, da tempo fuori brevetto, non è più prodotto e nessuna casa farmaceutica, nemmeno quella che lo produsse per prima, è disposta a rimetterlo in commercio, perché lo giudica poco remunerativo. Dejana e i suoi colleghi, anche sulla spinta emotiva trasmessa loro dai genitori dei piccoli malati, sono da tempo alla ricerca di una soluzione, senza poterla trovare. «È un peccato – commenta sconsolata Dejana – perché, una volta tanto, eravamo riusciti a trovare un farmaco in gran parte già sperimentato, quasi pronto per l’utilizzo, ma nessuno vuole produrlo, bloccando ogni possibilità di trattamento dei pazienti colpiti da questa gravissima malattia»
Siamo quindi davanti al un caso di un farmaco che potrebbe curare circa 300.000 pazienti solo in Italia ma che nessuno vuole produrre perché “poco remunerativo”. Il problema non è però circoscritto al caso della CCM ma è ben più ampio ed è ad esempio all’origine del nuovo allarme sulla diminuita efficienza degli antibiotici (vedi Corriere della Sera del 30 Aprile 2014 “I super-batteri devastanti Vecchie infezioni tornano a uccidere“). Che alla base della diminuita capacità degli antibiotici ci fosse la rinuncia delle industrie farmaceutiche ad investire nella ricerca era stato già detto  nel Dicembre del 2011 sempre sul Corriere nell’articolo “Così un batterio cancellerà la specie umana“:
batteri vinceranno1
L’affermazione è importante e va evidenziata: “Di infezione o si guarisce o si muore e così la cura è per poco, i farmaci per la pressione alta o il colesterolo invece si prendono per tutta la vita e rendono molto di più.” In poche parole la logica del profitto è chiara:
Conviene investire in malattie non mortali e dalle quali non si guarisce.
Non sarà quindi ritenuta remunerativa neanche la ricerca di cure per le malattie genetiche che possono essere diagnosticate entro il terzo mese di gravidanza e affrontate ricorrendo all’aborto. Riguardo questo tipo di patologie la tendenza è data dalla diagnosi prenatale mediante amniocentesi che consente di individuare la presenza della trisomia 21 (sindrome di Down), i dati in tal senso indicano una riduzione delle nascite di bambini Down proprio per via del ricorso all’aborto, nel 2009 si è calcolato che i bambini abortiti perché affetti dalla sindrome di Down siano stati  1.118:
dati aborti down
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Se la stessa tendenza dovesse affermarsi per altre patologie di origine genetica non sarebbe un buon investimento quello nella ricerca di cure che verrebbero sempre meno richieste. Nel gennaio 2014 sul New England Journal of Medicine è apparso un articolo che tratta proprio della possibilità di ottenere una sequenza completa del genoma entro i tre mesi di gravidanza, ma nel caso di ricorso alla fecondazione assistita eterologa sarà possibile escludere ancor prima della scelta del donatore la presenza di determinate patologie, il servizio è offerto dalla società Gene Peeks per un costo contenuto in circa 1.500 Euro.
gene peeks
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Le malattie genetiche secondo questa visione dovrebbero restare un retaggio delle classi povere che non potranno permettersi l’analisi genetica fetale (o ancor più, embrionale) o la fecondazione eterologa.
Se dunque c’è da aspettarsi uno stop dello studio e della produzione di farmaci per le malattie di origine genetica, le cose non sembrano andare diversamente per altre patologie gravi e quelle proprie dell’età avanzata in quanto la tendenza sarà quella di non inserirle tra quelle fornite dai servizi sanitari per motivi di costo (o di non produrle come nel caso degli antibiotici). Al riguardo è stato espresso un parere significativo dal Ministro delle Finanze giapponese Taro Aso nel gennaio 2013: “Let elderly people ‘hurry up and die’, says Japanese minister“. Nella stessa direzione vanno i recenti orientamenti in Belgio dove nel Febbraio 2014 sul Journal of Critical Care è apparso l’articolo ““Piece” of mind: End of life in the intensive care unit Statement of the Belgian Society of Intensive Care Medicine” nel quale si sostiene la necessità dell’eutanasia per i pazienti in terapia intensiva anche in assenza di autorizzazione esplicita. Ancora oltre si spinge la proposta formulata nel maggio scorso dalla società svizzera EXIT di estendere il suicidio assistito alle persone anziane, anche non malate, che ne facciano richiesta.
Con il termine “farmaco”, che in greco significa anche “veleno”, si intende una sostanza impiegata al fine di ripristinare in primo luogo lo stato di salute del paziente e in secondo luogo di alleviare o eliminare i sintomi di una malattia. Con lo spostamento della centralità dell’azione dall’Uomo al profitto il farmaco è diventato in primo luogo un investimento da far fruttare il più possibileilfarmaco che non guarisce è dunque una conseguenza del tutto logica e consequenziale di fronte alla quale non è consentito formulare giudizi di “assurdità”.
Ed è proprio la logicità del fenomeno a far porre l’attenzione sull’impostazione socio economica che ne è all’origine, quel liberismo che trova le sue origini nella teoria della “mano invisibile” del mercato di Adam Smith secondo la quale lasciando liberi i diversi soggetti di perseguire il proprio vantaggio personale si ottiene come conseguenza il vantaggio generale.
La deriva dell’industria farmaceutica è dunque tale nel senso più stretto del termine, si tratta della direzione verso la quale si dirige spontaneamente qualcosa spinta da una corrente, e la corrente in questo caso è il liberismo economico al quale anche le leggi si adegueranno in quanto ispirate alle stesse idee. L’unica possibilità per tornare a porre al centro della ricerca e dell’industria farmaceutica i farmaci che guariscono è quella di operare una mutazione della visione antropologica, una mutazione che ponga l’Uomo al centro, come fine e non come strumento.
Si tratta in ultima analisi di ridefinire quale sia “Il posto dell’uomo nella natura”.
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UFO e alieni: ex cosmonauta intende divulgare le verità nascoste sugli extraterrestri


La cosmonauta Russa Marina Popovich, di 82 anni, detentrice di oltre 100 Guinness World Record, ha intenzione di fare un passo che potrebbe gettare nuova luce sul mistero correlato agli extraterrestri: prevede infatti di recarsi negli Stati Uniti per divulgare la verità su UFO ed ET, rivelando così tutto quanto è stato nascosto al pubblico da parte del governo statunitense per oltre 60 anni.

 http://4.bp.blogspot.com/-ozo4VDNN_BE/UWhqpg41YfI/AAAAAAAAACk/yNBLrsuhiwI/s1600/Popovich.jpg
Ad accompagnarla saranno i colleghi di Marina Popovich, astronauti statunitensi, affinché si possa discutere sul caso, chiedendo agli Stati Uniti d’America di poter esporre e discutere di tali questioni in pubblico.
La cosmonauta ha affermato che proverà a convincere in ogni modo il governo degli Stati Uniti ed il Congresso al fine di rivelare e chiarire una volta e per tutte la verità su UFO ed extraterrestri.
Marina Popovich ha recentemente accettato un’intervista (il 23 maggio del 2014) con Alfred Lambremont Webre di Exopolitics, in cui ha raccontato delle sue esperienze uniche in merito all’ignoto.



Gaetano Bellissima