Ancora una volta gli astronomi dimostrano che l’intelligenza artificiale si accoppia benissimo con il loro campo di studio e che è questione solo di anni prima che i software facciano molti dei lavori “estenuanti” che oggi sono realizzati ancora da esseri umani.
L'utilizzo dei nuovi algoritmi di intelligenza artificiale per
individuare galassie di una determinata forma si è rivelato molto
efficiente (credito: NAOJ/HSC-SSP)
Parliamo, per esempio, del rintracciare oggetti interessanti in immagini cosmiche a risoluzioni molto alte e questo senza parlare dei database di dati da rovistare per trovare cose interessanti che si fanno sempre più grandi.
Un team di ricercatori dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del
Giappone (NAOJ) ha usato una particolare tecnica di intelligenza
artificiale, il cosiddetto “deep learning”, per trovare e classificare
un tipo di galassia in un vasto database di immagini ottenute dal
telescopio Subaru.
Il software, programmato per trovare galassie spirali, è riuscito a
trovarne e a classificarne fino a 80.000. Se effettuato da un essere
umano, un compito del genere avrebbe portato via tantissimo tempo.
Negli
ultimi anni gli algoritmi di elaborazione automatizzata per estrarre
dati tramite la tecnica del deep learning sono migliorati tantissimo
tanto che oggi non è banale dire che superano gli umani in termini di
precisione, efficienza e velocità.
L’idea di classificare immagini automaticamente utilizzando un software è
venuta all’astronomo Ken-ichi Tadaki che si è chiesto: “se oggi
l’intelligenza artificiale può individuare cani e gatti in milioni di
immagini, perché non potrebbe individuare particolari tipi di galassie
nelle immagini cosmiche?”
E così ha provato a dare in pasto vari
dati di addestramento all’algoritmo per fargli capire qual era la
differenza tra una galassia non a spirale e una a spirale. Dopo questa
fase di addestramento l’algoritmo ha mostrato di poter classificare con
un ottimo livello di successo le morfologie delle galassie con una
precisione del 97,5%.
Considerando che, soprattutto nei prossimi anni, i telescopi, spaziali e
non, raccoglieranno sempre più dati e scatteranno sempre più immagini,
con miliardi di galassie o oggetti vari da esaminare, il ricorso ai computer all’intelligenza artificiale risulterà pressoché obbligatorio.
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