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Thursday, September 14, 2017

Il Rigoletto/ Shiva e la fisica quantistica in un libro


  Questo saggio analizza i testi della letteratura sanscrita, i Puràna, mostrando in essi la presenza delle maggiori conoscenze scientifiche moderne. Ciò sta a testimoniare la realtà di civiltà avanzate, antichissime, smascherando cosi un paradigma storico-culturale colonialista ed eurocentrico, ancora dominante.
Le civiltà tradizionali non erano arretrate in nulla, è la società moderna che ha perso il mito, la conoscenza del sacro, del divino... in nome di uno scientismo dogmatico, sempre più insostenibile.
Questo testo invita dunque a recuperare una cultura integrale dove spiritualità e scienza si alimentano a vicenda.

L'AUTORE

saggezza di shiva
La copertina del libro
Valentino Bellucci (Weinheim 1975) ha insegnato presso le università di Macerata e Urbino. Attualmente è docente di Storia e Filosofìa nei licei italiani. Si dedica da anni allo studio della cultura vedica e ha pubblicato un saggio sulla mistica indiana più esoterica: lo yoga devozionale indiano. Il Vaishnavismo (Xenia 2011). Ha al suo attivo importanti saggi e articoli di filosofìa e orientalistica. Inoltre si dedica al Bhakti-yoga all'interno della millenaria tradizione spirituale di Maestri qualificati (brahma-madhva-gaudya-sampradaya). Dipinge e si dedica alla poesia. Il suo operato ha lo scopo principale di divulgare una tradizione spirituale e scientifica in grado di fornire alla società occidentalizzata gli strumenti per risolvere alla radice i suoi mali sociali e psicologici.


CONCLUSIONI
«La mattina bagno il mio intelletto nella stupenda e cosmogonica Filosofia della Bhagavad-Gita, dalla cui composizione sono passati anni degli dei, e in confronto alla quale il nostro mondo moderno e la sua letteratura sembrano piccoli e volgari; e io credo che quella filosofia debba riferirsi a un precedente stato di esistenza, tanto remota dalle nostre concezioni e la sua spirituale elevazione».

Henry David Thoreau


 La citazione del grande scrittore Thoreau va ad unirsi alle dichiarazioni di Gandhi, Schopenhauer, Steiner, Humboldt, Kant e di tutti quei protagonisti geniali che hanno ricono­sciuto nei testi vedici un valore filosofico e spirituale decisamente superiore. Eppure tale ricchezza resta qualcosa di distante dalla cul­tura delle persone e fatica ad entrare nella conoscenza scolastica del­l'umanità. È vero che tali testi, tra cui la Bhagavad-Gita, non sono di facile accesso e richiedono già un certo grado di consapevolezza; ma ciò non dovrebbe scoraggiare l'autentico uomo di cultura, anzi, la divulgazione sempre più precisa e scientifica della cultura vedica costituisce un compito supremo per il futuro della condizione uma­na. Occorre però combattere i paradigmi superati e fuorvianti. Og­gi diversi scienziati si pongono il problema, inutile, di come accor­gersi se sono riusciti o meno a costruire una macchina cosciente! Ab­biamo già visto che, fortunatamente, altri fisici, come Penrose, con­siderano ciò impossibile, dato che ritenere la coscienza come un pro­dotto della materia e un'ipotesi del tutto metafisica, una metafisica con­futata dalle ultime scoperte nel cameo quantistico. La vera domanda è: come fare perché questi scienziati si accorgano di seguire un'ideologia materialistica e non una rea­le posizione scientifica?
Come riconosceva Teilhard de Chardin: "Non possiamo aspettarci alcun Progresso decisivo nelle nostre concezioni del Mondo animato fintantoché, fermandoci alla scala cellulare, non saremo capaci di emergere al di sopra dei viventi per vedere la Vita.  Questa percezione richiede — lo so per esperienza personale — una qualità ed un'educazione speciali dello sguardo."  Ma questa educazione dello sguardo va ben oltre gli studi specialistici in fisica, in matematica o in filosofia, essa richiede una society diversa, una society fondata su pratiche di consapevolezza, dove la scienza millenaria del Bhakti-Yoga pub fare la differenza. E con la pratica di uno Yoga autentico che la coscienza e lo sguardo si risvegliano ed iniziano a vedere ciò che ad altri sguardi, addormentati dalle ideologie, sfugge: la Bellezza infinita che ci circonda.
L’armonia del co­smo e stata violata dalla follia umana, ma si pub ancora rimediare. Intanto, lo studioso serio pub fare due cose: sforzarsi in una pratica spirituale-scientifica e demolire le posizioni dogmatiche che fanno scrivere ad alcuni: "A dire il vero sono due le storie possibili. La prima e creazionista: Dio ha creato l'uomo con un preciso scopo che implicava la capacità del­l'uomo di percepire e adorare Dio. Dimentichiamocene: lo scopo della scienza e proprio quello di evitare tesi di questo tipo. L'altra storia, che e motto più complessa e, a mio avviso, interessante, coinvolge diversi aspetti. Innanzitutto afferma che le leggi della fisica e della chimica per­mettono l'esistenza di sistemi neurali simili a calcolatori e con proprietà tipiche di un essere intelligente. In altre parole il Paesaggio Belle pos­sibili configurazioni biologiche include un piccolo numero di strutture molto speciali dotate di ciò che noi chiamiamo intelligenza." Qui viene fuori tutto l'impianto ideologico dello scienziato, im­pianto che non ha nulla di scientifico.
È vero che ci sono due possibilità cosmologiche: o c’è un progetto divino dietro alla realtà oppure c’è il caso, ma tale alternative e un'alternativa puramente reto­rica, poiché affermare che strutture complesse e intelligenti possano pro-venire dal caso e del tutto assurdo e irragionevole. E comunque la fra­se "lo scopo della scienza è di evitare tesi di questo tipo" è una frase dog­matica, poiché l'autentico ricercatore non esclude nessuna tesi ragio­nevole. La ragionevolezza della tesi divina e stata cosi espressa da due filosofi, Voltaire e Locke: "Noi abbiamo conoscenza della nostra esistenza per intuizione; dell'esi­stenza di Dio per dimostrazione, e Belle altre cose per sensazione".
Nessuno scienziato sano di mente vorrà dire che Locke, fondatore dell'empirismo filosofico, e Voltaire, genio dell'Illuminismo, erano dei fanatici poco intelligenti. Il fatto e che molti scienziati, tra cui lo stesso Susskind, credono ad una teoria che non ha più alcuna va­lenza scientifica, credono cioè al darwinismo, col quale si voleva di­mostrare che la vita era sorta per caso. Ma quando Voltaire parla di "un'arte infinita" riferendosi agli esseri viventi sta considerando la vi­ta come coscienza e non come meccanismo chimico fortuito. Abbiamo visto nei precedenti capitoli che gli ultimi studi sulla vita e sulla mente avvalorano sempre pub la visione di Voltaire. Nessuno scien­ziato e, infatti, riuscito ad imitare tale arte infinita, poiché la co­scienza non si produce con reazioni chimico-fisiche; al massimo la bio­tecnologia riesce a modificare, in peggio, i perfetti organismi viventi, alterando così pericolosamente l’eco-sistema.

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