Nel rapporto del 1947, declassificato quest’anno dall’FBI, si menzionano “dischi volanti” ed “esseri multidimensionali”. Lungo 70 pagine, il documento è stato scritto da un professore che è rimasto anonimo. Sono apparsi recentemente online dei documenti, appartenenti all’FBI, riguardanti incontri con gli alieni che sarebbero avvenuti nel 1947. Si tratta di un rapporto lungo 70 pagine e redatto da un professore universitario che, ai tempi, preferì rimanere anonimo.
I dettagli contenuti nel rapporto
Soprannominato dagli amanti del settore ‘Memorandum 6751’, questo documento menziona ‘dischi volanti’, ‘esseri multidimensionali’ e ‘raggi extra terrestri’. Il rapporto è stato declassificato proprio quest’anno, e può essere visionato nel caveau online dell’FBI.
Nel documento si legge: “Una situazione molto grave può svilupparsi in qualsiasi momento per quanto riguarda i dischi volanti. Se uno di questi deve essere attaccato, l’aereo attaccante verrà quasi certamente distrutto. Nell’opinione pubblica questo potrebbe creare panico e sospetto internazionale” e ancora “questo principio di dati riguardanti questi velivoli è ora a portata di mano e deve essere reso disponibile: non importa quanto fantastico e incomprensibile può sembrare a menti non istruite precedentemente a pensare cose di questa tipologia”.
L’autore del rapporto prosegue descrivendo i “dischi volanti”: “Una parte dei dischi trasporta le squadre, altri sono controllati a distanza. La loro missione è pacifica, ma potrebbero distruggere facilmente tutte le armi umane. I visitatori pensano di stabilirsi su questo aereo” e ha aggiunto “questi visitatori sono simili agli umani ma di dimensioni molto più grandi”.
Secondo il misterioso docente universitario, gli alieni non provengono da nessun “pianeta, come crediamo” ma da un “eterico”. Si legge, inoltre che “i dischi possiedono un tipo di energia radiante, o raggio, che disintegrerebbe facilmente qualsiasi nave attaccante. Rientrano nell’eterico quando vogliono e così semplicemente scompaiono dalla nostra visione senza lasciare traccia”.
Martina De Marco
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