Le probabilità che una razza di alieni malevoli possa raggiungere il nostro pianeta, quindi, sono veramente minime, almeno stando ai calcoli di ricercatore spagnolo
Siamo soli nell’Universo? La risposta continua a sfuggirci. E dopo 70 anni trascorsi ad ascoltare le stelle, nella speranza di intercettare i segnali inviati da qualche civiltà aliena (il progetto Seti, o Search for Extra Terrestrial Intelligence) una parte delle comunità scientifica ha deciso di prendere in mano la situazione. Nel 2022 ben due programmi di ricerca invieranno dei messaggi nello spazio, per segnalare la nostra presenza a qualunque alieno in ascolto si riveli abbastanza evoluto da ricevere e decodificare i nostri segnali radio. Non tutti però concordano sull'opportunità di queste iniziative: quanti rischi corriamo - si chiedono in molti - che gli alieni in questione si rivelino poi male intenzionati? Uno studente di dottorato spagnolo pensa di avere la risposta: secondo i suoi calcoli, nella Via Lattea possono esistere al massimo quattro civiltà aliene ostili con un livello tecnologico paragonabile al nostro, e meno di una con la tecnologia necessaria per raggiungere la Terra e conquistarla. I rischi – conclude il giovane ricercatore – sono quindi inferiori a quelli di essere distrutti da un asteroide.
I calcoli di Caballero, lo precisa lo stesso autore, vanno presi con le pinze: si basano infatti su una lunga serie di assunzioni non dimostrabili, e rappresentano quindi più un elaborato esperimento mentale che una ricerca scientifica vera e propria. Ma va bene così. Lo scopo non è infatti quello di dimostrare scientificamente quante chance abbiamo di veder spuntare uno sciame di bellicosi ufo alle porte del nostro Sistema Solare. Si tratta piuttosto – chiarisce intervistato da Vice – di un tentativo di stimolare il dibattito sui programmi Meti (Messaging Extra Terrestrial Intelligence), e fornire qualche numero su cui ragionare per tentare di mettere i rischi in prospettiva.
Non bisogna fare, d’altronde, l’errore di pensare che si tratti di elucubrazioni astruse. Scienziati serissimi considerano i pericoli fin troppo concreti. Lo stesso Stephen Hawking era un fervente avversario dei programmi Meti, ed è ricordato per aver profetizzato che: “se mai gli alieni ci visitassero, penso che il risultato sarebbe molto simile a quello della prima visita di Cristoforo Colombo in America, che non finì proprio benissimo per i nativi americani”.
Tornando a noi, i calcoli di Caballero si basano su una versione aggiornata dell’equazione di Drake, la formula matematica che tenta di stimare quanti alieni esistono nella nostra galassia considerando il numero di pianeti abitabili disponibili, e le probabilità che su di essi si sviluppi una forma di vita intelligente. Stando all’astronomo italiano Claudio Maccone, autore di una versione statistica dell’equazione di Drake pubblicata nel 2010, è possibile stimare tra le 0 e le 15.785 forme di vita intelligente nella Via Lattea, con una media approssimata di 4.590.
Per valutare le chance che qualcuna di queste riveli intenzioni malevole, Caballero ha deciso di rifarsi alla storia della nostra specie, analizzando il numero di stati che hanno invaso altre nazioni negli ultimi 50 anni, e calcolando quindi prima le probabilità medie che ha una nazione terrestre di invaderne un’altra, e poi quelle che avrebbe la nostra specie di invadere il pianeta di una civiltà aliena se, a parti inverse, fossimo noi a scoprire la loro esistenza. A questo punto, Caballero ha calcolato in che modo le probabilità di invasione sono correlate al consumo globale di energia, un parametro che definisce lo sviluppo tecnologico di una civiltà nella cosiddetta scala Kardashev. In questo modo ha ottenuto le probabilità di aggressione di una civiltà con livello tecnologico di tipo 1, cioè capace di utilizzare per intero l’energia irradiata dalla propria stella, e quindi (ipotizza il ricercatore) in grado di effettuare viaggi interstellari almeno nei sistemi stellari circostanti. Senza questa capacità – d’altronde – nessuna specie aliena potrebbe venire a disturbarci, malevola o meno che sia.
Prendendo quindi come base di partenza il numero massimo di specie aliene intelligenti che possono abitare la galassia (tanto per stare sicuri), Caballero ha completato i suoi calcoli: nella Via Lattea esistono 0,22 civiltà di tipo 1 che potrebbero invadere il nostro pianeta. Considerando anche le specie con una tecnologia paragonabile alla nostra (cioè ancora di tipo 0), il numero di civiltà malevole sale a 4,42, ma ricordiamoci che nessuno di questi alieni cattivi di tipo 0 avrebbe i mezzi per causare problemi sulla Terra.
Secondo i calcoli di Caballero, per ogni pianeta abitabile della galassia verso cui inviamo un messaggio, le probabilità che questo provochi una reazione ostile sono quindi inferiori di ben due ordini di grandezza rispetto a quelle che ha la Terra di essere colpita da un asteroide delle dimensioni di quello che provocò l’estinzione dei dinosauri. Le chance quindi sono veramente minime, ma visto che la posta in gioco è la sopravvivenza dell’intera specie umana la risposta non è scontata: il gioco vale davvero la candela?
Simone Valesini
Commento di Oliviero Mannucci: ammirevole lo studio di questo ricercatore, ma come consulente militare ed esperto di EBE, UAP, tecnologie spaziali non convenzionali, posso tranquillamente affermare che le tipologie di alieni potenzialmente ostili sono molte di più, e parlo di quelle che si conoscono fino ad ora. Il ricercatore in questione dimentica che anche nella nostra galassia esistono degli equilibri che impediscono alle specie meno pacifiche di attuare i loro progetti imperialistici di espansione e assoggettamento di specie senzienti meno evolute come la nostra. Tanto e vero che fino adesso sono stati proprio i terrestri ad utilizzare a scopi distruttivi e sperimentali ordigni atomici.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.