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Saturday, June 18, 2022

Nelson (Nasa): “Fra tre anni torneremo sulla Luna con l’aiuto europeo. Vita aliena intelligente? Ne sono convinto” ( la Repubblica )

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Intervista con l’amministratore dell’ente spaziale. "Per andare su Marte dobbiamo ancora sviluppare le tecnologie giuste. Prevediamo di riuscirci tra il 2039 e il 2040. L’Italia ha un ruolo fondamentale nell’Esa, che fornirà energia elettrica al modulo dell’equipaggio della navetta Orion"

 

Un marziano a Roma, anzi due. Due ex astronauti americani in missione “spaziale” nella capitale, dopo che il presidente americano Biden l’anno scorso li ha voluti alla guida della Nasa. L’Amministratore della National Aeronautics and Space Administration è William “Bill" Nelson, 80 anni portati alla grande. Nel 1986 volò a bordo dello Space Shuttle Columbia e nel 2000 fu eletto senatore democratico nello Stato della Florida, per poi essere riconfermato per altri due mandati, fino al 2012. Unisce la competenza di chi è stato in orbita alla diplomazia del politico di lungo corso. La sua vice è Pam Melroy: donna d’acciaio, ex pilota dell’aviazione militare Usa, ha partecipato alla Guerra del Golfo ed è stata comandante dello Space Shuttle quando a bordo, nel 2006, c’era anche il nostro Paolo Nespoli. “E’ da lei che ho sentito per la prima volta la fatidica frase ‘Houston, we have a prolem’. Stavamo perdendo il pannello solare che avremmo dovuto agganciare alla Stazione spaziale. Ci volle una passeggiata spaziale d’emergenza, ma finì tutto bene”, racconta l’astronauta italiano.

Quella di Roma è una delle tappe del tour europeo di Nelson e Melroy. Nell’Ambasciata americana è previsto un collegamento in diretta con la Stazione spaziale internazionale per un saluto a Samantha Cristoforetti e ai suoi compagni di avventura. Poche ore prima i vertici della Nasa hanno firmato un’intesa con l’Agenzia spaziale italiana per studiare insieme il modulo lunare che un giorno ospiterà gli astronauti sul satellite naturale della Terra.

Senatore Nelson, quanto ci vorrà prima che equipaggi umani rimangano stabilmente sulla Luna alloggiando in moduli come quello a cui lavorerà l’Asi?
 
“È presto per dirlo, è tutto da definire. Ma proprio per questo serve uno studio di fattibilità”.
 
Però sulla Luna state per tornarci.
 
“Sì, torneremo sulla Luna questa estate, probabilmente entro agosto. Il razzo SLS con in cima la capsula spaziale Orion è già sulla rampa di lancio per eseguire una serie di test… Se tutto andrà bene, ad agosto ci sarà il lancio per una missione di 30 giorni verso la Luna. Ma non ci sarà un equipaggio, sarà un volo di prova. E la capsula rientrerà sulla Terra, con un ammaraggio nell’oceano”.
 
Quando il volo con un equipaggio umano a bordo?
 
“Se tutto funzionerà come prevediamo, in due anni saremo pronti a far partire un equipaggio di 4 astronauti per una missione di 10 giorni. Orbiteranno intorno alla Luna e torneranno indietro per testare le strumentazioni e gli equipaggiamenti”. 
 
E i piedi sulla Luna?
 
“Alla fine del 2025. Un equipaggio di 4 persone sulla Orion che prima viaggerà su un’orbita ellittica intorno alla Luna, poi sgancerà un modulo che poserà sul Polo Sud. A bordo del lander ci saranno un uomo e la prima donna a compiere un allunaggio. Da da quel momento speriamo di tornare sulla Luna con equipaggi una volta all’anno”.
 
Che ruolo avrà l’Italia nel programma Artemis, il nuovo piano di esplorazione lunare?
 
“Il vostro Paese è un membro fondamentale dell’Agenzia spaziale europea. E l’Esa contribuisce al programma Artemis con lo European Service Module, il modulo di servizio della navetta Orion, che fornirà la propulsione e l'energia elettrica al modulo dell'equipaggio. Sarà collegato alla navicella per tutta la missione, prima di sganciarsi al momento del rientro nell’atmosfera terrestre”.
 
L’Esa sta per concludere la nuova selezione di astronauti. Tra loro potrebbe esserci il primo europeo o la prima europea Ada arrivare sulla Luna?
 
“E’ da decidere. Non lo so…”
 
Tra i progetti della Nasa c’è anche una missione con equipaggio verso Marte?
 
“Sì, ma prevediamo di riuscirci nel 2039 o nel 2040”.
 
Su Marte ci arriverà prima la Nasa o Elon Musk
 
Interviene la vice Amministratrice Pam Melroy: “Musk non può andare su Marte senza la Nasa…”. Il senatore Nelson sorride e annuisce: “Per andare su Marte dobbiamo ancora sviluppare le tecnologie giuste. Per esempio dovremo poterci arrivare più velocemente. E questo per garantire l’incolumità degli astronauti. Con i mezzi attuali ci vogliono dai 6 ai 9 mesi di viaggio: una volta arrivato sul Pianeta rosso l’equipaggio dovrebbe attendere un anno e mezzo o due anni perché si ripresentino le condizioni ideali di disposizione dei pianeti per il rientro. E in questo momento non sappiamo come garantire la vita su Marte per due anni. Se invece riuscissimo a far durare il viaggio di andata tre o quattro mesi, gli astronauti potrebbero restare su Marte una settimana o due e poi ripartire verso la Terra. Oltre a questo c’è il problema di proteggere l’equipaggio dalle radiazioni solari durante la loro permanenza sull’astronave”.
 
Qual è oggi lo stato delle relazioni tra la Nasa e l’Agenzia spaziale russa Roscosmos?
 
“I rapporti tra i cosmonauti russi e i nostri astronauti sono molto professionali, così come quelli tra i due Centri controllo missione. E spero lo rimangano. Ma non ci sono scusanti per l’invasione russa dell’Ucraina”.
 
Russia e Cina stanno lavorando insieme per conquistare la Luna. Assisteremo a una nuova corsa allo spazio, come negli anni Sessanta?
 
“La vera corsa alla conquista dello spazio ci sarà tra Stati Uniti e Cina. Pechino sta lavorando molto per andare sulla Luna, ma noi arriveremo prima. Mi auspico che la Cina in questo campo sia più trasparente e collaborativa”. 
 
Trasparente su cosa?
 
Risponde Pam Melroy: “Su tutto… dove sono, cosa fanno. Lo abbiamo visto quando è rientrato sulla Terra il razzo che aveva portato in orbita una parte della loro stazione spaziale. Poteva finire sul Mediterraneo o sulla Penisola arabica, fortunatamente non è andata così. Ma dai cinesi non ci arrivata alcuna informazione. I loro progetti spaziali sono tutti coperti da segreto”.
 
Senatore Nelson, che ne sarà della attuale Stazione spaziale internazionale?
 
“Resterà operativa fino al 2030. Dopodiché auspichiamo che siano altri soggetti ad operare nuove stazioni orbitanti, a cominciare dalle imprese private. Come Nasa useremo per i nostri esperimenti in condizioni di microgravità i laboratori orbitanti di altri operatori”.
 
La Iss non è più una vostra priorità?
 
“I nostri sforzi saranno concentrati per andare sulla Luna, su Marte a anche oltre”.
 
Lei crede che esistano altro forme di vita intelligente al di fuori della Terra?
 
“Ne sono convinto. E il motivo sono le dimensioni dell’Universo. Il telescopio che abbiamo appena mandato nello spazio, il James Webb Space Telescope, catturerà la luce emessa 13,5 miliardi di anni fa: questo dà un’idea di quanto sia grande il cosmo, con miliardi di stelle nella nostra galassia e miliardi di galassie come la nostra. Quindi è del tutto possibile che esistano pianeti come la Terra, con condizioni favorevoli alla vita e alla vita intelligente. Ce lo dice la matematica. E con il nuovo telescopio saremo capaci di andare a guardare da vicino questi esopianeti. Potremo osservare le loro atmosfere e comprenderne la composizione chimica per valutare se è compatibile con la vita”.
 
Il 12 luglio prossimo sarà diffusa la prima “foto” catturata dal James Webb Space Telescope. Cosa si aspetta di vedere?
 
“Penso che con quella immagine inizierà una nuova era di scoperte che noi non abbiamo mai neppure immaginato”.
 
Tornando alle eventuali civiltà extraterrestri, le pensa che potrebbero avere le capacità tecnologiche per arrivare fino a noi con le loro astronavi?
 
“Non ho una risposta a questa domanda”.
 
E allora perché la Nasa ha deciso di studiare i cosiddetti unidentified aerial phenomena?
 
“Lo facciamo su basi scientifiche. Ci sono questi fenomeni che la gente osserva, diverse centinaia negli ultimi venti anni, e la loro analisi scientifica può darci informazioni aggiuntive sulla loro origine”.
 
Non temete di alimentare le teorie dei cospirazionisti? Se se ne occupa anche la Nasa vuol dire che qualcosa di vero c’è…
 
“E’ il contrario. Il nostro lavoro è fare ricerca scientifica. E useremo la scienza per spiegare fenomeni che finora non hanno una spiegazione”.
 
Quando era senatore si è occupato molto di cambiamento climatico. Cosa fa la Nasa in questo campo?
 
“Potrei parlare tutto il giorno di questo argomento. Ma lascio che ha rispondere sia Pam…”. “Da molto tempo la Nasa si dedica anche allo studio della Terra”, spiega Pam Melroy. “In questo momento ci sono più di venti satelliti della Nasa che osservano il nostro pianeta dallo spazio. E il 70% dei dati climatici a disposizione della comunità scientifica sono raccolti da collaborazioni tra Nasa e Esa. Il nostro obiettivo è sviluppare un modello della Terra, dalle rocce profonde fino agli strati superiori dell’atmosfera, perché solo con un modello fedele del pianeta potremo studiare l’evoluzione futura di un sistema così complesso”.
 
Senatore, lei è stato nello spazio a metà degli anni Ottanta. La Terra appariva fragile già allora vista da lassù?
 
“Sì, molto fragile. Ma oggi con l’aumentare degli eventi meteorologici estremi anche il grande pubblico sta capendo che la Terra si sta surriscaldando e che siamo soprattutto noi la causa con le nostre emissioni di metano e di CO2 nell’atmosfera. La Nasa sta lavorando a cinque grandi osservatori spaziali che vigileranno sull’acqua, il ghiaccio, i suoli e l’atmosfera, dialogheranno tra loro e forniranno dati molto precisi, che noi condivideremo con i nostri partner, ma anche con le persone comuni. Li metteremo a disposizione delle scuole e di chiunque sia interessato. Con la speranza che l’opinione pubblica, una volta informata in modo scientifico, possa cambiare abitudini, scegliere i combustibili green, le energie rinnovabili, opporsi alla distruzione della foresta pluviale in Amazzonia… Io spero che la Nasa giuochi un ruolo importante in questo cambiamento”. 
 
Sarà più facile trovare un altro pianeta che ci possa ospitare o salvare la Terra?
 
“Dovremo fare entrambe le cose. Perché la Terra è l’unico pianeta che abbiamo a disposizione al momento. Ma al tempo stesso non dobbiamo rinunciare all’esplorazione, alla ricerca di pianeti abitabili".
 
Luca Fraioli 
 

 

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