Innalzato il livello di pericolosità al terzo grado della scala Ines,
«serio incidente». È allarme per la fuoriuscita di trecento tonnellate
di acqua radioattiva. La Tepco riconosce la propria impotenza e si
appella all'aiuto internazionale
Acque agitate nella centrale di Fukushima, devastata dal più grave
disastro della storia del nucleare l'11 marzo 2011. Anzi, acque
radioattive. I media si ricordano di Fukushima di tanto in tanto,
lanciando sporadici allarmi che vengono poi subito lasciati cadere nel
dimenticatoio. Eppure basterebbe rispolverare la memoria per verificare
come questo allarme dell'acqua radioattiva, tra gli altri, persista fin
dal primo periodo successivo al disastro, e le solite «cassandre» non
abbiano mai cessato di denunciarne la gravità, oltre alla possibilità di
ulteriori disastri. La notizia di oggi è che la stessa Tepco riconosce
la propria impotenza e si appella all'aiuto internazionale. Difficile
consolarsi anche con un «meglio tardi che mai». L'appello che venne
lanciato sul manifesto in occasione del primo anniversario del disastro
richiamava la necessità di istituire un'autorità internazionale per
affrontare i problemi di gravità inaudita creati nella centrale:
ovviamente inascoltato, anzi snobbato.
Il problema vero a Fukushima è
che tutto è assolutamente fuori controllo, e che, a parte le
drammatiche conseguenze sanitarie e sociali che si manifesteranno per
decenni a venire, sono possibili ulteriori disastri di dimensioni
epocali. È il caso di ricordarlo? Nei tre reattori che erano in funzione
si è verificato l'incidente in assoluto più grave, il meltdown: il
nocciolo fuso (corium) è suscettibile di trasformazioni imprevedibili,
anche la ripresa locale della reazione a catena (ogni tanto si
registrano «inspiegabili» picchi di radioattività); per lo meno
nell'unità n. 1 esso ha perforato il vessel d'acciaio, penetrando nel
basamento di cemento, ed è assolutamente incontrollabile. Il comunicato
ufficiale riconosce che «ancora non è chiaro dive sia il nocciolo fuso».
L'acqua
radioattiva è quella che viene continuamente pompata per raffreddare i
reattori (400 tonnellate al giorno!): il picco di radioattività dell'acqua riscontrato recentemente impedisce anche di
avvicinarsi per cercarne la causa. Ormai questo crescente e
incontrollabile flusso di acqua radioattiva viene considerato come un
ulteriore incidente nucleare specifico. Suona grottesco o offensivo che a
ben due anni e mezzo dall'evento il governo giapponese sia costretto
gioco forza a innalzare la «benevola» valutazione della gravità
dell'incidente dal livello 1 (semplice «deviazione» dalla normalità) al
livello 3 di vero «incidente».
Ma se questi sono con buona ragione
quattro incidenti nucleari gravi, bisogna ancora aggiungerne un quinto,
il danneggiamento delle piscine di decontaminazione del combustibile
esaurito, un incidente che nessuno aveva ancora previsto. Il
combustibile esaurito nelle barre è un materiale estremamente
pericoloso, che necessita di un continuo condizionamento, e per questo è
immerso in piscine raffreddate. Queste piscine nei reattori di
Fukushima sono situate ad altezze di più di 15 metri, e poggiano oggi su
basi gravemente danneggiate. Per questo motivo si teme che possano
crollare e schiantarsi al suolo, causando un ulteriore incidente di
proporzioni epocali.
Le scosse sismiche si ripetono. Un gruppo di
esperti ha valutato che tutti i reattori nucleari giapponesi sono
collocati su faglie sismiche.
L'energia nucleare, in tutte le sue
forme, costituisce una delle più gravi calamità che l'umanità abbia
creato. È arrivato il momento di rendersene conto. Il nucleare
sopravvive, contro qualsiasi ragione economica e di sicurezza, solo per i
colossali interessi in gioco. Quante volte ci è stato detto «o
nucleare, o ritorno alla candela». In Giappone da due anni sono in
funzione solo due dei 54 reattori: ma non risulta un particolare aumento
nella vendita di candele.
Angelo Baracca
Fonte
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