L'arca di Noè è stata la grande imbarcazione che ha
messo in salvo una coppia di animali per ogni specie vivente e una
manciata di esseri umani da una catastrofica alluvione. Ma dimenticate
le immagini del lungo scafo con le estremità appuntite: l'Arca di Noè
originale era rotonda!
La recente decifrazione di una tavoletta di argilla proveniente dall’antica Mesopotamia di 4 mila anni fa rivela nuovi sorprendenti dettagli sulle origini del racconto biblico di Noè.
La tavoletta narra una storia simile a quella riportata nella Bibbia, completa di istruzioni dettagliate per la costruzione di una nave rotonda gigante, simile a una ‘coracle‘ e con l’indicazione chiave di salvare gli animali ‘a due a due’.
La tavoletta è da venerdì scorso in esposizione presso il British Museum, il cui curatore, Irving Finkel, è stato autore della traduzione del testo cuneiforme, raccogliendo le sue conclusioni in un libro dal titolo The Ark Before Noah.
Finkel ne è entrato in possesso un paio di anni fa, quando un uomo, Douglas Simmonds, gli ha mostrato una tavoletta danneggiata di argilla che suo padre aveva acquistato in Medio Oriente dopo la seconda guerra mondiale. Era marrone chiaro, delle dimensioni simili a quelle di un telefono cellulare e ricoperta di caratteri cuneiforme.
“Alla fine abbiamo capito che si tratta di uno dei più importanti documento umani mai scoperti”, ha detto Finkel, che sfoggia una lunga barba grigia, una coda di cavallo e l’entusiasmo di un ragazzo. “E’ stato davvero un momento da infarto scoprire che la barca del diluvio doveva essere rotonda. E’ stata una vera sorpresa”.
Secondo lo studioso, una barca rotonda ha perfettamente senso: “E’ una cosa perfetta”, spiega Finkel. “E’ leggera da trasportare e potenzialmente inaffondabile”. Inoltre, le coracli sono state ampiamente utilizzate in Mesopotamia come taxi fluviali e sono perfettamente in grado di affrontare la furia dell’acqua.
La tavoletta riporta le istruzioni fornite da parte di un dio mesopotamico per la costruzione della gigantesca imbarcazione dalle dimensioni pari a due terzi di un campo da calcio, costruita con tavole di legno, rinforzata con corda e rivestita di bitume. Il risultato è una coracle tradizionale, ma la più grande che il mondo avesse mai immaginato.
Come scrive lo stesso Finkel sul blog del British Museum, la superficie dell’imbarcazione sarebbe stata pari a circa 3600 m², con un’altezza pari a 6 metri. La quantità di corda richiesta riuscirebbe a coprire la distanza tra Londra e Edimburgo!
Certamente un’imbarcazione del genere non sarebbe potuta andare da nessuna parte. D’altra parte, tutto quello che doveva fare era galleggiare e mantenere al sicuro il suo contenuto: praticamente una scialuppa di salvataggio cosmica!
Ad ogni modo, per verificare se l’imbarcazione è realmente capace di galleggiare, Finkel ha formato una squadra con l’obiettivo di realizzare una versione in scala ridotta dell’Arca, seguendo meticolosamente le istruzioni riportate sulla tavoletta. L’impresa sarà mostrata in un film documentario che verrà trasmesso entro la fine del 2014 su Channel 4.
Finkel è consapevole che la sua scoperta potrebbe portare sconcerto tra i credenti nella storia biblica. Tuttavia, è noto fin dal 19° secolo che esistono racconti molto più antichi di quello contenuto nella Bibbia dove si parla di una grande inondazione, delle indicazioni date da dio a un uomo giusto per costruire una barca e salvare se stesso, la sua famiglia e tutti gli animali. La storia dell’alluvione ricorre negli scritti mesopotamici come l’Epopea di Gilgamesh.
Eppure, la tavoletta tradotta da Finkel, oltre ad essere di gran lunga più antica dei racconti biblici, è l’unica a contenere istruzioni dettagliare sulla sua costruzione. Lo studioso ritiene che gli ebrei abbiano mutuato la storia del diluvio durante l’esilio babilonese del 6° secolo a.C.
Il lavoro sulla tavoletta, inoltre, ha portato ad alcune domande impegnative: qual è la vera origine del racconto del diluvio? Come ha fatto a passare del cuneiforme all’ebraico biblico? Come funzionava davvero il cuneiforme? Insomma, la nuova scoperta ha dato man forte all’entusiasmo di Finkel che avrà di che studiare per i prossimi anni.
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