Spazio: ultima frontiera. Credere che si sia soli nell'universo è come credere che la Terra sia piatta. Come disse l'astrofisico Labeque al palazzo dell'UNESCO, durante il congresso mondiale del SETI di Parigi del Settembre 2008, " SOMETHING IS HERE", "Qualcosa è qui", e I TEMPI SONO MATURI per farsene una ragione. La CIA, l'FBI, la NSA, il Pentagono, e non solo, lo hanno confermato!
Lo scrive il Wall Street Journal. Chi lo ha fatto lo usa per
aprire porte, per essere riconosciuti sul luogo del lavoro e altro
ancora. Presto i chip epidermici potranno essere utilizzati anche in
ambito medico
ROMA - I microchip sono
parte integrante della vita moderna. L'idea di essere controllati e
controllabili, grazie al loro impiego nei dispositivi che usiamo per la
nostra esistenza digitale, è un qualcosa a cui siamo ormai abituati. Ma
se qualcuno ci dicesse che oggi nel mondo ci sono tra le 30mila e le
50mila persone taggate con un piccolo microchip sottopelle e in un certo
senso ognuno di loro è anche un dispositivo? Il conto lo fa il Wall Street Journal,
secondo cui il dispositivo sottocutaneo è già ampliamente in uso in
vari ambiti. E la nuova frontiera del microchip sarà la medicina.
Il quotidiano cita il caso di un olandese di 32 anni che ha scelto di
farsi inserire nel proprio corpo diversi tag per facilitarsi la vita:
per l'uomo non è più un problema, ad esempio, l'essersi dimenticato a
casa le chiavi della macchina o del proprio appartamento perché con il
microchip la porta di casa si apre da sola, si viene riconosciuti
automaticamente all'ingresso dell'edificio di lavoro e altrettanto
facile è entrare nel parcheggio aziendale.
Gli impianti sottopelle sono piuttosto piccoli, della lunghezza di pochi
millimetri, e vengono inseriti nei tessuti grassi in pochi minuti. Una
volta attivati, vengono letti da radiofrequenze come quelle utilizzate
dagli smartphone o dai lettori di carte magnetiche e il loro impiego
appare sempre più ampio. Presto, secondo i produttori, ci saranno anche
applicazioni mediche: nel microchip sottopelle immagazzineremo
informazioni necessarie in caso di interventi d'urgenza, come terapie
seguite o condizioni mediche particolari.
La pratica, sottolineano però i critici, può avere implicazioni etiche
negative. "L'uso di un tag è accettabile ad esempio per una persona che
non può tenere una chiave a causa di un'artrite grave o che ha perso la
mano", spiega ad esempio Arianne Shahvisi della Brighton and Sussex Medical School,
"ma se si usano per persone con demenza per trasportare le informazioni
che le identificano e per essere sicuri che non perdano le chiavi
potrebbe essere un problema, perché il paziente potrebbe non essere in
grado di dare il proprio consenso informato".
Il primo uomo a impiantarsi un microchip sottopelle fu lo scienziato britannico Kevin Warwick.
Nel 1998 Warwick, con un'operazione di venti minuti, si inserì un
microchip nella mano e gli bastava muoverla per aprire automaticamente
porte e accendere luci. Di lì in poi, ogni giorno, migliaia di biohacker in tutto il mondo sperimentano soluzioni e ipotesi sempre nuove. In Australia
c'è già chi sta lavorando a una soluzione per lasciare a casa banconote
e tessere e fare shopping semplicemente muovendo un dito.
Commento di Oliviero Mannucci: L'articolo non spiega che esistono microchip che funzionano come trasponder, e quindi ricevono e trasmettono. Chi li ha installati nel proprio corpo è quindi individuabile. Non solo, ma alcuni di questi microchip sono dotati di microcariche di cianuro, che se liberate possono uccidere in un istante la persona in cui si trova ( molti militari delle forze speciali di tutto il mondo li hanno addosso). Le implicazioni dell'uso dei microchip negli esseri umani sono inquietanti. Quando se ne cominciò a parlare qualche anno fa, i soliti scettici, come quelli del CICAP, tanto per intenderci, dicevano che erano tutte bufale, adesso invece si rivela un triste realtà. Diffidate sempre da chi vi propina versioni ufficiali al soldo di chi ha l'interesse a tenervi sotto controllo!
Il terremoto recentemente avvenuto a Ischia riaccende i riflettori sulla
zona vulcanica più pericolosa al mondo. Il super vulcano dei Campi
Flegrei, zona densamente abitata, potrebbe eruttare in qualsiasi
momento. Si tratta di una bomba ad orologeria, ma il piano di
evacuazione è tuttora inesistente.
Giuseppe Mastrolorenzo
I rischi rappresentati dai Campi Flegrei, dal Vesuvio e dall'Isola di
Ischia sono ben noti al mondo scientifico e alle istituzioni, ma per
quanto possa sembrare paradossale, se avvenisse un'eruzione sarebbe
impossibile portare in salvo la popolazione che abita la zona. Al giorno
d'oggi manca un piano di evacuazione adeguato.
Inoltre, nonostante i pericoli naturali dell'intera zona vulcanica,
l'attività dell'uomo amplifica i rischi di una catastrofe, ad Ischia e
nei Campi Flegrei potrebbero sorgere delle centrali geotermiche con
tanto di trivellazioni ad alte temperature. Per fare il quadro della
situazione Sputnik Italia ha raggiunto Giuseppe Mastrolorenzo,
vulcanologo presso l'Osservatorio Vesuviano e l'INGV (Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia).
— Giuseppe Mastrolorenzo, il terremoto di Ischia è collegato
in qualche modo alle attività vulcaniche della zona oppure si tratta di
due fenomeni separati?
— Il terremoto di Ischia è problematico dal
punto di vista scientifico, perché è necessario fare altri studi
in merito. Dalla rete sismica dell'INGV risulta che l'epicentro si trova
su una struttura a tre chilometri a nord dell'isola. Questo è inusuale,
perché in genere i terremoti in quest'area sono prodotti dalle
strutture tettoniche dell'isola. I terremoti precedenti, anche se sono
stati più forti come quello del 1881 e del 1883, erano prodotti da
faglie che si trovavano su strutture vulcano tettoniche. L'epicentro
in quel caso era sotto Casamicciola.
I terremoti di Ischia in generale dipendono, anche se non
direttamente, dalla struttura geologica vulcanica, che caratterizza
l'isola, in particolare dal sollevamento del monte Epomeo, che è un
horst vulcano tettonico. Sotto l'isola vi è un sistema magmatico, ci
sono state delle eruzioni in epoca storica, nel 1301-1302. Si tratta
quindi di un'isola attiva, i terremoti in modo diretto o indiretto sono
legati ad attività vulcaniche. Mentre gli altri sistemi, i Campi Flegrei
e il Vesuvio hanno una propria dinamica indipendente da quella di
Ischia.
— Il terremoto di Ischia riaccende i riflettori sui Campi Flegrei. Qual è il vero pericolo rappresentato dalla zona?
— Il rischio dei due vulcani napoletani è
elevatissimo, possono essere considerati senza dubbio i vulcani a più
alto rischio al mondo. Il rischio è il prodotto della probabilità che si
verifichi un'eruzione esplosiva disastrosa e del valore esposto, cioè
la quantità di vite umane a rischio durante l'eruzione. Nel caso del
Vesuvio e dei Campi Flegrei ancora di più il valore esposto è altissimo,
si tratta di 3 milioni di persone a rischio di un evento che potrebbe
verificarsi, per quanto ne sappiamo, in qualsiasi momento. Speriamo che
in quel caso ci saranno molti precursori, fenomeni che annunciano
l'eruzione in modo da prepararci per un'evacuazione; l'eruzione
purtroppo potrebbe anche essere preannunciata di qualche ora soltanto.
Inoltre i Campi Flegrei sono un super vulcano, quindi uno dei pochi
vulcani al mondo in grado di generare eruzioni di portata enorme, anche
cento volte superiori a quella del Vesuvio che distrusse Pompei. Circa
40 mila anni fa ci fu un'eruzione dei Campi Flegrei che portò alla luce
oltre 300 miliardi di metri cubi di magma. I Campi Flegrei sono ancora
più critici rispetto al Vesuvio, dal 2012 si trovano al secondo livello
di allerta su quattro, quello giallo. Mancano solo due livelli:
l'arancione e il rosso. Il paradosso è che arrivati al livello rosso non
ci sarebbe modo di salvare la popolazione, perché il piano di
emergenza, che esiste sotto forma di bozza generale, non è completo
perché manca un piano di evacuazione operativo.
— Al giorno d'oggi quindi non esiste un piano di evacuazione ufficiale?
— Esiste un piano di emergenza, ma affinché questo sia operativo
dev'esserci un piano di evacuazione. L'unico intervento possibile
in caso di eruzione è l'evacuazione. Negli ultimi anni è stato
realizzato il piano di emergenza per i Campi Flegrei, fra l'altro a mio
avviso un piano sottodimensionato, perché all'interno si parla di
un'eruzione di medio livello, non di una possibile eruzione di grande
portata.
Esiste la strategia di trasferire la
popolazione in altre regioni d'Italia, è previsto che i vari sindaci
realizzino un loro piano locale, ma ancora non tutti i sindaci l'hanno
fatto. Anche quando i piani dei sindaci saranno pronti, dovranno essere
verificati e integrati dalla Regione Campania e infine approvati dalla
Protezione Civile e dal presidente del Consiglio dei Ministri. Si tratta
infatti di un'emergenza nazionale, le uniche emergenze a livello
nazionale che abbiamo in Italia sono l'eruzione dei Campi Flegrei e
quella del Vesuvio.
Il piano di evacuazione che prevede quali siano i mezzi, i
soccorritori, le vie di fuga e le modalità di allarme manca del tutto. È
un paradosso, ma se l'eruzione avvenisse fra una settimana, fra un
mese, non ci sarebbe alcun modo per mettere in salvo la popolazione.
— Com'è possibile a suo avviso questo ritardo per il piano di
evacuazione? Perché viene sottovalutato l'enorme rischio vulcanico?
— Da circa dieci anni denuncio la mancanza del piano di evacuazione
operativo. La bozza del piano non è ancora il piano operativo vero e
proprio. I singoli cittadini dovrebbero essere informati del piano
in modo che possano mettersi in salvo. Io non ho un'idea del perché il
piano venga sempre rinviato. Secondo me c'è una generale tendenza
all'ottimismo, magari anche inconsapevole da parte di tutti.
Come hanno dimostrato le catastrofi avvenute negli ultimi decenni,
dallo Tsunami nell'Oceano Indiano all'Uragano Catrina, in genere la
catastrofe si prepara con una sottovalutazione. Si sa molto spesso qual è
il rischio, ma c'è una tendenza comune nella popolazione, nelle
istituzioni e nel mondo scientifico a sottovalutarlo. Forse si tratta di
una tendenza in buona fede, notiamo che vi è però una schizofrenia fra
le conoscenze scientifiche e la messa in pratica di queste conoscenze,
come per esempio la realizzazione di un piano di sicurezza adeguato. — Vorrebbe aggiungere qualcos'altro?
— Ai rischi naturali purtroppo si aggiungono
spesso i rischi prodotti dall'uomo. Da alcuni anni sto combattendo
contro la realizzazione di centrali geotermiche sia nei Campi Flegrei
sia ad Ischia. Queste centrali funzionerebbe attraverso la trivellazione
profonda, parliamo di mille metri nei Campi Flegrei e di mille trecento
ad Ischia. Inoltre si tratterebbe dell'iniezione di fluidi caldi fino a
300 tonnellate l'ora e dell'estrazione di questi fluidi per produrre
energia. Sappiamo bene che queste attività producono terremoti, possono
provocare esplosioni vulcaniche in qualche caso. Nonostante ciò nessuna
autorità si è opposta finora a questi progetti, esclusa la Regione
Campania recentemente.
In un'area già ad alto rischio l'uomo crea altri rischi. L'uomo deve
adeguarsi alla natura e non la natura all'uomo. Un'eruzione o un
terremoto potrebbero verificarsi in qualsiasi momento, quindi a parte il
monitoraggio dovremmo occuparci di prevenzione, costruire per esempio
case antisismiche e realizzare un piano di evacuazione adeguato.
China Lake (CA), Usa - Il dipartimento della difesa americano ha
sperimentato un sistema di 103 micro-droni per operazioni di
intelligence a bassa quota. Gli apparecchi sono stati lanciati da 3
F/A-18 Super Hornet
(WAPA) - Il dipartimento della difesa Usa (Dod) ha eseguito con successo
un test su uno stormo di 103 micro-droni "Perdix" lanciati da 3 aerei
F/A-18 Super Hornet a China Lake, in California (Usa). Durante
l'esercitazione i micro-velivoli -ad ali piegate stanno nel palmo di una
mano- hanno dimostrato di avere capacità avanzate come quella di volare
"a sciame" come accade in natura, di prendere decisioni collettive,
automodificare la formazione di volo e ricostituire lo stormo. Non c'è
un "leader" della formazione, i Perdix comunicano l'uno con l'altro ed
hanno un'intelligenza collettiva. Questo consente l'ingresso e l'uscita
di elementi dallo stormo, la possibilità di adattarsi alle condizioni
specifiche del momento e riprogrammarsi autonomamente per il
completamento della missione assegnata. Lo stormo è progettato per
operazioni di intelligence a bassa quota, per la sorveglianza e la
ricognizione. Ovviamente questo e solo l'inizio e la tecnologia potrà
avere altre applicazioni.
Perdix è stato progettato da studenti del Massachussets Institute of
Technology (Mit) e poi modificato a fini militari a partire dal 2013.
Altri test sono stati condotti nel 2014 e nel 2015.
Il software e l'hardware del sistema è aggiornato continuamente non appena nuove tecnologie sono disponibili sul mercato.
I micro-droni pesano 290 g, hanno un'autonomia di oltre 20 minuti, una
velocità di oltre 40-60 nodi e sono in grado di resistere al violento
shock del lancio-espulsione dall'F/A-18.
Quest'ultimo test realizzato dallo Strategic Capabilities Office della
difesa Usa in collaborazione con il Naval Air System Command e col Mit è
avvenuto ad ottobre. Il programma televisivo Cbs "60 Minutes" ha
assistito alle operazioni ed ha realizzato una puntata andata in onda
domenica sera. Ieri, lunedì, il dipartimento della difesa Usa ha
comunicato ufficialmente la notizia con i dettagli dell'esercitazione.
The truth is out there… and on daytime TV, apparently.
Apollo 15 Astronaut Al Worden stopped by Good Morning Britain on Friday to celebrate space week and discuss his incredible lunar mission in 1971 that saw him orbit the moon for six days.
But the conversation drifted to the dark side of the moon when the
anchors asked the 85-year-old the age-old question: does he think there
is ~extraterrestrial~ life out there?
Not only did Worden say, unequivocally, that he believes aliens exist
— he says that WE (yes, human beings) are actually aliens, too!
Yeesh. Kind of a heavy bomb to drop on morning TV there, Al! See what
the anchors had to say to the astronaut's spacey claims (below)!
L'astronoma italiana che studia le onde gravitazionali: "Altre vite? È statistica..."
Lina
Tomasella
L'esplorazione dello spazio di Lina
Tomasella è partita dal sottosuolo: «In effetti la prima passione è
stata la biologia e facevo la speleologa nelle grotte di Veneto e
Friuli. La bio-speleologa esattamente». Adesso è
passata dall'altra parte dei misteri dell'esistenza: è ricercatrice
presso l'Inaf-Osservatorio Astronomico di Padova, nonché coordinatrice e
responsabile delle attività dell'osservatorio di Asiago, quello che ha i
più grandi telescopi ottici d'Italia. In più è nel Gruppo Italiano
Gravita, che si occupa degli studi sulle onde gravitazionali, nei quali
il nostro Paese ha raggiunto i risultati raccontati giusto due giorni
fa. Grazie allo strumento Virgo, a Cascine.
E dunque, cosa scopriremo ancora adesso?
«Beh, chi può dirlo. Negli ultimi anni le scoperte aumentano. E così anche i misteri».
Come si comincia a fare l'astronoma?
«Essendo
appassionati di scienze, naturalmente. Io in realtà sapevo di voler
fare la ricercatrice e ho partecipato anche alla prima edizione del
concorso per i giovani scienziati d'Europa, nel 1989. L'ho vinto con uno
studio sulla tossicità dei coloranti».
E lo spazio che c'entra?
«Tutto c'entra con lo spazio. Diciamo che un dottorato un Astrofisica ha cambiato la mia strada».
Negli ultimi tempi le notizie in arrivo dall'universo si sono moltiplicate...
«Certo,
è perché abbiamo ancora più conoscenze. Poi ci sono segnali spaziali
che ancora non riusciamo a capire, ed è per quello che sogniamo che
arrivino da qualche civiltà extraterreste».
Però?
«Però
prima di tutto uno scienziato deve studiare e catalogare; e col tempo
si riescono a capire cose incomprensibili. Prendiamo come esempio le
pulsar, oggetti densi che ruotano velocemente. All'inizio non si sapeva
come fossero: funzionano come un faro, il segnale arriva con periodo
rotazione. Facile pensare che possa essere un messaggio da un'altra
specie. Poi però sono stati fatti i calcoli, e...».
Lo spazio è matematica?
«Sicuramente:
quello è il motore. Anzi: è il linguaggio con cui l'universo si
esprime. Esistono delle costanti che ormai sono conosciute. E ci aiutano
a capire ciò che sembra imperscrutabile».
Per esempio?
«La
struttura dell'universo è a spugna, con vuoti e filamenti che
contengono le galassie. Tutto rispecchia le condizioni iniziali della
sua formazione e le successive evoluzioni. Il Big Bang ha insomma dato
le regole base, il resto è equazione».
Ora sappiamo anche che esistono pianeti abitabili.
«Dal
1995 ad oggi, quando è stato scoperto il primo, le tecniche si sono
raffinate. Presto, grazie ai nuovi telescopi, potremo studiare anche la
loro atmosfera».
Lo spazio è matematica: ma è anche filosofia?
«Noi
siamo scienziati, le interpretazione personali non lo sono. Noi
studiamo e arriviamo a un punto. Per dire: ciò che era prima del Bing
Bang non è scienza perché i modelli matematici in questo caso possono
dare risposte, ma non certezze».
Sì, ma l'astronomo si fa delle domande? «Ma
certo: la curiosità è il motore della nostra professione. Scienza e
religione sono cose separate. Però arrivi un punto in cui qualche
domanda te la fai, anche se il nostro compito è dare risposte attraverso
i dati».
E la domanda resta sempre la stessa.
«Se
c'è vita nell'universo? Certo, è una questione statistica: con così
tanto spazio e così tanti soli, ci sono tantissimi pianeti. La
difficoltà dalle difficoltà di comunicazione vista la distanza e dal
rapporto spazio-tempo. E curvare l'universo per trovare scorciatoie per
ora è pura fantasia».
Quindi, gli alieni...?
«Esistono. Lo dice la matematica».
Commento di Oliviero Mannucci: Sono lieto di vedere che alcuni scienziati stiano cominciando ad aprire la loro mente all'esistenza degli esseri alieni. Però devo dissentire con la dottoressa sull'affermazione fatta:
«Ma
certo: la curiosità è il motore della nostra professione. Scienza e
religione sono cose separate. Però arrivi un punto in cui qualche
domanda te la fai, anche se il nostro compito è dare risposte attraverso
i dati».
scienza e religione sono cose separate, anzi....! Il problema è che i scienziati continuano ad applicare il famigerato metodo scientifico materiale, che scientifico non è, in quanto si basa sull'osservazione dei fenomeni con sensi umani che sono limitati. I fenomeni osservati, sono fenomeni che appartengono alla dimensione materiale, e quindi effimeri, in quanto temporanei. Se si utilizzasse il metodo scientifico spirituale, che attraverso un lavoro su se stessi ti porta ad osservare fenomeni eterni, allora si avrebbe la vera scienza, quella che molti scienziati materialisti non sa neanche dove sta di casa.
A tal proposito consiglio a tutti, anche alle persone più prevenute sull'argomento alieni, questo bellissimo testo della NASA: Archaelogy,antropology, and interstellar communication che potrete scaricare in pdf cliccando sul link appositamente creato. Il libro in questione scritto da diversi esperti, conferma in pieno le tesi della dott.ssa Tomasella, dicendo in sintesi, che le testimonianze storiche presenti sulla Terra sul passaggio di razze extraterrestri sono così tante e tali, che non si dovrebbe più mettere neanche lontanamente in dubbio una realtà del genere. Io me lo sono letto già tre volte e lo consiglio veramente a tutti. Ricordate: il cervello è come un paracadute, funziona solo quando si apre.
Review UFO sightings submitted between September 10 and September 11,
2017. Locations: Panama City Beach, FL, USA; Oro Valley, AZ, USA and
Philadelphia, PA, USA.
Review UFO sightings submitted between September 15 and September 17,
2017. Locations: New Mexico, USA; Corpus Christi, Texas, USA; Salt Lake
City, Utah, USA; Milan, MI, USA and Philadelphia, PA, USA.
Review UFO sightings submitted between September 20 and September 21,
2017. Locations: Schomberg, ON, Canada; Dana Point, CA, USA; Jackson,
MS, USA; Philadelphia, PA, USA and Katy, TX, USA.
There are no concrete answers for what happened on Edwin Fuhr’s farm 43 years ago.
Kneeling on his living-room floor, Edwin Fuhr reaches beneath a TV
cabinet decorated with angel statues and family photos to insert a VHS
tape into his video cassette recorder.
It shows Fuhr smoking a cigarette as he looks over a collection of
photos scattered on a kitchen table. They’re intriguing images of
strange circular patterns on a field — remnants of Fuhr’s sighting of
what he believes were UFOs. Interviews with Fuhr are all over the
Internet, but not this one, circa 1988.
A province away, at his Winnipeg home, retired Mountie Ron Morier
also has a keepsake from the time when he and Fuhr and a small
Saskatchewan town became an international sensation. “UFO Incident:
Langenburg, Sask. Sept 1, 1974,” reads the cover of Morier’s black
binder.
Lifting that cover feels like opening a secret document that should
be stamped “classified” in bold, red letters. It contains a police
report, newspaper clippings, faded photographs and letters from
scientists with the Canadian government.
Morier jokingly calls it his X-File, a fitting nod to the sci-fi TV
show that often focused on aliens, UFOs and the paranormal. It’s a
treasure trove any UFO aficionado would covet.
A business card in the binder bears the name Dr. J. Allen Hynek,
hinting at just how seriously the “incident” was taken. One of the UFO
field’s most famous researchers, Hynek worked as a scientific consultant
for a U.S. government initiative called project Blue Book,
investigating UFO phenomena. Hynek weighed in on the Langenburg event in
the media, even reportedly sending a representative to study the site,
about 230 kilometres northeast of Regina.
First told before the World Wide Web or even VHS tapes, Fuhr’s story
today endures in corners of the Net dedicated to UFOs and
extra-terrestrial life. A video interview with him on YouTube five years ago had a resurgence in popularity after taking off on the website Reddit. It’s had more than 20,000 views.
And yet, some of the story’s most interesting parts remain strictly
analog, existing only in the possession of two men forever linked to the
strange event.
There are no concrete answers for what happened on Fuhr’s farm 43
years ago. Just a tantalizing story told by a Saskatchewan farmer, and
the RCMP officer who believed him.
A close encounter of the second kind
Seeing a UFO up close is an incredibly rare experience. Most people just see lights in the sky, but Fuhr got closer.
Around 10:30 a.m. on Sept. 1, 1974, the then 36-year-old was swathing
his fields when he saw five saucer-shaped objects on the edge of a
slough.
Thinking they were duck blinds and that someone was playing a joke on
him, Fuhr got off of his swather for a closer look, but still kept at
least 15 feet back. He says the saucers were hovering a foot off the
ground and rotating at a high rate of speed. Their surface looked like
highly-polished steel.
Fuhr stopped, backed up and got on his swather. He sat there for the next 15 minutes watching them hover, too scared to move.
“They had me in a trance,” says Fuhr, now 79. “I didn’t even know
what to do, cause I sat there and I thought, ‘Well gee whiz.’ ”
According to Fuhr, the objects then took off — emitting a grey vapour
from underneath — and disappeared into the sky. They made no sound. The
objects flew away so fast that they were gone “like that,” says Fuhr,
clapping his hands.
He waited a few more minutes to make sure they were gone, then walked
to the edge of the slough where he saw five ring patterns in the field.
The grass in the centre of each circle was standing, while the grass
surrounding that was flattened in a clockwise circle.
With no idea what he had just seen, Fuhr headed home home for lunch.
His wife Karen and his parents could tell something was wrong.
“When he came in he just sat there,” remembers Karen. “All of the
sudden we asked him, ‘Is there something wrong?’ And … well then he
started telling us.”
The Langenburg incident came at the tail end of a golden age for UFO
sightings, when reports of seeing physical craft had tapered off.
Even more tantalizing, the Langenburg UFOs — if that’s what they were
— had left behind a physical trace, the circles. This classifies the
sighting as a close encounter of the second kind.
Investigating the landing site
Later that night, Ron Morier, then a 27-year-old RCMP constable, got a phone call at the Langenburg detachment.
Fuhr’s brother-in-law Carl Zorn asked if the police had fielded any
UFO reports. Zorn had heard of Fuhr’s experience in a phone call.
Although the cop and the in-law were skeptical, both men thought there
was little reason to think Fuhr would make up such a tale.
“He’s the last guy in the world that would. I mean he was a teetotaller. He’s a churchgoer, a very quiet, shy man,” says Morier.
He decided to check it out. Being an RCMP officer in small-town
Saskatchewan in the 1970s, he had time. Morier and his colleagues
provided what he wistfully refers to as “gold-plated policing.” No job
was too small.
“Back in those days, anytime anybody approached us about anything, we responded,” says Morier.
The next day, he checked out the markings in Fuhr’s field. What caused them? Morier still doesn’t know to this day.
Five circles fit with the same five objects Fuhr saw. Morier’s report
says the flattened portion of the circles was approximately 18 inches.
The total diameter of two of the circles was 12 feet, while the other
three were 10.5 feet.
There was no physical evidence in the area that would indicate someone had driven in and made the circles.
“Whatever made those impressions in his slough there came from the sky and left the same way,” says Morier.
Fuhr was the only person at the farm who saw the UFOs. Despite how
fantastic the story was, Morier could not come up with a reason why this
quiet farmer would make it up.
“He is a responsible person, and his information is considered reliable,” wrote Morier in his report.
He doesn’t think Fuhr was seeking fame, or even wanted his brother-in-law to tell police about it.
“Why would he want thousands of people coming to his little place
there and trampling all over his yard and his fields and all of that?”
asks Morier.
The fire in the field
Once the story got picked up by the media, thousands of people
flocked to Fuhr’s farm. He says cars were lined up “bumper to bumper”
along the road from his farm to Langenburg.
It couldn’t have come at a worse time.
It was harvest time, and people were literally getting in the way of
the family’s work. Tourists, UFO enthusiasts and onlookers from all over
were trying to get to the site and to Fuhr.
“They were chasing us down in the middle of the field,” he recalls, saying some drove right in front of his combine.
“My brother was getting upset and dad was getting upset,” says Fuhr. “I said, ‘What the heck am I supposed to do?’ ”
He says a plane carrying Australians who wanted to see the site even landed on a field adjacent to his farm.
Hoping to deter onlookers, Fuhr’s father finally set fire to the
grass surrounding the slough where the circles were. It didn’t help
though, as markings were still visible on the ground. Fuhr thinks they
may have been made by legs stretching out from the UFOs.
The phone at the family’s home was also tied up with people from all
over the world calling Fuhr. He says one call came from the first man
on the moon, Neil Armstrong. The two-hour conversation, Fuhr says,
involved Armstrong telling Fuhr that astronauts saw UFOs when travelling
through space, but were told not to divulge that to the public.
“He said ‘It’s real all right.’ ”
Asked about the possibility of people making crank calls, Fuhr says the conversation convinced him it was indeed Armstrong.
Fuhr never began turning people away, or refusing to pick up the
phone. He shrugs, and says he accepted that people were interested.
“I couldn’t do nothing about it. You know how people are,” he says.
“Once the public finds out there’s something out there, they’ll all come
out and see.”
A farmer made famous
Fuhr and his wife now live a quiet life in a bungalow in Langenburg.
He retired from farming in 1989 and runs a landscaping and snow blowing
business. To keep his mind occupied, Fuhr does carpentry in his spare
time.
And he also enjoys reading books about UFOs.
Some of those books even mention Fuhr’s story, one of North America’s
most famous UFO encounters. It was even featured on a History Channel
documentary about UFOs. A cheesy dramatization of the sighting was made,
with an actor playing Fuhr sitting on what looked more like a backhoe
than a swather.
The setting for the video is a poor backdrop for Saskatchewan, with
hills and trees in the background rather than fields. When the actor
playing Morier arrives on scene, he’s wearing the stereotypical red
serge, dress uniform of the RCMP — definitely not what he wore for daily
duties.
Fuhr still gets the odd phone call from people curious about his
encounter. He’s taken no pains to make himself hard to find, and is
happy to oblige anyone who calls and wants to hear the story he’s told
countless times.
“To me, it don’t matter. I’ll talk to anybody. If they want the story, I’ll tell them the story.”
He’s friendly, funny, welcoming — and still in surprisingly good spirits about the attention.
The land where the sighting happened still gets its share of
visitors. It’s now farmed by Fuhr’s nephew, who tells those searching
for the famous site that he has no idea what they’re talking about.
“He doesn’t want nothing to do with it,” says Fuhr.
The most he ever got for sharing his story was a complimentary
breakfast from CTV when visiting the studio for an interview. And that’s
all right with him. Asked about ever making money from his story, he
tilts his head, ponders the prospect, but then shrugs it off.
“To me it don’t matter. It’s out, the story’s out long already.”
Fuhr doesn’t give much thought to his status as a UFO celebrity. “If
I had to think about all that I think I’d go bananas,” says Fuhr.
He is so humble about the experience, he doesn’t even like to take
credit for it. “It was not my doings. It’s somebody from outer space
that’s doing it, not me,” says Fuhr. “I’m a spectator just as well as
all the rest are.”
Saskatchewan’s own Fox Mulder
After the Langenburg incident, Morier took his share of ribbing from
his colleagues, who sometimes called him Mulder, after the X-Files
investigator.
But it never negatively affected his career in the RCMP, which was extensive.
Morier became a composite artist and also trained to reconstruct the
facial features of unidentified deceased people using sculpting
techniques. During the rise of the computer, he worked on the RCMP’s
initiative to begin doing composite sketches digitally.
After retiring from the RCMP with 27 years of service, he travelled
all over the U.S. while working as a consultant on the TV show America’s
Most Wanted. His last job was teaching at the Northwest Law Enforcement
Academy in Winnipeg for 14 years.
Morier occasionally grants interview requests from the media or UFO
researchers. But he knows they will inevitably lead to more phone calls.
“I don’t know why I do it cause I know it’s going to come back and bite me in the ass again,” he says.
Years ago, Morier was contacted by an engineer from Japan who wanted
to learn more about the sighting. While the subject is a hotbed for
conspiracy theories, every person who reached out to him seemed
legitimate.
“I didn’t talk to any kooks, I don’t think.”
Morier has never tried to hide from the event. If anything, he’s preserved it with his binder.
“I’m a bit of a collector that way. I’ve got lots of old reports and stuff,” says Morier.
One of the most precious items in the binder is a handwritten letter
from the National Research Council to Fuhr. Dated Oct. 4, 1974, just
over a month after Fuhr’s sighting, the letter explains how scientists
have been unable to find any evidence that aliens landed in Fuhr’s farm,
and asks for more samples.
The NRC says it no longer possesses any research on the Langenburg
incident. Only one brief record acknowledging Fuhr’s sighting exists at
the Library Archives of Canada.
Morier has no ill feelings about the Langenburg incident, or its
persistence to keep popping up in his life. He still has fond memories
of policing the small community.
“To be honest with you it was the best time of my life,” says Morier.
I want to believe
Fuhr is convinced what he saw that day was extraterrestrial.
Over the years, he has taken an interest in the subject of UFOs, and
is well read on the subject. He refers to government cover-ups, Roswell
and popular theories that aliens may be concerned about global conflicts
on Earth.
No scientific investigation has ever found evidence that alien craft
landed at Fuhr’s farm. There were no other witness reports. The truth
comes down to Fuhr.
Edwin Fuhr, a retired farmer, recalls his a close encounter with several
UFOs while swathing in his field in the 1970s. His story made
international news and is one of the most documented UFO cases in
history Canadian history. Fuhr stands in a field near where the
encounter was.
Whether his recent YouTube interview, or footage from the old VHS
interview in 1988, most of the details are remarkably similar. The fact
he has kept it so consistent over the years is one of things that makes
it so compelling for Winnipeg-based science writer Chris Rutkowski.
“You’d think that after all these years he might want to embellish
the story, but he tends to tell the same story over and over again. The
story as of late hasn’t developed into glowing green goo and aliens with
almond-shaped eyes and that type of thing,” says Rutkowski, who
publishes an annual survey on UFO reports in Canada. “It’s a very
straight story, so it’s compelling to think that this probably really
did happen as he describes it.”
But is it proof enough?
“I guess the assumption is if it’s not ours, whose is it? But on the
other hand we just don’t have the proof to make that quantum jump to say
this definitely was proof of alien visitation in Langenburg,” says
Rutkowski.
The story was compelling enough to be taken seriously by the federal
government. Grass and soil samples were sent to the upper atmosphere
research branch of the National Research Council, but no conclusions
could ever be drawn.
The scientists were intrigued by a black substance found as a
precipitate, especially in a sample that was taken from one of the rings
that appeared to be burned. The sample was sent to Simon Fraser
University for x-ray fluorescence analysis, but no conclusions could be
drawn.
Fuhr doesn’t really care who believes or doesn’t. People have been telling him since the 1970s that it was all in his head.
“I had a guy from Quebec come out, and he figures I was smoking pot,” says Fuhr.
But to this day, Morier still believes Fuhr is being honest about what he saw.
“Why would he just out of the blue make this up?’” says the former officer.
The media ran with Morier’s findings, and in some cases used them as
confirmation that flying saucers had landed. A headline from a newspaper
in Newfoundland read “RCMP officer convinced UFOs were real.”
While Morier believes Fuhr to be truthful, he doesn’t believe in UFOs
or little green men. The uncertainty of the Langenburg incident
frustrated Morier because as intriguing as it was, it didn’t yield any
answers.
“It bugged me a little that it didn’t confirm or not confirm that they do exist,” he says. “I still don’t know.”
Morier notices Fuhr seems more outspoken in his interviews now than
the quiet farmer he knew. He commends him for sticking to his story.
“Good on him. He’ll never know and we’ll never know I guess,” says Morier.
“But boy that would’ve been quite an experience that day to see what he saw.”
A brother and sister alien hunting team have discovered a “UFO highway”
across America along which hundreds of unexplained events have taken
place - from cattle mutilations to alien abductions.
Chuck Zukowski and Debbie Ziegelmeyer have spent
years travelling across the US investigating hundreds of UFO sightings
and other paranormal occurrences.
It was during one cattle mutilation investigation that
Chuck realised that many of the unexplained events he had looked into
had taken place on the 37th latitude. WHAT IS GOING ON AT AREA 51?
He called his sister - who noticed the same with her
investigations in Missouri - and the pair began researching the
phenomenon, discovering that there are clusters of unexplained events
taking place across the same latitude line.
The pair believe that the 37th latitude line is a kind
of UFO or paranormal “highway” along which extra terrestrial craft enter
and exit the earth.
Their theory is now the subject of a book called the
37th Parallel - and is about to be made into a Hollywood blockbuster in
the next few months.
Chuck told Sun Online: “Back in 2006 I was looking at
my cattle mutilation investigations - there were huge similarities
between them all - most of them were laying on their right side, they’re
laying east to west and then I noticed that lots of them were on the 37
degree latitude.
Chuck Zukowski and Debbie Ziegelmeyer have spent
years travelling across the US investigating hundreds of UFO sightings
and other paranormal occurrences.
It was during one cattle mutilation investigation that
Chuck realised that many of the unexplained events he had looked into
had taken place on the 37th latitude.
LA 'UFO' MYSTERY SOLVED
“I called my sister at midnight and I said, ‘Didn’t you have cattle mutilations on the 37 degree latitude in Missouri?'
"And she said, 'Yes' and we started looking more into
it. We soon realized it wasn’t just cattle mutilations – there were all
kind of events.
"We we're up until 2:30 in the morning going through all these cases and started seeing these amazing patterns.”
The 37th latitude line runs from California through
Nevada, Colorado, Kansas, Missouri, Illinois, Kentucky and across to
Virginia.
Examples of cases along the line include the Joplin
Spook Lights - unexplained balls of light that have been appearing in
Hornet, Missouri since the 19th century; The Aztec, Nevada incident of
1948 when a flying saucer allegedly crashed; and Piedmont, Missouri
where 500 people reported UFO sightings in 1973. LIFE EXISTED ON MARS, SHOCKING DISCOVERY SUGGESTS
The infamous Area 51 in Nevada - and the Dulce Base - an alleged underground alien base - are also located on the line.
"For the next month or so I start looking at all these cases and I had all this data," Chuck explained.
"All these GPS co-ordinates, everything from Native American sites to underwater caves.
"I released it all on my website and I mentioned it
during an appearance on the Science Channel's Unexplained Files - then
for the next season of that show they asked me to expand on the theory
so I did a whole episode on it for them.
"The bottom line is the 37th latitude is like a UFO highway or paranormal highway across the continent.
"We seem to think that this highway is a major highway that these crafts use - they seem to exit and enter here."
After his appearance on the Science Channel a Hollywood
producer got in touch and told Chuck his theory would be a great idea
for a book and movie.
The book 37th Parallel, by New York times best selling
author Ben Niezrich, came out last year - and a screen play is currently
being written.
"The book came out last year. The screen play is being written by a
Hollywood screenwriter who has written movies for Matt Damon, Robert De
Niro, Robert Downey Jr and should be ready in the next month. MINING COMPLEX ON THE MOON?
"We’ll know in October if the movie is going ahead but they already have some big name actors following the project already."
Debbie said she is now investigating what incidents
have occurred on the 37th latitude around the world - particularly over
water.
Athens, Greece, sits on the line - and it's also the the dividing line between North and South Korea.
Debbie has even witnessed UFOs herself on the 37th
latitude after a party at her family's lake house near Farmington,
Missouri - which lies on the line - last year.
"I have an app on my phone that you can use to look up and it tells you what planets and constellations are visible," she said.
"And then all of a sudden we saw four stars in a
formation. They were small stars which kept getting brighter and
brighter - so apparently whatever it was was coming into the atmosphere
then the one on the top left hand corner shot fast, straight up, and
the top right and bottom left did the same - and the bottom right one
went right across the horizon.
"I spoke to other experts to see if we have any
military or government projects that could do that and they said no -
they had no idea what it could be."
Chuck and Debbie say they have investigated hundreds and hundreds of
paranormal cases - and it's not just UFOs - the pair also investigate
ghost and Bigfoot sightings.
"I get three or four people a week getting in touch
with me through my website - sightings, photos and videos - I always
have a backlog," Chuck said.
"We started off as crash retrieval investigators but
then you gather all this equipment like geiger counters, Electro
Magnetic Fields (EMF) instruments, night vision goggles and then people
get in touch.
"Lots of Bigfoot sightings are associated with UFO
sightings - and ghost investigations started coming up because I had all
this equipment.
"We use EMF instruments to look for trace evidence to
look for crafts or entities because they leave electronic signatures -
well it turns out ghosts leave electronic signatures too.
"Sometimes where they have had ghost sightings the orbs they see might not be ghosts but UFOs.
"I like to look at my work as community service."
L'evento è stato ripreso grazie a una telecamera amatoriale che ha catturato la scena.
Una serie di luci senza spiegazioni è stata filmata mentre sorvolava un #Vulcano in America Centrale. Il #video, ripreso ai piedi del vulcano San Miguel in San Salvator, mostra delle luci in movimento e sincronizzate tra loro.
L'avvistamento a San Salvador
Gli utenti sui social media hanno segnalato l'avvistamento delle
quattro grandi luci alla base del famoso vulcano, che eruttò l'ultima
volta nel 2013. Questo fatto è per molti la prova che gli alieni
esistono, dopo che è stato confermato essere un oggetto non
identificato. Le segnalazioni delle persone che hanno assistito parlano
di tre delle luci scomparse tutte in una volta, mentre la quarta è
entrata nel cratere del vulcano.
La quarta luce prima di scomparire nel cratere è stata descritta
muoversi in maniera differente rispetto ad un andamento standard: non
aveva la traiettoria classica di un aereo o un elicottero ma bensì di
qualcosa di molto più veloce e multi lineare. Non tutti sono d'accordo
su quanto hanno visto, alcune persone hanno criticato l'attribuzione
dell'evento a un caso soprannaturale. Addirittura alcuni pensano che le
persone di quel posto soffrano di deliri a causa dei molti crimini che avvengono nella zona.
Il vulcano in questione si chiama San Miguel, conosciuto anche con il
nome di Volcan Chaparrastique, alto 2.130 metri e come detto poc'anzi
l'ultima eruzione risale al Dicembre del 2013. Gli avvistamenti #UFO
in America Centrale e Latina sono moltissimi, sia nel passato ma anche
nel presente: non solo oggetti non identificati che volano ma anche che
si muovono dentro l'acqua. [VIDEO] Alcuni di loro alla fine hanno una spiegazione razionale, altri invece rimangono ancora avvolti dal mistero.
Non solo avvistamenti ma anche rumori
L'anno scorso, i residenti di El Salvador sono rimasti sconcertati
dopo aver sentito strani rumori nel cielo che durò circa tre ore. Le
segnalazioni di suoni strani a San Salvador, la capitale del Paese,
hanno scatenato un enorme dibattito sul fatto che l'evento sia da
attribuire a origini extra terrestri o comunque non identificate. Un video
recente postato su internet ha anche mostrato un oggetto volante non
identificato vicino al vulcano attivo di Popocatepetl in Messico, e un
altro video caricato su internet nel 2015 mostra un oggetto non
identificato a forma di cavallo vicino al vulcano Colima. In entrambi casi sono stati filmati nei pressi di un vulcano attivo.
Una serie di luci senza spiegazioni è stata filmata mentre sorvolava un #Vulcano in America Centrale. Il #video, ripreso ai piedi del vulcano San Miguel in San Salvator, mostra delle luci in movimento e sincronizzate tra loro.
La maggior parte
delle persone sono ‘dormienti’ che non desiderano destarsi dal proprio
sonno voluttuoso… e nemmeno dai propri incubi.
Il velo di Maya
Socrate credeva, ottimisticamente, che tutti gli uomini aspirino al bene
e che, se compiono, invece, il male, ciò accade per ignoranza; ma
basterebbe illuminarli sul loro errore, per consentirne il
ravvedimento.Sarebbe molto bello, e inoltre molto semplice, se davvero
le cose stessero in questo modo; ma, purtroppo, vi sono numerosi indizi
che suggeriscono la fallacia di una tale teoria.
La verità è che più si osserva il comportamento degli esseri umani, più
si finisce per ammettere che la stragrande maggioranza di essi è formata
da dormienti, che non desiderano destarsi dal proprio sonno voluttuoso,
e nemmeno dai propri incubi; che vogliono continuare a dormire, a
dispetto di tutti, anche se la casa in cui vivono sta prendendo fuoco;
che non provano alcuna gratitudine nei confronti di coloro i quali
cercano di destarli, ma, ben al contrario, nutrono nei confronti di
costoro un odio implacabile, come se fossero i loro peggiori nemici, nel
tempo stesso che onorano ed applaudono i malvagi pifferai che
favoriscono i loro sonni e il loro sognare.
Per quella piccola minoranza di risvegliati, i quali cominciano a
rendersi conto della natura illusoria del mondo in cui viviamo e del
carattere risibile, se non addirittura pericoloso, della maggior parte
delle cose che suscitano, nei più, compiacimento e desiderio di
imitazione, il problema si pone in questi termini: che cosa fare in un
contesto di sogno generalizzato, di odio nei confronti della verità, di
rancore nei confronti di ogni voce che sia fuori del coro?
Come fare per evitare il treno che, guidato da un macchinista impazzito e
carico di sonnambuli, sta per piombare addosso a coloro i quali sono
desti, ma non possono agire sugli scambi, per deviarne la folle corsa?
E, ancora: è legittimo che il risvegliato cerchi di imporre ai dormienti
la verità, se essi le preferiscono, invece, un mondo di menzogna; è
giusto che cerchi di convincerli, di convertirli, di farli ravvedere, se
ciò che essi vogliono è tutt'altro?
Certo, il giardiniere è uso a strappare le erbacce le quali invadono il
suo giardino; ma il mondo non è un giardino, e ogni visione del mondo ha
diritto di sussistervi: anche quella che appare manifestamente erronea.
Sopprimere le visioni erronee non è compito del risvegliato; ma,
semmai, offrire a tutti gli strumenti per valutare che cosa sia giusto e
che cosa sia sbagliato: dopo di che, ciascuno deve assumersi la
responsabilità del sentiero che intende seguire.
Nessuno può venire costretto ad essere virtuoso; nessuno può venire
costretto a cercare la verità, se non la desidera e se ad essa
preferisce la menzogna.
D'altra parte, è certo che, a quel punto, si pone concretamente il
problema della sopravvivenza di colui il quale ritiene di essersi
destato, e che si trova continuamente esposto agli urti e alle
aggressioni degli altri, ossia dei dormienti: e le aggressioni più
minacciose sono proprio quelle di quei dormienti che sono stati destati a
forza per essere illuminati.
È una questione di sopravvivenza.
La storia ci offre sin troppi esempi di saggi, i quali sono stati
crocifissi da una moltitudine che non voleva essere illuminata, che
desiderava continuare a vivere nelle tenebre. E la moderna società di
massa è la società dei ciechi e dei dormienti per eccellenza: è il
vertice dell'attuale Kali Yuga, della Età Oscura nel ciclo della vicenda
cosmica.
A meno che voglia andare incontro al martirio, dunque - e vi sono,
indubbiamente, degli ideali che meritano di essere perseguiti fino al
martirio - il risvegliato è indotto a interrogarsi sul senso del suo
vivere nella società, e sulle modalità con le quali deve gestire il suo
rapporto con il prossimo.
In effetti, nessuno è disposto a modificare la propria concezione del
mondo, o a lavorare seriamente su se stesso, se non sulla base di una
profonda e sentita esigenza interiore; e quest'ultima non potrà mai
venire da un agente esterno, se non in coincidenza con un impulso
interno.
Quel che vogliamo dire, è che le persone sono disponibili ad affrontare
un salto qualitativo nella propria evoluzione spirituale, solo se, e
quando, decidono di prendere coscienza del problema; ossia, in genere,
quando si rendono conto, non solo di essere insoddisfatte della propria
vita attuale - ciò che accade a molti -, ma di essere disposte a
mettersi in gioco per uscire dal punto morto in cui si trovano.
In quella fase, e solo in quella fase, un evento esterno può fungere da
detonatore della loro crisi benefica e affrettare una presa di
coscienza: può essere l'incontro con una persona buona e saggia, o con
un libro, o con una situazione inconsueta e stimolante (magari anche in
apparenza negativa, come una malattia o il distacco da una persona
cara).
Le anime incarnate in un corpo materiale vivono schiave dell'illusione materiale, convinte di essere quello che non sono, sono come sonnambuli, se provi a svegliarli, se non sono pronti, ti possono aggredire anche violentemente.
Viceversa, se il momento non è giunto e la persona non è ancora pronta,
nessun saggio, nessun libro e nessuna situazione stimolante potrebbero
innescare una evoluzione spirituale; come dice il Libro
dell'Ecclesiaste, vi è un tempo per ogni cosa: per parlare e per tacere,
per dormire e per vegliare, per vivere e per morire. E, così come la
natura fisica non fa salti, la stessa cosa può dirsi per la vita
dell'anima: il suo processo evolutivo non può essere forzato.
Questo, difatti, è l'errore di fondo di tutte le rivoluzioni politiche e
sociali: pensare che il mondo possa diventare migliore, una volta che
si sia compresa una formula e la si sia messa in pratica,
indipendentemente dalla vita interiore delle persone. Ma se non c'è una
evoluzione spirituale, nessuna formula, per quanto perfetta in teoria,
potrà rivelarsi capace di rendere il mondo migliore; al contrario, la
storia è piena di esempi di formule ideali che si sono trasformate in
terribili strumenti di oppressione e di malvagità, trovandosi nelle mani
di persone che non avevano saputo compiere alcuna evoluzione interiore.
Per la persona che sia disponibile ad aprirsi, a mettersi in gioco, a
evolvere spiritualmente, la vita offre infinite occasioni di
miglioramento, purché le si sappia vedere.
Un disturbo fisico, ad esempio, è certamente un segnale: un segnale che
il nostro corpo ci manda, e che contiene informazioni preziose circa la
disarmonia presente nella nostra vita. In ultima analisi, ogni disturbo
fisico è riconducibile alla dimensione spirituale; ed è veramente
sconcertante vedere come la grande maggioranza degli esseri umani si
disinteressa del problema, sforzandosi di mettere a tacere il sintomo -
ossia il campanello d'allarme -, invece di andare alla ricerca del
problema profondo che il corpo ha segnalato.
Peggio ancora: se il disturbo persiste, moltissime persone si affidano
ciecamente a farmaci e a medici, come se farmaci e medici potessero
sostituirsi alla doverosa presa di coscienza del proprio problema; e le
stesse persone che delegano in questo modo la salvaguardia della propria
salute, firmando una cambiale in bianco nei confronti dell'apparato
sanitario ufficiale, sono poi quelle che esigono di occuparsi in prima
persona, e fin nei minimi dettagli, di cose assolutamente banali e
secondarie, come la scelta del nuovo modello di automobile da acquistare
o l'intervento di chirurgia estetica per aumentare le dimensioni del
seno.
Un altro esempio di questa tendenza a delegare le questioni davvero
rilevanti ad agenzie esterne, è offerto dalla politica. La grande
maggioranza delle persone non si informa adeguatamente di ciò che
attiene a questa sfera e preferisce firmare una cambiale in bianco ai
partiti, i quali mandano in Parlamento i loro uomini di fiducia, una
legione di «yes-men» dalla schiena flessibile, fedeli esecutori delle
direttive ricevute dalle rispettive segreterie.
Un discorso analogo si può fare per la pubblica amministrazione. Il
risultato è che i nostri sindaci e assessori, che si muovono nella sfera
del quantitativo e di ciò che ha un alto grado di visibilità
(indipendentemente dalla sua efficacia), difficilmente riescono a
concepire delle soluzioni innovative per i problemi che devono
affrontare.
Un pezzo grosso dell'amministrazione provinciale, ora divenuto ministro,
qualche tempo fa propose di porre rimedio all'alto numero di incidenti
mortali del sabato sera, facendo tagliare migliaia di platani lungo uno
storica strada provinciale: come se il problema fosse quello dei
platani (i quali, comunque, hanno anch'essi il diritto di vivere) e non
quello di uno stile di vita sbagliato e di uno scarso senso di
responsabilità da parte di molti giovani.
Ma torniamo al problema del risvegliato che deve confrontarsi, tutti i
santi giorni, con una folla di sonnambuli, i quali si muovono
pericolosamente e reagiscono in maniera aggressiva se qualcuno tenta di
destarli e di responsabilizzarli.
Julius Evola suggeriva che, in tempi di Kali Tuga, l'unica cosa da fare è
imparare a «cavalcare la tigre»: ossia, anziché opporsi frontalmente ad
una situazione negativa generalizzata, sfruttare la corrente, per
procedere in maniera da non ricevere troppi danni e, addirittura, per
riuscire a volgere a proprio favore le stesse caratteristiche di quella
situazione, allo scopo di preservare il bene della propria interiorità.
Sia come sia, che impari a cavalcare la tigre, oppure che si abitui ad
assecondare la corrente, il risvegliato ha la piena consapevolezza di
non essere un superuomo e di non poter modificare, egli solo, una
determinata situazione, diffusa nella società in cui egli si trova a
vivere; e, inoltre, che non sarebbe saggio cercar di forzare
l'evoluzione spirituale degli altri esseri umani, per le ragioni che
abbiamo detto più sopra.
Che cosa dovrà fare, allora?
È molto semplice.
Primo, dovrà proseguire incessantemente a lavorare su se stesso: perché
la propria evoluzione spirituale è un compito che non finisce mai, e che
si rivela più impegnativo, mano a mano che una persona vi si addentra.
Secondo, offrire - nella misura delle sue possibilità - una diversa
prospettiva a coloro che gli stanno intorno e che gli sembrano aperti ad
un cambiamento, ma senza illudersi di vederli cambiare dall'oggi al
domani e senza attendersi gratitudine, né amicizia; ma, al contrario,
mettendo in conto un certo grado di incomprensione, se non addirittura
di aperta ostilità.
In ogni caso, egli sa che le cose accadono quando è giunto il tempo in
cui devono accadere: non un minuto prima, né un minuto dopo.
In ciò consiste l'armonia del tutto: che ogni cosa è come deve essere; e
che quelle cose, le quali ci appaiono negative, in realtà sono tali
solo nella misura in cui noi non siamo in grado di farne una occasione
di crescita e di perfezionamento.
In altre parole, la disarmonia è in noi, non nel creato; è nostra la
responsabilità di non essere abbastanza evoluti da gestire in maniera
responsabile e proficua le occasioni che la vita ci offre, per quanto
esse possano presentarsi, talvolta, nella rude veste di eventi dolorosi.
Il risvegliato, pertanto, è colui che, ad un certo punto, decide di
cogliere le occasioni che la vita gli offre per riprendere possesso di
sé, per tornare ad essere il vero protagonista del proprio volere e del
proprio agire. È colui che decide di non dare più ad altri la delega in
bianco di ciò che lo riguarda in prima persona; di ascoltare i segni e
di imparare a riconoscere gli avvertimenti.
Il mondo è pieno di segni, la vita è piena di avvertimenti. Si può dire
che non vi è persona, situazione o evento che noi incontriamo nel nostro
cammino terreno, che non costituiscano altrettanti segni, indicazioni,
suggerimenti o stimoli.
Tutto ci parla, se siamo disposti ad ascoltare; ma, naturalmente, per
saper fare questo, bisogna prima imparare a fare silenzio. Troppi rumori
inutili, fuori e dentro di noi, ci impediscono di udire l'essenziale;
la cacofonia dei rumori inutili e disarmonici ci impedisce di udire e di
godere del magnifico concerto dell'Essere.
Finché continuiamo a dormire, i nostri orecchi sono chiusi all'armonia
dell'Essere e i nostri occhi sono chiusi al suo splendore.
Impariamo ad aprire occhi e orecchi, cominciamo a destarci: ce n'è, di
giorno, che ancora deve sorgere, per noi che siamo immersi nel sonno.
L'unica luce del giorno è quella che ci trova ben desti, pronti e desiderosi di accoglierla in noi.
Grotte naturali scavate da flussi di lava: un nuovo studio italiano,
presentato al Congresso europeo di planetologia, ipotizza che quelle
lunari e marziane siano molto più grandi di quelle terrestri, a causa
della minore gravità. Un altro studio italiano indica come realizzare
uno strumento radar per andare a mappare i tunnel di lava sulla Luna,
ipotetico rifugio sicuro per un futuro avamposto umano
Due ricerche presentate al Congresso europeo di scienze planetarie (Epsc 2017) si sono occupate di tunnel di lava (lava tubes),
grotte sotterranee create dall’attività vulcanica. Il primo studio ha
mostrato come queste cavità – particolarmente interessanti come habitat protetti per l’esplorazione spaziale – su Marte e Luna possano raggiungere dimensioni molto più grandi rispetto alla Terra, presumibilmente a causa della minore gravità presente.
Un ulteriore studio indica la strada per costruire uno strumento per la prossima generazione di sonde lunari che, utilizzando un radar, sarà in grado di individuare queste strutture sotto la superficie della Luna.
I tunnel di lava si formano quando flussi di lava di bassa viscosità scorrono abbastanza vicino alla superficie,
sviluppando una crosta dura che si ispessisce fino a creare un tetto
sopra il torrente di lava; oppure quando la lava in risalita dalla
camera magmatica si fa strada nelle fessure esistenti tra strati di
roccia o cavità prodotte da precedenti flussi, lasciando dietro di sé
una vasta rete di gallerie collegate.
Le reti di grotte scavate dalla lava possono raggiungere sulla Terra
fino a 65 chilometri di sviluppo. Sulla Luna e su Marte sono state
osservate file allineate di depressioni, interpretate come pozzi di collasso e lucernaridi lava, che provano l’esistenza di cavità laviche anche su quei corpi celesti. Recentemente, la missione Nasa Grail ha fornito dati gravimetrici dettagliati della Luna, scoprendo la presenza di enormi vuoti nel sottosuolo di antichi depositi vulcanici.
Controllo
della composizione minerale di alcune rocce durante il corso di
formazione Pangea per astronauti Esa nei tunnel di lava terrestre a
Lanzarote. Crediti: Esa/L. Ricci
Ora, ricercatori dell’Università di Padova e dell’Università di Bologna hanno effettuato il primo confronto sistematico dei tunnel di lava di Terra, Luna e Marte, basandosi su modelli digitali del terreno ad alta risoluzione.
«Il confronto tra gli esempi terrestri, lunari e marziani evidenzia
che, come ci si potrebbe aspettare, la gravità ha un grande effetto
sulle dimensioni dei tubi di lava», spiega Riccardo Pozzobon
dell’Università di Padova, che ha presentato la ricerca. «Sulla Terra
queste grotte possono avere fino a trenta metri di diametro.
Nell’ambiente di bassa gravità di Marte abbiamo la prova di tubi di lava
da 250 metri di larghezza. Sulla Luna, questi tunnel potrebbero essere
larghi più di un chilometro e lunghi molte centinaia di chilometri».
Secondo il ricercatore, questi risultati hanno implicazioni
importanti per l’esplorazione umana della Luna, ma anche per la ricerca
di vita extraterrestre su Marte. I tunnel di lava costituiscono infatti
ambienti schermati dalle radiazioni cosmiche e protetti dal flusso
costante di micro-meteoriti. Inoltre, sono anche sufficientemente grandi
da poter potenzialmente ospitare degli insediamenti umani di dimensioni
significative.
Rappresentazione
artistica dello strumento radar per sondare la presenza di tunnel di
lava sotto la superficie lunare. Credit: Nasa/U. Trento
Tuttavia, i sistemi di rilevamento attuali non sono in grado di
effettuare direttamente misurazioni sotto la superficie e quindi non
possono rilevare e caratterizzare i tubi di lava extraterrestri.
A questo scopo, Leonardo Carrer e colleghi dell’Università di Trento hanno presentato uno studio di fattibilità per un sistema radar specificamente progettato per rilevare tunnel di lava sulla Luna
dall’orbita. Il radar scandaglia il sottosuolo lunare con onde
elettromagnetiche a bassa frequenza, rilevando i segnali riflessi.
Questo strumento radar potrebbe determinare con precisione la
composizione fisica, la dimensione e la forma delle grotte lunari,
ottenendo una mappa globale della loro posizione.
«Gli studi che abbiamo sviluppato mostrano che un sistema di
scandaglio a multi-frequenza è la migliore opzione per il rilevamento di
tunnel di lava di dimensioni molto diverse», spiega Carrer. «Le
simulazioni mostrano che i flussi di lava hanno impronte
elettromagnetiche uniche, che possono essere rilevate dall’orbita
indipendentemente dal loro orientamento rispetto alla direzione di
movimento del radar. Di conseguenza, una missione che trasportasse
questo strumento consentirebbe un passo cruciale verso la ricerca di un
habitat sicuro sulla Luna per la colonizzazione umana».
Si chiama Mars Science City Project e troverà casa tra le lande desertiche di Dubai grazie ad un investimento di circa 116 milioni di euro, una stazione vera e propria da 176 mila metri quadrati che
ospiterà laboratori in grado di produrre cibo, energia e acqua. La
"città delle scienze" ospiterà anche un museo, all'interno sarà
allestito per rappresentare i più grandi successi che l'uomo a
conseguito nello spazio, con area dedicata anche ai più piccoli.
I muri del museo saranno realizzati con la stampa 3D, utilizzando
come materia prima la stessa sabbia dei deserti degli Emirati Arabi
Uniti. All'interno delle grandi cupole ci sarà spazio anche per laboratori più avanzati,
questi dovranno studiare i modi e le tecnologie per stimolare l'arido
terreno marziano, stampare elementi 3D sempre più complessi, testare la
protezione da temperature estreme e radiazioni. L'ambiente che si trova
attorno alla metropoli degli Emirati è quello giusto, per quanto estremo
è anche facilmente accessibile anche dai visitatori.
Non si tratta poi di un polo scientifico che produrrà benefici solo per Marte, gli studi e le soluzioni che verranno elaborate potranno essere d'ispirazione anche per questo pianeta: pensiamo al riciclo dell'acqua, la produzione di energia e la lotta agli sprechi.
Tra i piani c'è anche la possibile coabitazione di un team per un anno,
oltre agli aspetti scientifici è infatti importante valutare anche i
comportamenti umani in spazi chiusi, ristretti e per periodi prolungati.
La struttura sarà tra le più "sofisticate" al mondo, simulerà le condizioni esterne di Marte (non sappiamo in che modo) e sarà costituita da più cupole.
A gestire tutto un team di scienziati, ingegneri e designer degli Emirati, a guidarli ci sarà un secondo team del Mohammed bin Rashid Space Centre. Non si parla al momento di presenze straniere.
Segnalo, e vi do “in pasto”, una bella riflessione uscita
nelle scorse settimane sul Manifesto. Tema? Il famoso contatto con
eventuali razze extraterrestri che, se davvero dovesse avvenire su larga
scala (quindi con la famosa “pistola fumante” che metterebbe tutti
d’accordo), manderebbe in soffitta per sempre la narcisistica solitudine
di noi terrestri. A voi il succo dell’articolo e dei concetti, davvero
molto intriganti.
“Il filosofo della scienza dell’Università di Padova, Telmo Pievani,
nota che «nel nostro immaginario, gli Alieni irrompono quasi sempre
all’improvviso. Stiamo invece facendo esperienza di una graduale
acclimatazione all’idea che non siamo soli nell’universo, alla
consapevolezza che il cosmo brulica di altre forme di vita. Se ciò è
vero, significa che nei prossimi decenni quel cambiamento filosofico e
scientifico radicale s’impadronirà di noi lentamente ma
irreversibilmente, e ci abitueremo all’idea di avere altri compagni
nell’universo». E questo, dice Pievani, «ci farà sentire meno soli e
meno eccezionali, meno ossessionati dalla nostra narcisistica solitudine
terrestre. Impareremo a dare meno importanza a ciò che ci divide come
esseri umani e più a ciò che ci unisce. Molti comportamenti ci
appariranno finalmente nella loro immensa e inutile stupidità. Le
religioni non moriranno, credo, ma si trasformeranno: nella chiesa
cattolica si stanno già preparando a riadattare la dottrina per
includere gli Alieni!». Quanto alle scienze, «si tratterà del più grande
esperimento evoluzionistico mai realizzato: cioè capire se la vita su
due pianeti diversi si evolve in modo completamente diverso a causa di
parametri planetari differenti, oppure se l’evoluzione porta sempre a
forme via via più complesse e intelligenti a modo loro. Io ne dubito, ma
qualcuno ne è convinto»”. Flavio Vanetti
Commento di Oliviero Mannucci: A proposito di religioni, voglio far presente che nella antica scienza Vedica, che io seguo, gli alieni ci sono sempre stati. Si parla di dimore aree abitate da esseri sovraumani, chiamati esseri celesti o Deva. I Veda spiegano che tutti i pianeti dell'universo materiale in cui ci troviamo, sono abitati, anche le stelle ( da esseri di luce) e parlano anche delle varie forme di vita nella multidimensionalità della realtà . Se arrivo sulla Luna, e non vedo nessuno, non significa che non ci sia nessuno veramente, significa solo che non percepisco le altre dimensioni in cui vivono milioni di esseri viventi.Ci tengo a dire, che questo riguarda anche tutti gli altri universi materiali diverso dal nostro, il più piccolo di tutti. 5000 anni fa la scienza Vedicaha anticipato cose, che la scienza materiale ha raggiunto in seguito o raggiungerà in futuro. Pianeti come corpi sferici, le enormi distanze stellari, i vimana e tanto altro ancora. Ma gli scienziati umani, che credono solo a ciò che vedono, sono ben lontani dalla realtà, soprattutto utilizzando il famoso, ma alquanto limitato metodo scientifico basato sulla osservazione dei fenomeni attraverso i limitati sensi dell'essere umano. Siamo circondati da tante cose che non vediamo, raggi infrarossi, raggi ultravioletti, raggi alfa, beta, gamma; onde radio, infrasuoni, ultrasuoni e via dicendo.Non li vediamo ma ci sono e così tante altre cose che verranno scoperte più avanti, ci sono, ma non siamo in grado di percepirle. Ricordate il cervello è come un paracadute, funziona solo quando è aperto! Un saluto.