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Thursday, November 29, 2012

A Torino rivive l'incubo di Fukushima in «The Land of Hope» di Sion Sono


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Dall'horror surreale al forte impegno sociale: si può così sintetizzare la carriera di Sion Sono, uno dei più noti registi giapponesi contemporanei, che ha completamente rivoluzionato la sua prospettiva cinematografica dopo il disastro di Fukushima del marzo 2011.
Sorprendendo un po' tutti, lo scorso anno propose alla Mostra di Venezia «Himizu», un dramma toccante che l'autore riscrisse proprio dopo la tragedia avvenuta qualche mese prima. Dal desiderio di rappresentare ancor più intensamente le difficoltà del Giappone post-incidente nucleare nasce «The Land of Hope», uno dei titoli più attesi del Torino Film Festival 2012.
Protagonista è la famiglia Ono (composta da due genitori anziani con un figlio e sua moglie) che vive in pace in una piccola fattoria a Nagashima, finché un violento terremoto fa esplodere un reattore di una vicina centrale nucleare. Gli abitanti vengono fatti evacuare, ma non gli Ono la cui casa si trova immediatamente al di fuori del raggio dei 20 km considerati a rischio di radiazioni. Starà a loro decidere se fidarsi delle autorità oppure abbandonare la propria abitazione.
Forte di una messa in scena antiretorica e rigorosa per tutti i suoi 130 minuti di durata, «The Land of Hope» è un'opera commovente e necessaria, che dimostra ancora una volta la grande sensibilità di un autore sempre più maturo e importante.
Il suo racconto non si limita a mostrare le conseguenze psicologiche del trovarsi in una zona soggetta a tali rischi, ma anche l'evolversi dei rapporti umani, tra chi perde fiducia nel prossimo e chi si trova costretto a cercare nuovi affetti per poter sopravvivere.

Tematiche per certi versi simili sono quelle di «Tower Block», opera prima della coppia James Nunn-Ronnie Thompson.
Ambientato in un fatiscente condominio della periferia inglese, destinato alla demolizione, nei cui corridoi avviene un omicidio di cui rimane vittima un adolescente.
Apparentemente non ci sono testimoni, ma in realtà i residenti hanno visto tutto e hanno troppa paura di parlare. Qualche tempo dopo la situazione precipita: un cecchino appostato chissà dove nei meandri della costruzione trasforma l'edificio in una gabbia di morte da cui è impossibile fuggire.
Storia di una vendetta anticonvenzionale, «Tower Block» è un thriller teso e coinvolgente con un lieve sottofondo politico legato alle recenti sommosse londinesi.
I colpi di scena sono piuttosto telefonati, ma nel complesso l'atmosfera claustrofobica e funerea del palazzo riesce a nascondere i difetti più evidenti.
Toni più rilassati sono invece quelli di «Ruby Sparks», la nuova commedia di Jonathan Dayton e Valerie Faris con protagonista Paul Dano.
L'attore interpreta Calvin Weir-Fields, un giovane scrittore che, dopo il successo del primo romanzo, rimane vittima del classico blocco creativo. Un giorno, finalmente, riesce a creare un personaggio: Ruby Sparks, la ragazza dei suoi sogni, che all'improvviso diventa un essere umano in carne e ossa.

Fonte:  http://www.ilsole24ore.com

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