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Thursday, July 25, 2019

Marte è pieno d'acqua ghiacciata (Ma và?!)

La scoperta anche grazie al radar italiano SHARAD sull’orbiter MRO del JPL del team del prof. Seu della Università Sapienza di Roma

 

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Dimenticate l’immagine di Marte come un pianeta secco ed asciutto come i nostri deserti più aridi. Grazie ai satelliti in orbita intorno al pianeta rosso della NASA JPL ed allo strumento SHARAD, un radar interamente italiano, controllato da un team di scienziati italiani e statunitensi, abbiamo tracciato una mappa estremamente precisa dei luoghi marziani e delle risorse presenti nei diversi siti.
Lo strumento è gestito dall’ing. Bernardini che interpretando i risultati dei ricercatori ci spiega che Marte è relativamente ricco di acqua ghiacciata: “Ciò che non è ben percepito dal grande pubblico, è che Marte è estremamente ricco nella risorsa più importante per l'esplorazione dello spazio, che è ovviamente acqua ghiacciata. E non stiamo parlando delle calotte polari, stiamo parlando di bacini di ghiaccio d'acqua ampiamente abbondanti, in più zone del pianeta, e in particolare a quelle latitudini che sono di particolare interesse per l'esplorazione umana”.
Acqua vuol dire agricoltura, coltivazioni, la possibilità di sostenere la vita. Questa incredibile scoperta è un cambio di paradigma che apre scenari concreti per la colonizzazione del pianeta Marte e soprattutto dell’inizio delle attività estrattive necessarie per la costruzione ed il sostentamento degli insediamenti umani e di una necessaria attività di sfruttamento minerario di queste risorse.
In particolare lo strumento SHARAD, costruito in Italia dalla allora Alenia Spazio (ora ThalesAleniaSpace Roma) ed in volo sul Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, ha sbloccato la conoscenza di questi immensi depositi di ghiaccio d'acqua.
Continua Bernardini. “Di primaria importanza è la scoperta di grandi detriti coperti di ghiacciai concentrati nelle zone di media latitudine come Deuteronilus Mensae e Hellas Basin"
Ghiacciai, composti per il 90% di acqua ghiacciata pura, e ricoperti da uno strato di detriti spesso al massimo una decina di metri, sono stati mappati per raggiungere una stima attuale (che sta crescendo) di 400 mila chilometri cubici di ghiaccio, disponibile sulla superficie di Marte. 
È nota anche la presenza di più strati di acqua ghiacciata nelle calotte polari e nelle grandi pianure del Nord, Arcadia e Utopia, dove il ghiaccio è mescolato con il terreno con diverse percentuali. In Arcadia, ci sono prove di ghiaccio mischiato a terra fino a circa 40 metri di profondità, in una zona di circa 1 milione di chilometri quadrati in termini di dimensioni.
E se in questi casi i dati radar non sono abbastanza convincenti, ci sono anche immagini dalla potente fotocamera HiRISE su MRO, che ha raffigurato gli strati sotterranei esposti dopo gli impatti dei meteoriti oppure visualizzati su scarpate che li espongono”.
I primi coloni terrestri probabilmente saranno scienziati, contadini spaziali e minatori dediti all’estrazione di minerali utili alla costruzione di basi ed alla prospezione del suolo per identificare giacimenti di risorse preziose. La situazione di Marte è in questo senso di gran lunga migliore di quella della Luna dove ci sono solo ipotesi della presenza di acqua ghiacciata in poche rare zone al polo sud. Avere grandi quantità di acqua cambia completamente lo scenario dell’esplorazione perché permette di risolvere molti problemi per i primi insediamenti (semplificando per esempio il supporto vitale eliminando il riciclo del prezioso liquido).
Diverse missioni spaziali raggiungeranno Marte nei prossimi due anni e i risultati di queste missioni permetteranno di creare le mappe delle risorse che guideranno la selezione dei siti di atterraggio e che i primi coloni useranno per trovarli.
I dati e gli esperimenti compiuti su Marte ci aiuteranno anche a conoscerci meglio. Cercheremo di capire cosa ha causato i devastanti cambiamenti climatici che hanno portato alla desertificazione della superfice e soprattutto capiremo molto su cosa fare per evitare lo stesso destino alla nostra casa, il pianeta Terra. Quel passo sarà la prossima rivoluzione: estrarre ed elaborare le risorse, per costruire, coltivare e sostenere le prime colonie sul pianeta rosso.

Renato Reggiani 

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