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Sunday, April 28, 2013

Gli studenti a caccia di alieni: cercano la vita extraterrestre

BELFIORE. La singolare ricerca scientifica del professor Bubani coi ragazzi della scuola mediache con la «Esobiologia» analizzano i segnali che arrivano dallo spazio 

 
Uno studente al lavoro su un telescopio nel laboratorio delle medie
Uno studente al lavoro su un telescopio nel laboratorio delle medie

Cercano forme di vita aliene a scuola con un programma della Nasa. Qualcuno potrebbe chiamarla fantascienza, se non fosse che alla scuola media «Pisano» di Belfiore questa è una materia del percorso di studi. Una materia scientifica al 100 per cento, con tanto di programma scaricato dall'Università della California. La materia scolastica si chiama Esobiologia, e cioè la vita che non si trova sul nostro pianeta. Così gli studenti di 2a e 3a media, seguendo un programma di scienze, analizzano i pianeti del nostro sistema solare, ma anche le lune (i satelliti) di Giove e Saturno con il telescopio elettronico. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di corpi celesti analizzati da decenni da fior di scienziati e con strumenti molto più potenti di quelli in dotazione agli studenti di Belfiore, senza che finora siano state trovare forme di vita aliene. Ma c'è di più. «Nell'ultima parte del biennio, che comincia con l'analisi dei corpi celesti più vicini a noi», spiega l'insegnante di scienze e matematica Massimo Bubani, «la ricerca dei ragazzi entra nel progetto internazionale Seti, cioè Search for extra terrestrial intelligence, elaborato dalla Nasa. In orbita infatti c'è un radiotelescopio che capta e trasmette tutti i radiosegnali artificiali che sono segnali elettromagnetici, provenienti da pianeti di sistemi solari lontanissimi». «Infatti nell'universo ci sono segnali naturali dovuti ai corpi celesti, che tuttavia non fanno rumore, perchè nell'universo il suono non si propaga», continua Bubani. «Tra questi, il rediotelescopio distingue e raccoglie i segnali emessi da corpi non celesti, artificiali appunto. All'interno del programma Seti, si trova il Seti Home, ossia pacchetti di questi segnali, ossia informazioni grafiche ed astronomiche, trovate nell'universo, che possono essere scaricate a casa da chiunque, attraverso l'Università di Berkley, in California, che riceve tutte i migliaia e migliaia di dati dell'osservatorio astronomico di Arecibo in Cile, collegato al radiotelescopio orbitante». «Ci sono circa sei milioni di persone che ogni giorno analizzano questi pacchetti di dati in ogni angolo del mondo, cosa che facciamo anche noi a scuola con i nostri studenti», puntualizza Bubani, «nella speranza un giorno di trovare qualcosa di particolare. Analizziamo il passaggio di corpi celesti, davanti a stelle lontanissime migliaia di anni luce, sui quali potrebbe esserci o potrebbe esserci stata la vita». Ma questi segnali artificiali, da dove provengono e chi li emette? «Potrebbero essere segnali di ritorno di satelliti artificiali o strumenti lanciati dall'uomo nello spazio», risponde Bubani, «oppure da pianeti abitati da forme di vita intelligenti. Solo che dal momento in cui viene emesso il segnale, a quando noi lo captiamo, potrebbero passare anche migliaia di anni, se non di più». «Con il programma Seti sono stati trovati 5 mila segnali sospetti non naturali», rivela l'insegnante. Dunque non siamo i soli, esiste altra vita nell'universo? «E' una domanda alla quale si cerca di dare una risposta da almeno 50 anni, ma una cosa è certa: nel lontanissimo passato, forme di vita sono esistite, ad esempio sul pianeta Marte quando era ricoperto d'acqua, ma oggi è ghiacciato e sono rimasti solo i letti dei fiumi. Esiste anche una luna di Giove, che si chiama Europa, che per alcuni chilometri dalla superficie al sottosuolo è ghiacciata, ma sotto scorre acqua e nell'acqua potrebbe esserci vita». Questa è l'esobiologia, una materia che non si esaurisce qui. «La ricerca di forme di vita extraterrestri, diventa un argomento di studio trasversale per altre discipline», interviene l'insegnante di lettere Elisa Sitta, «ad esempio è collegata alla letteratura fantascientifica, ma anche alla matematica, all'educazione ambientale e all'educazione tecnica». «Su questi argomenti si fanno lavori di gruppo e così si sviluppa lo spirito di cooperazione e collaborazione tra ragazzi e quello interdisciplinare tra insegnanti», evidenzia Monica Dal Bosco, altra docente della scuola coinvolta nel progetto. «Oltretutto si stimola un apprendimento inclusivo, ossia vengono coinvolti i ragazzi che hanno più difficoltà nell'apprendimento stimolando la loro curiosità e al contempo si valorizzano le eccellenze. Capita così che i nostri ragazzi non si accontentino di cercare libri in biblioteca, ma vadano alla ricerca di testi anche a San Bonifacio e Monteforte». Una ricerca che diventa metodo di studio per i ragazzi. Chissà che qualche studente oggi di Belfiore, non diventi domani un astrofisico.Z.M.

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