A sorpresa il Pentagono stanzia 11 miliardi di dollari per «ammodernare»
200 ordigni B61 ospitati da basi Nato europee: 50 sono ad Aviano, 20 a
Ghedi. 70 ogive nucleari custodite nelle basi italiane adeguate per il
lancio con gli F-35
Nello «storico» discorso di Praga del 2009, il presidente statunitense
Barck Obama dichiarava che gli Stati uniti avrebbero fatto passi
concreti verso un mondo senza armi nucleari, rafforzando il Trattato di
non-proliferazione. E lo stesso Pentagono, nel 2010 s'impegnava a
ridurre il numero degli ordigni atomici e a non svilupparne di nuovi.
Ora però Obama, Nobel per la pace e al suo secondo mandato, ha fatto una
«inversione a U nucleare»: lo ha scritto ieri il giornale britannico
The Guardian, fornendo importanti dettagli.
Sulla scia del discorso
di Obama, la Germania e altri membri europei della Nato (Belgio,
Lussemburgo, Norvegia e Olanda) - avevano proposto il ritiro delle armi
nucleari Usa dall'Europa, ritenute inutili dopo la fine della guerra
fredda. Ma alcuni stati dell'Est di recente entrati nella Nato hanno
bloccato la proposta, con l'argomentazione (sicuramente «suggerita» da
Washington) che ciò indebolirebbe l'impegno statunitense a «difenderli
contro la Russia».
Sono così rimaste in quattro paesi europei della
Nato - Germania, Italia, Belgio, Olanda - e in Turchia circa 200 bombe
nucleari tattiche (con gittata inferiore ai 5500 km) del tipo B61. Come
abbiamo sempre sostenuto sul manifesto, non si tratta di residuati
bellici della guerra fredda, ma di armi nucleari mantenute in efficienza
e pronte ad essere ammodernate. Lo conferma drammaticamente il nuovo
piano denunciato dal Guardian: gli Stati uniti spenderanno 11 miliardi
di dollari per ammodernare queste bombe nucleari.
Le B61 saranno
così trasformate da bombe a caduta libera in bombe «intelligenti», vale a
dire a guida di precisione: grazie a una nuova sezione di coda saranno
guidate sull'obiettivo da un sistema satellitare, probabilmente
integrato da uno laser. In tal modo potranno essere sganciate a grande
distanza dall'obiettivo (oltre 80 km). Le nuove bombe nucleari a guida
di precisione, ciascuna con una potenza di 50 kiloton (circa il
quadruplo della bomba di Hiroshima), saranno particolarmente adatte ai
nuovi caccia F-35 - tanto rivendicati dall'ammiraglio-ministro del
governo tecnico Giampaolo Di Paola - progettati per penetrare attraverso
le difese nemiche e dal «banale» costo per il bilancio italiano, che
prevede di acquistarne 90, di oltre dieci miliardi di euro.
Secondo una stima al ribasso, nel nostro paese ci
sono 70-90 bombe nucleari statunitensi, stoccate ad Aviano e
Ghedi-Torre. Ma esse potrebbero essere molte di più e stoccate anche in
altri siti. Tantomeno si conosce quante armi nucleari sono a bordo delle
unità della Sesta flotta e altre navi da guerra che approdano nei
nostri porti. Lo spiegamento delle armi nucleari statunitensi in Europa è
regolato infatti da accordi segreti, che i governi non hanno mai
sottoposto ai rispettivi parlamenti. Quello che regola lo schieramento
delle armi nucleari in Italia stabilisce il principio della «doppia
chiave», ossia prevede che una parte di queste armi possa essere usata
dalle forze armate italiane sotto comando Usa. A tal fine - rivela il
rapporto U.S. Nuclear Weapons in Europe, pubblicato dal Natural
Resources Defense Council - piloti italiani vengono addestrati all'uso
delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Frasca (Oristano) e Maniago II
(Pordenone).
In tal modo l'Italia, facente parte con gli Usa del
«Gruppo di pianificazione nucleare» della Nato, viola il Trattato di
non-proliferazione delle armi nucleari. Per di più, nel 1999 l'allora
premier D'Alema sottoscrisse, senza sottoporlo al parlamento, un accordo
sulla «pianificazione nucleare collettiva» della Nato in cui si
stabilisce che «l'Alleanza conserverà forze nucleari adeguate in
Europa». La pericolosità dell'arsenale nucleare in Italia consiste non
solo nel numero di ordigni qui depositati, ma nel fatto che il nostro
paese viene ad essere agganciato alla pericolosa strategia statunitense.
Sono in fase di realizzazione bombe nucleari in grado di penetrare nel
terreno e distruggere i bunker dei centri di comando, così da
«decapitare» il paese nemico con un first strike, un attacco nucleare di
sorpresa.
Chissà, se dopo avere in modo unanime escluso la politica
estera dal dibattito politico, i partiti avranno qualche reazione alla
notizia dell'ammodernamento dell'arsenale nucleare Usa in Italia. E
chissà se i portavoce del Movimento 5 Stelle chiederanno spiegazioni
all'ambasciatore Usa David Thorne, loro incredibile interlòcutore e
sostenitore, magari trasmettendo le risposte in streaming ?
Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci
Fonte
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