«Dalla Comunità Internazionale interventi concreti» Tra Ciotti, Saviano,
Strada, Cohn-Bendit, Frassoni, Nicolini, Onufrio, Segrè, Zingaretti
In occasione del 27esimo anniversario dell'incidente nucleare che il
26 aprile del 1986 sconvolse il mondo, Legambiente chiede di essere
«Uniti per aiutare e non dimenticare i bambini che vivono nelle terre
contaminate da Chernobyl» e per questo lancia su change.org
una petizione europea per chiedere alle istituzioni e alle
organizzazioni governative internazionali «Interventi e progetti
concreti a favore dei bambini e delle famiglie, vittime della
contaminazione di Chernobyl. Ricollocazione residenziale, monitoraggio
ambientale indipendente delle zone radioattive e interventi di
bonifica».
Una petizione scritta e voluta per ricordare che «A
27 anni dall'incidente di Chernobyl sono ancora 5 milioni le persone
che vivono in aree fortemente contaminate di Bielorussia, Russia e
Ucraina. Nel villaggio di Gden, a soli 15 km dall'impianto di
Chernobyl, abitano tuttora 250 persone, di cui 25 tra bambine e
bambini, completamente abbandonate a se stesse e che ogni giorno bevono e
mangiano acqua e cibi contaminati. La loro alimentazione provoca la
nascita di tumori e un abbassamento delle difesi immunitarie».
Stefano
Ciafani, vice-presidente di Legambiente, ricorda che «Le istituzioni
fanno finta di non vedere che queste zone morte, entro un raggio di 30
km dalla centrale esplosa, si stanno ripopolando. Tutto ciò è
inaccettabile: serve una seria presa di coscienza della situazione e
doverosi interventi per ridurre i rischi e gli effetti della
contaminazione, e l'insopportabile pericolo dell'oblio. Senza
interventi tempestivi tutte le persone che vivono nelle terre
contaminate sono destinate a morire. Con questo appello chiediamo alla
comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, di
intervenire subito con programmi e progetti di ricollocazione
residenziale per i bambini e le persone che ancora oggi vivono in
villaggi all'interno delle zone morte; di sostenere progetti
internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare
l'evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così
interventi specifici e mirati di bonifica. Infine chiediamo di fermare
la costruzione della nuova centrale nucleare già avviata nel nord della
Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania».
Angelo
Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, sottolinea
che «Oltre all'attivazione di progetti e iniziative mirate, è inoltre
fondamentale intervenire in modo significativo per ridurre i rischi di
carattere sanitario che la popolazione residente nelle aree più colpite
dal fall-out radioattivo sta subendo in prima persona. È infatti
inconcepibile il fatto che le autorità e le istituzioni locali
minimizzino le conseguenze ambientali del disastro nucleare che
permangono in modo sempre più grave per le famiglie e i bambini
costretti a vivere nella zona a maggiore rischio. Stiamo, infatti,
assistendo non solo alla permanenza dei residenti nelle aree
maggiormente contaminate ma anche a un ripopolamento e la conseguente
costruzione di case, coltivazione di campi, allevamento del bestiame in
loco. Senza dimenticare poi come funghi, selvaggina e legname
radioattivo vengano poi esportati in modo incontrollato nei mercati
europei. Per questo Legambiente continua a portare avanti il Progetto
Rugiada di solidarietà nei confronti dei bambini di Chernobyl che
vengono ospitati in un centro situato in area non contaminata, e
monitorati dal punto di vista medico per prevenire e curare le eventuali
patologie in atto».
Ecco il testo della petizione "Migliaia di
famiglie vivono nella zona radioattiva vicino a Chernobyl. Portiamole
via da lì!" che verrà consegnata al Presidente della Commissione europea
José Manuel Durao Barroso:
Sono trascorsi 27 anni dal disastro nucleare di Chernobyl e
ancora oggi 5 milioni di persone continuano a vivere in Bielorussia,
Ucraina e Russia in aree con livelli di radioattività pericolosi per la
salute (maggiori di 1 curie per chilometro quadrato). Alcune zone
abitate superano questo livello di oltre 50 volte. In queste aree vivono
anche centinaia di migliaia di bambini. La contaminazione umana
avviene oggi principalmente attraverso la catena alimentare.
In questi paesi è in corso una incomprensibile campagna governativa di negazione del rischio sanitario per i bambini e gli altri cittadini,
praticata con iniziative pericolose come: la riapertura di aree
fortemente contaminate per consentire di nuovo l'attività agricola o la
costruzione di case o il ritorno in quelle abbandonate dopo
l'incidente; il mancato controllo sul taglio del legname radioattivo,
sul prelievo di selvaggina, funghi e frutti di bosco e sulla loro
commercializzazione anche sui mercati internazionali.
Le
istituzioni fanno finta di non vedere che anche le zone cosiddette
morte (entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa) si stanno
ripopolando. In Bielorussia, solo per fare un esempio, nel villaggio di
Gden, a 15 km dall'impianto di Chernobyl, abitano tuttora 250 persone,
di cui 25 tra bambine e bambini: non solo vivono abbandonati a se
stessi e privi di ogni servizio, ma mangiano tutti i giorni prodotti
agricoli fortemente contaminati, come l'acqua che bevono.
A
complicare questo quadro disumano c'è anche la costruzione di una nuova
centrale nucleare nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal
confine con la Lituania, anch'essa in procinto di costruire un nuovo
impianto atomico.
Tutto questo è inaccettabile. Sono
doverosi interventi e progetti per ridurre rischi ed effetti della
contaminazione e l'insopportabile rischio dell'oblio. Queste azioni non
posso essere demandate esclusivamente alle autorità governative locali o
alla buona volontà delle tante associazioni e organizzazioni del
volontariato internazionale: è necessaria prima di tutto una forte
presa di coscienza e iniziativa da parte delle istituzioni e
organizzazioni governative internazionali.
Per queste ragioni
chiediamo alla Comunità internazionale, a partire dalla Commissione
europea, un forte intervento finalizzato a:
- intervenire con
programmi di tutela e progetti di ricollocazione residenziale per quei
bambini e quelle persone che in Bielorussia, Ucraina e Russia ancora
oggi vivono in villaggi all'interno della zona morta o comunque in aree
fortemente contaminate;
- sostenere progetti internazionali di
monitoraggio ambientale per meglio studiare l'evoluzione della
contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e
mirati di bonifica;
- fermare la costruzione della centrale nucleare sul territorio bielorusso e di quella lituana ai confini con la Bielorussia.
L'appello
è già stato sottoscritto da personalità della società civile di
diversi settori come Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera,
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Daniel
Cohn-Bendit, co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo,
Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo, Giusi
Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa, Giuseppe Onufrio, direttore di
Greenpeace Italia, Roberto Saviano, scrittore, Andrea Segrè, professore
Ordinario di Politica Agraria Internazionale e Comparata
all'università di Bologna, Gino Strada, fondatore di Emergency, Nicola
Zingaretti, presidente della Regione Lazio.
Per sottoscrivere la petizione:
http://change.org/viadachernobyl
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