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Tuesday, April 23, 2013

Via da Chernobyl, la petizione per i bambini e le famiglie che vivono ancora nelle zone contaminate

«Dalla Comunità Internazionale interventi concreti» Tra Ciotti, Saviano, Strada, Cohn-Bendit, Frassoni, Nicolini, Onufrio, Segrè, Zingaretti




In occasione del 27esimo anniversario dell'incidente nucleare che il 26 aprile del 1986 sconvolse il mondo, Legambiente chiede di essere «Uniti per aiutare e non dimenticare i bambini che vivono nelle terre contaminate da Chernobyl» e per questo lancia su change.org una petizione europea per chiedere alle istituzioni e alle organizzazioni governative internazionali «Interventi e progetti concreti a favore dei bambini e delle famiglie, vittime della contaminazione di Chernobyl. Ricollocazione residenziale, monitoraggio ambientale indipendente delle zone radioattive e interventi di bonifica».
Una petizione scritta e voluta per ricordare che «A 27 anni dall'incidente di Chernobyl sono ancora 5 milioni le persone che vivono in aree fortemente contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina. Nel villaggio di Gden, a soli 15 km dall'impianto di Chernobyl, abitano tuttora 250 persone, di cui 25 tra bambine e bambini, completamente abbandonate a se stesse e che ogni giorno bevono e mangiano acqua e cibi contaminati. La loro alimentazione provoca la nascita di tumori e un abbassamento delle difesi immunitarie».
Stefano Ciafani, vice-presidente di Legambiente, ricorda che «Le istituzioni fanno finta di non vedere che queste zone morte, entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa, si stanno ripopolando. Tutto ciò è inaccettabile: serve una seria presa di coscienza della situazione e doverosi interventi per ridurre i rischi e gli effetti della contaminazione, e l'insopportabile pericolo dell'oblio. Senza interventi tempestivi tutte le persone che vivono nelle terre contaminate sono destinate a morire. Con questo appello chiediamo alla comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, di intervenire subito con programmi e progetti di ricollocazione residenziale per i bambini e le persone che ancora oggi vivono in villaggi all'interno delle zone morte; di sostenere progetti internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare l'evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e mirati di bonifica. Infine chiediamo di fermare la costruzione della nuova centrale nucleare già avviata nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania».
Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, sottolinea che «Oltre all'attivazione di progetti e iniziative mirate, è inoltre fondamentale intervenire in modo significativo per ridurre i rischi di carattere sanitario che la popolazione residente nelle aree più colpite dal fall-out radioattivo sta subendo in prima persona. È infatti inconcepibile il fatto che le autorità e le istituzioni locali minimizzino le conseguenze ambientali del disastro nucleare che permangono in modo sempre più grave per le famiglie e i bambini costretti a vivere nella zona a maggiore rischio. Stiamo, infatti, assistendo non solo alla permanenza dei residenti nelle aree maggiormente contaminate ma anche a un ripopolamento e la conseguente costruzione di case, coltivazione di campi, allevamento del bestiame in loco. Senza dimenticare poi come funghi, selvaggina e legname radioattivo vengano poi esportati in modo incontrollato nei mercati europei. Per questo Legambiente continua a portare avanti il Progetto Rugiada di solidarietà nei confronti dei bambini di Chernobyl che vengono ospitati in un centro situato in area non contaminata, e monitorati dal punto di vista medico per prevenire e curare le eventuali patologie in atto».
Ecco il testo della petizione "Migliaia di famiglie vivono nella zona radioattiva vicino a Chernobyl. Portiamole via da lì!" che verrà consegnata al Presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso:
Sono trascorsi 27 anni dal disastro nucleare di Chernobyl e ancora oggi 5 milioni di persone continuano a vivere in Bielorussia, Ucraina e Russia in aree con livelli di radioattività pericolosi per la salute (maggiori di 1 curie per chilometro quadrato). Alcune zone abitate superano questo livello di oltre 50 volte. In queste aree vivono anche centinaia di migliaia di bambini. La contaminazione umana avviene oggi principalmente attraverso la catena alimentare.
In questi paesi è in corso una incomprensibile campagna governativa di negazione del rischio sanitario per i bambini e gli altri cittadini, praticata con iniziative pericolose come: la riapertura di aree fortemente contaminate per consentire di nuovo l'attività agricola o la costruzione di case o il ritorno in quelle abbandonate dopo l'incidente; il mancato controllo sul taglio del legname radioattivo, sul prelievo di selvaggina, funghi e frutti di bosco e sulla loro commercializzazione anche sui mercati internazionali.
Le istituzioni fanno finta di non vedere che anche le zone cosiddette morte (entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa) si stanno ripopolando. In Bielorussia, solo per fare un esempio, nel villaggio di Gden, a 15 km dall'impianto di Chernobyl, abitano tuttora 250 persone, di cui 25 tra bambine e bambini: non solo vivono abbandonati a se stessi e privi di ogni servizio, ma mangiano tutti i giorni prodotti agricoli fortemente contaminati, come l'acqua che bevono.
A complicare questo quadro disumano c'è anche la costruzione di una nuova centrale nucleare nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania, anch'essa in procinto di costruire un nuovo impianto atomico.
Tutto questo è inaccettabile. Sono doverosi interventi e progetti per ridurre rischi ed effetti della contaminazione e l'insopportabile rischio dell'oblio. Queste azioni non posso essere demandate esclusivamente alle autorità governative locali o alla buona volontà delle tante associazioni e organizzazioni del volontariato internazionale: è necessaria prima di tutto una forte presa di coscienza e iniziativa da parte delle istituzioni e organizzazioni governative internazionali.
Per queste ragioni chiediamo alla Comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, un forte intervento finalizzato a:
- intervenire con programmi di tutela e progetti di ricollocazione residenziale per quei bambini e quelle persone che in Bielorussia, Ucraina e Russia ancora oggi vivono in villaggi all'interno della zona morta o comunque in aree fortemente contaminate;
- sostenere progetti internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare l'evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e mirati di bonifica;
- fermare la costruzione della centrale nucleare sul territorio bielorusso e di quella lituana ai confini con la Bielorussia.
L'appello è già stato sottoscritto da personalità della società civile di diversi settori come Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo, Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, Roberto Saviano, scrittore, Andrea Segrè, professore Ordinario di Politica Agraria Internazionale e Comparata all'università di Bologna, Gino Strada, fondatore di Emergency, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio.

Per sottoscrivere la petizione:
http://change.org/viadachernobyl

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