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Tuesday, July 16, 2013

Quell' ancestrale legame genetico tra il pianeta blu e il pianeta rosso

Siamo tutti marziani? E' una delle ipotesi avanzate da un nuovo studio comparso sulla rivista Astrobiology, condotto da un team di scienziati guidati da Christofer Carr, ricercatore del Dipartimento di Terra, Atmosfera e Scienze Planetarie del MIT
 
marte-terra.jpgSecondo gli scienziati planetari, l'ipotesi che tutta la vita sulla Terra possa avere un legame con eventuali organismi che hanno avuto origini su Marte è tutt'altro che peregrina. Più di 3,5 miliardi di anni fa, un incursione di meteore ha sconvolto il Sistema Solare, facendo registrare numerosi impatti sui pianeti.
Gli impatti meteoritici potrebbero aver spinto frammenti di Terra verso Marte e viceversa, creando una discendenza genetica comune tra i due pianeti, basata sul DNA.
Il team di scienziati guidato da Carr ha costruito un mini-sequenziatore genetico che un giorno potrebbe essere inviato su Marte per analizzare campioni di terreno alla ricerca di DNA e di altro materiale genetico.

Per rilevare dati genetici su Marte, uno strumento di sequenziamento del DNA dovrebbe resistere a bruschi sbalzi di temperatura e all'esposizione costante di radiazioni. Tale esposizione può causare falsi positivi, per esempio, oppure registrare inesistenti basi supplementari di DNA.
Il piccolo dispositivo di sequenziamento è stato testato in laboratorio, esponendolo a massicce dosi di radiazioni, simili a quelle che potrebbero investirlo in un futura missione su Marte.
Dopo l'esposizione, il dispositivo ha analizzato un ceppo di E. coli, individuando con successo la sua sequenza genetica. A quanto rivelano i ricercatori, il dispositivo può resistere per oltre due anni nello spazio, abbastanza a lungo da raggiungere Marte e raccogliere dati per un anno e mezzo.
“Nel corso del tempo, le prestazioni di un qualsiasi dispositivo su Marte tendono a degradare, riducendo la nostra capacità di ottenere dati di sequenza. Lo strumento potrebbe avere un tasso di errore sempre più elevato, o potrebbe non funzionare affatto”, spiega Carr.
“Ma il dispositivo che abbiamo realizzato non ha mostrato questo tipo di problema. Dopo sue anni di missioni, esso sarà ancora in grado di funzionare. Questi chip sono ottimi candidati per la ricerca di vita su Marte”.

Ma il team ritiene che non solo Marte sia il bersaglio perfetto del dispositivo. “I risultati suggeriscono che il sequenziamento genetico può essere un processo fondamentale per la ricerca di vita nello spazio, sopratutto in luoghi come Europa, la luna di Giove, dove esistono oceani liquidi adatti ad ospitare la vita”, continua Carr. “Altro luogo promettente può essere Encelado, una delle lune di Saturno, dove si ritiene possa esserci una potenziale zona abitabile con emissioni di radiazioni molto meno intense”.
In fin dei conti, lo scopo finale dei ricercatori sarebbe quello di trovare una conferma definitiva alla teoria della 'Panspermia”, un'ipotesi che suggerisce che i semi della vita (in senso ovviamente figurato) siano sparsi per l'Universo, e che la vita sulla Terra sia iniziata con l'arrivo di detti semi e il loro sviluppo. È implicito quindi che ciò possa accadere anche su molti altri pianeti. Per estensione, semi si potrebbero considerare anche semplici molecole organiche.

Fonte

Commento di Oliviero Mannucci: Mi fa piacere vedere che al MIT sono arrivati a fare l'ipotesi che il genere umano possa discendere da una razza marziana. Ma chi mi conosce sa, che questa ipotesi il sottoscritto l'aveva già considerata con un certo anticipo. Nel 1980, scrivetti un racconto di fantascienza intitolato: I CANALI DI MARTE, in cui raccontavo della prima missione umana verso Marte. L'astronave si chiamava ARES, guarda caso il vettore che porterà l'uomo su Marte si chiamerà proprio così. Gli astronauti discesi su Marte, che vivevano in un habitat, molto simile ad  un  barattolo con quattro zampe ( la Nasa ha progettato anche questa proprio come la immaginavo io a 15 anni ), viene spazzata via da una bufera di vento e finisce dentro un cunicolo naturale molto profondo( sono stati fotografati solo successivamente)  che la fa scivolare dentro un canale marziano sotterraneo, che poi si rivelerà una vera e propria città rifugio sotterranea, fornita di luce e ossigeno, ancora funzionante, dove i marziani che non erano potuti partire per mancanza di astronavi, si erano rifugiati per tentare di sopravvivere all'allontanamento del pianeta rosso dalla sua orbita scalzato da un satellite ghiacciato di Giove, che sfuggito alla sua orbita a causa di un impatto con un grandissimo asteroide aveva preso il posto del pianeta rosso ( il satellite di Giove era appunto la Terra) . Gli astronauti trovano un grandissimo schermo collegato da un computer,  riescono ad attivarlo e appare un marziano, quasi in fin di vita che racconta la storia dell'esodo verso la Terra ansimando e di come il pianeta uscendo dalla sua orbita fosse soggetto a dei cambiamenti catatstrofici. Gli astronauti poi, dopo mille peripezie, riescono a raggiungere navetta che li porterà ad agganciarsi con la nave madre in orbita intorno a Marte e  a fare ritorno sulla Terra. Il racconto terminava con i titoli sui giornali: I MARZIANI SIAMO NOI! Questo racconto lo fece leggere a diverse persone, anche compagni di scuola dell'Istituto di cinematografia Roberto Rossellini che allora frequentavo e piacque molto. Addirittura lo lesse anche un editore amico di mio padre e questo mi disse che se ne avessi scritti diversi me li avrebbe pubblicati in un libretto. Ma gli impegni scolastici m'impedirono  d'intraprendere la carriera di scrittore. I tempi non erano maturi? Probabilmente!

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