Agli
inizi degli anni settanta la Nasa inviò nello spazio due sonde che, a
seguito della loro traiettoria, si sarebbero spinte oltre i confini del
Sistema Solare. Per questo si decise di installare a bordo una piccola
placca contenente informazioni utili nel caso in cui un'eventuale
civiltà aliena avesse avuto modo di intercettarle
-Gianfranco Broun- 29 luglio 2013 –
Un messaggio per gli alieni: una sorta di lettera che dalla Terra è
stata inviata a possibili civiltà aliene che potessero in qualche modo
individuarla e leggerne il contenuto. Questa l'idea alla base delle due
placche montate sulle sonde Pioneer.
L'idea era venuta a Eric Burgess che, per
l'occasione, contattò Carl Sagan, astronomo e divulgatore scientifico
autore, tra l'altro, del romanzo Contact, noto per la sua trasposizione
cinematografia con Jodie Foster. Subito iniziarono i lavori per proporre
un messaggio che eventuali popoli extraterrestri potessero in qualche
modo decifrare e comprendere.
Un'idea che piacque molto e che si
concretizzò prima con il lancio della sonda Pioneer 10 il 2 marzo del
1972 e poi, nuovamente, il 6 aprile 1973 con la Pioneer 11.
La placca è un rettangolo con dimensioni
pari a 229 x 152 millimetri, con uno spessore di 1.27 e incisioni
profonde in media 0.381 (le misure originali sono state decise con
l'utilizzo dell'unità di misura del pollice) composta in alluminio
anodizzato con oro e posizionata sul fronte dei supporti delle antenne,
in modo da avere una protezione dalla corrosione della polvere
interstellare.
La lettura dei simboli della placca.
La placca si compone di una buona serie di
simboli che servono anzitutto a darne la corretta chiave di lettura e
in seguito a fornire le indicazioni volute. In pratica si è deciso di
sfruttare un linguaggio simbolico scientifico e non lettere o
ideogrammi, affinché si fosse in grado di creare una base capace di
fornire alcuni dati, scritti in sistema binario, su distanze e
lunghezze.
Tutto è stato fatto con la prima immagine,
in alto a sinistra, che rappresenta la transizione iperfine per
inversione di spin dell'idrogeno neutro, l'elemento più abbondante
presente nell'universo. Una base dell'alfabeto poi utilizzato
successivamente che deve però essere in qualche modo compreso e capito
da un'eventuale lettore, che deve interpretare quei simboli e riuscire a
correlarli con il concetto di spin.
Questo dato fornisce due differenti unità
di misura atte a misurare lo spazio e il tempo: l'inversione di spin da
up a down è infatti descrivibile con una lunghezza d'onda di 21
centimetri e con una frequenza di 1420 Mhz, tradotto anche in 0.704024
nanosecondi. Tutti i dati che compariranno successivamente saranno
quindi basati su questi valori.
Nella raffigurazione c'è anche una piccola stanghetta che indica la rappresentazione dell'uno in sistema binario.
Sotto questo sono presenti una serie di
linee che partono da un centro comune e si dipanano in determinate
direzioni: in tutto sono quindici; quattordici sono corrispondenti a
delle pulsar, con distanze calcolate proprio sulla base della frequenza
dell'inversione dell'idrogeno quale unità di riferimento. Siccome non
tutte sono individuabili da qualunque parte della galassia, una tale
ridondanza di dati serve a garantire la possibilità di individuarne
almeno alcune e di triangolare in questo modo la posizione del Sole.
Sulle linee è anche segnalata la terza coordinata riferita alla
perpendicolare del piano galattico. Siccome i periodi delle pulsar
variano anche nel tempo, è possibile in questo modo riuscire a risalire
alla data di lancio della sonda.
La quindicesima linea serve invece a
indicare la distanza del Sole dal centro della galassia: un lungo
segmento che corre dietro alle due figure umane e alla rappresentazione
della Pioneer.
Sotto questa immagine c'è un'altra
raffigurazione indicante il Sistema Solare con un diagramma sistematico
dei pianeti che risulta essere però parzialmente errato. Anzitutto
perché all'epoca non si conoscevano bene tutti i pianeti, motivo per cui
se Saturno era rappresentato con i ben noti anelli mentre non
altrettanto vale per Giove, Urano e Nettuno; inoltre appare Plutone, che
dal 2006 non è più considerato pianeta. Sotto ciascuno di questi è
indicata la distanza dal Sole. Una linea va poi a indicare la
traiettoria che la sonda ha compiuto prima di dirigersi verso lo spazio
profondo oltre il sistema solare: su entrambe avvenuto dopo il
superamento di Giove, cosa non del tutto vera, visto che la Pioneer 11
ha subito una modifica di percorso che l'ha portata fino a Saturno.
A tutto questo si aggiunge ancora la
rappresentazione di un uomo e una donna, razza caucasica, con a fianco
la struttura della sonda, così da ricavarne facilmente le dimensioni
reali, e con annotato anche qui il dato dell'altezza, pari a 168
centimetri. L'uomo ha la mano destra alzata, segno che sulla terra è
inteso come amichevole e di saluto ma che non potrebbe essere allo
stesso modo identificabile dagli alieni: con quella stessa immagine è
però anche possibile evidenziare come la mano stessa sia composta da
cinque dita con un pollice opponibile. Tra le altre cose sono indicati
anche i genitali maschili, mentre nella donna sono appena accennati.
Le critiche.
La placca ha subito molto critiche, a
partite dalla poca chiarezza. Mostrandola a diversi scienziati, in pochi
sono stati capaci a decodificarla totalmente. Inoltre quelli che sono
alcuni simbolismi tipici della Terra, come la freccia, non possono
essere considerati chiari per altre civiltà aliene.
Lo stesso vale per la decisione di
indicare i pianeti: questa distinzione si basa soprattutto su una serie
di convenzioni e caratteristiche prefissate dall'uomo che possono non
essere ben interpretate da un alieno; forse poteva essere più idoneo
indicare tutti i principali corpi celesti, comprese le indicazioni di
eventuali nubi di asteroidi e dare una visione più proporzionata del
Sistema Solare.
Altre critiche sono arrivate da chi non
voleva che venisse rappresentato né il corpo umano, né l'ubicazione del
pianeta Terra, in maniera da evitare una possibile invasione bellica
qualora la civiltà extraterrestre fosse interessata alla conquista di
altri mondi abitati.
Alla base di tutto, però, c'era la
necessità di fornire informazioni utili in uno spazio particolarmente
ristretto: a nulla sarebbe servito creare prima un prontuario per
identificare i singoli simboli e le nozioni convenzionali per riportarle
solo in seguito all'interno di calcoli, schermi ed espressioni
matematiche laddove non c'era lo spazio per poi riprodurle.
Commento di Oliviero Mannucci: Bella targa! Peccato che si sono dimenticati di indicare la concreta possibilità, nella quale una nave aliena in avicinamento alla Terra potrebbe trovarsi. Essere interecettata da cannoni al plasma USA, se si trova ancora poco fuori dall'atmosfera, o da aerei da caccia, che per dare il benvenuto agli incauti alieni, sarebbero pronti a sparagli contro di tutto e di più, come è già accaduto in passato. Che bestie strane sono gli umani!? Prima ti invitano. Eppoi quando arrivi, ti sparano! O nella migliore delle ipotesi, anche se ti vedono migliaia di persone, non esisti.
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