Inspiegabili pennacchi di vapore radioattivo stanno fuoriuscendo dall’edificio del reattore 3 di Fukushima.
Ricordiamo che il reattore 3 di Fukushina Dai-ichi è esploso il 13
marzo del 2011, danneggiando il contenimento dell’edificio e emettendo
un’ enorme quantità di radiazioni. Dopo l’intervento dei “liquidatori”
e l’iniezione di grandissime quantità di acqua, secondo la Tokyo Electric Power
Company (Tepco) e il governo giapponese, la situazione era stata messa
sotto controllo, ma la recrudescenza di alcuni fenomeni, come la
recente fuoriuscita del vapore, non promette nulla di buono. I portavoce
della Tepco
hanno affermato di non avere un’idea precisa circa la causa e la
provenienza delle emissioni, perché i livelli di radiazioni letali e i
danneggiamenti alla struttura del reattore 3, rendono ancora impossibile
ispezionare in maniera approfondita l’interno dell’edificio. Le ipotesi
ufficiali prospettate dall’azienda sono varie, tra queste:
Ipotesi 1: fusione in atto.
La piscina di stoccaggio del combustibile del reattore 3 ospita ancora circa 89 tonnellate di combustibile nucleare Mox a base di plutonio,
composto da 514 barre di combustibile. Da quando è avvenuta
l’esplosione, i tecnici della Tepco sono preoccupati che la piscina di
stoccaggio del combustibile esaurito si prosciughi, perché le barre di
combustibile esaurito fortemente radioattive, potrebbero fondere e
produrre ulteriori significative emissioni nell’atmosfera.
Se fosse questo il caso, l’acqua avrebbe cominciato a surriscaldarsi e a
produrre nuvole di vapore, prima di una fusione completa. Questa
eventualità, che avrebbe conseguenze disastrose, sembra essere
relativamente improbabile, tuttavia l’emittente Turner Radio Network
sta consigliando alle popolazioni che vivono sulla costa occidentale
del Nord America, a pepararsi al peggio, nel caso che inizi una fusione
del combustibile esaurito. Nessun avviso ufficiale è stato ancora
rilasciato sulle due coste del Pacifico interessate.
Ipotesi 2: il “corium” ha raggiunto le acque sotterranee.
Lo stesso reattore 3 che conteneva 566 barre di combustibile, ha registrato una fusione completa. La posizione del combustibile fuso, noto come “corium”,
è sconosciuta, ma potrebbe essersi fatto strada attraverso la base del
reattore, penetrando nel terreno sottostante. Questa situazione
potrebbe produrre vapore, se il corium caldo fosse venuto a contatto con
le acque sotterranee, e in questo caso il rilascio di contaminazione
radioattiva potrebbe interessare a breve l’Oceano Pacifico.
Ipotesi 3: acqua piovana sugli elementi stray fuel/reattore.
Una spiegazione alternativa è che i pennacchi di vapore potrebbero essere causati da combustibile disperso (stray fuel)
e da frammenti di barre del reattore – che a loro volta producono
notevoli quantità di calore – che entrano in contatto con l’acqua
piovana che filtra attraverso la struttura danneggiata e senza tetto.
Secondo un post di Fairewinds Energy Education
pubblicato su Facebook, il reattore sta producendo circa 1 MW di
calore, pari a 1.000 cucine elettriche da 1KW, in maniera sufficiente da
produrre grandi quantità di vapore. Questo darebbe una spiegazione
meno preoccupante, in quanto la radioattività sarebbe in continuo
declino, con la produzione di calore e l’aumento del volume di
vapore. Questa sarebbe l’eventualità meno preoccupante, anche se
attualmente le fuoriuscite in atto stanno comunque apportando notevoli
quantità di radiazioni nell’atmosfera.
La
Nhk, il network radio-televisivo statale giapponese, ha annunciato in
questi giorni che per la gestione delle scorie nucleari ci sarà entro
breve tempo una normativa più efficace. L’esecutivo ha infatti
ufficializzato di voler rivedere la politica relativa alla gestione
delle scorie nucleari, soprattutto in merito alla selezione dei siti per lo stoccaggio.
Il Ministero dell’Industria ha confermato a questo proposito che entro
pochi giorni metterà in vigore le proposte sottoposte lo scorso novembre
da un gruppo di esperti geologi. Il governo centrale vuole sotterrare a
grandi profondità le scorie altamente radioattive delle centrali
nucleari presenti nel paese, e ha chiesto agli enti locali di proporre
dei siti, in base a una legge entrata in vigore nell’ormai lontano 2000.
Ma
nessuna municipalità, nemmeno quelle disposte a riaprire le centrali
nucleari che ancora cconsiderano sicure, ha risposto alla richiesta
dei diversi governi succedutisi dal 2000 ad oggi, impedendo di fatto
l’identificazione di siti di stoccaggio definitivo. Entro il prossimo
febbraio il governo centrale redigerà in ogni caso una lista di luoghi
ritenuti scientificamente appropriati per l’interramento, per risolvere
il problema entro il 2014. Le autorità chiederanno nuovamente alle
municipalità interessate di approvare il progetto.
La popolazione giapponese, secondo un recente sondaggio promosso dall’emittente Nhk, non è convinta circa la soluzione di seppellire le scorie radioattive in profondità,
dato anche il carattere fortemente sismico del Giappone, e la densità
di una popolazione concentrata in un territorio che consente ben poche
vie di fuga.
Alma Daddario
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