Al via la maratona dei radiotelescopi a caccia di E.T.
Manifestazione organizzata per celebrare il 50o anniversario dell'inizio della ricerca di forme di vita extraterrestri
05 novembre, 14:28ROMA - Al via la 'maratona' di osservazioni simultanee a caccia di 'E.T.' organizzata per celebrare il 50/mo anniversario dell'inizio della ricerca di forme di vita intelligenti extraterrestri. Da oggi fino all'8 novembre numerosi radiotelescopi da tutto il mondo parteciperanno all'iniziativa fra cui l'antenna della Stazione Radioastronomica di Medicina (in provincia di Bologna) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
La parabola da 32 metri dell'Istituto, spiega l'Inaf, avra' tra i suoi obiettivi anche la stella Gliese 581, nota per possedere un sistema planetario nel quale almeno un pianeta si troverebbe nella cosiddetta 'zona di abitabilita', dove cioe' l'acqua eventualmente presente in esso potrebbe trovarsi allo stato liquido. Era l'estate del 1960, l'anno in cui per la prima volta un radiotelescopio fu puntato al cielo a caccia di extraterrestri, quando negli Stati Uniti Frank Drake, un radioastronomo ventinovenne del National Radio Astronomy Observatory in Virginia punto' l'antenna del radiotelescopio Howard Tatel verso due stelle simili al nostro Sole, Tau Ceti ed Epsilon Eridani. Il suo obiettivo era cercare segnali radio prodotti da civilta' extraterrestri in possesso di una tecnologia che permettesse loro di diffonderli nello spazio. Iniziava cosi' il progetto Ozma, che, sottolinea l'Inaf, apriva un nuovo affascinante capitolo nell'esplorazione dell'Universo.
Come quel progetto prendeva il nome da una principessa del racconto 'Il meraviglioso Mago di Oz' la maratona che parte oggi porta il nome di un'eroina dello stesso romanzo: Dorothy. La caccia alla vita extraterrestre sara' globale, con la partecipazione di radiotelescopi distribuiti sui cinque continenti, gli obiettivi sono stati selezionati dal Seti Institute ''un programma - ha spiegato Stelio Montebugnoli, tecnologo dell'Inaf presso la stazione di Medicina - che opera con donazioni di privati e che si propone di cercare segnali radio emessi da eventuali civilta' aliene in possesso di una opportuna tecnologia''.
Commento di Oliviero Mannucci:
E se gli ET non usassero le onde radio per i collegamenti interstellari?
Sicuramente è più intelligente inviare segnali a stelle relativamente vicine ( entro al max.100 a.l) per sperare di ricevere un segnale ET e non come fecero nel 1974 dal telescopio di Arecibo, che inviò un potente segnale vero l'ammasso di stelle M13 che si trova a 23500 anni luce dalla Terra ( per ricevere una risposta il genere umano dovrà attendere 47000 anni, se ancora esisterà ). Ma voglio fare una riflessione ad alta voce: eventuali civiltà aliene potrebbero rispondere con le onde radio solo se fossero ad un pari grado di arretratezza tecnologica come quella terrestre, le altre quelle più avanzate, che hanno vascelli che possono superare le grandi distenze stellari in un battito di ciglio, perchè mai dovrebbero ancora usare le onde radio per fare collegamenti interstellari?! Sono persone come noi del resto, se gli si rompesse l'astronave e volessere essere salvati da una missione inviata dal loro pianeta non utilizzerebbero le normali onde radio per chiedere aiuto, ma probabilmente un sistema di comunicazione più veloce ed efficiente che a noi è ancora sconosciuto, quindi quando noi inviamo o cerchiamo segnali nello spazio siamo sicuri che siamo nelle condizioni di poter ricevere messaggi ET o di poterli trasmettere loro, con la tecnologia disponibile al momento?
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