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Saturday, November 9, 2013

E se vivessimo in una simulazione creata al computer da una civiltà aliena avanzata?










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«Che cosa vuol dire "reale"? Dammi una definizione di "reale". Se per reale ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel "reale" sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello»

La frase iniziale è tratta dal film “Matrix” ed è proferita da Morpheus a Neo, nel momento in cui tenta di spiegargli la vera natura di Matrix, elaborata simulazione olografica concepita per sfruttare l’energia corporea degli esseri umani.
E’ solo l’idea fantasiosa di una sceneggiatura? In verità, l’ipotesi che il nostro universo possa essere una simulazione tridimensionale è stata avanzata da diversi scienziati.
Certo, si tratta di un’idea da capogiro, ma in fin dei conti è solo un modo per tentare di descrivere uno dei più grandi misteri che è sotto i nostri occhi e che può riassumersi in una semplicissima domanda: che cosa è la realtà?
Secondo alcuni eminenti scienziati, la realtà che abbiamo sotto gli occhi potrebbe essere il frutto di una elaborata simulazione olografica programmata in un super-computer da una civiltà di esseri enormemente più avanzata della nostra.
Se questo sospetto abita nelle nostre menti, c’è un modo concreto per scoprire se questo è vero? E che mai avrebbe potuto creare un piano tanto inquietante e, soprattutto, per quali scopi? Infine, sarebbe possibile fuggire da questo Universo-Matrice?
Il fisico Alain Aspect ha condotto un esperimento di notevole interesse per dimostrare che la rete di particelle subatomiche che compone il nostro universo – il cosiddetto tessuto della realtà – possiede quelle che sembrano essere innegabili proprietà olografiche.
Inoltre, secondo la teoria proposta da Robert Lanza (autore del libro “Biocentrism” – How Life and Consciousness are the Keys to Understanding the True Nature of the Universe – “Biocentrismo” – Come la vita e la coscienza sono le chiavi per comprendere la vera natura dell’Universo), la morte potrebbe essere solo un’illusione, l’esperienza sensibile dell’uscita dall’Universo olografico.



Un pensiero filosofico antico

Platone, filosofo greco molto importante dell’epoca classica, elaborò un intrigante racconto – Il mito della caverna -, attraverso il quale tentava di spiegare la sua idea sulla natura della realtà. Il filosofo greco era convinto che il nostro mondo, l’universo e tutto quanto, non fosse altro che la copia sbiadita della vera realtà, chiamata Iperuranio (al di là dei cieli).
Quindi, quella che noi reputiamo essere la realtà, è semplicemente un’illusione. L’uomo sarà in grado di conoscere la vera natura dell’Universo solo quando la sua anima farà ritorno nell’Iperuranio, luogo nel quale sarà possibile conoscere le cose così come sono.
Ma supponiamo per un momento che viviamo in una simulazione e la nostra realtà non è altro che un’illusione. Dalla nostra esperienza sensoriale, potremmo pensare di essere una specie avanzata. Eppure, possediamo una conoscenza molto limitata del mondo che ci circonda.
Basta pensare che non abbiamo la facoltà di percepire né gli infrarossi, né gli ultrasuoni. Quante altre cose sfuggono ai nostri sensi? Come spiegare fenomeni assurdi come la materia oscura o l’energia oscura o i buchi neri?
Nick Bostrom, docente presso la Facoltà di Filosofia all’Università di Oxford e direttore fondatore del Future of Humanity Institute e del Programma sugli impatti della Future Technology della Oxford Martin School, alcuni anni fa, ha presentato quello che è stato definito “Argomento sulla simulazione” che è ancora fonte di ampi dibattiti tra gli scienziati.
Mettendo una parentesi alla parte matematica della teoria, Bostrom inizia la sua riflessione con l’ipotesi che le civiltà future avranno abbastanza potenza di calcolo e avanzate capacità informatiche per essere in grado di creare una simulazione avanzata della vita umana.
La simulazione sarebbe abitata da esseri programmati con una tale complessità da essere coscienti e avere lo stesso tipo di esperienze che abbiamo noi. I cervelli simulati, sarebbero parte integrante di questo universo matrice.
Nella sua ipotesi, Bostrom non fa previsioni su quanto tempo ci vorrà per sviluppare questa capacità. Alcuni futurologi credono che questo possa avvenire entro i prossimi 50 anni. “Ma anche se ci volessero 10 milioni di anni, questo non fa alcuna differenza per l’argomento”, spiega lo stesso Bostrom nel suo articolo “Viviamo in una simulazione al computer?”.
Il nostro universo ha un’età tra i 14 e i 16 miliardi di anni, quindi, è probabile che una civiltà antecedente alla nostra, molto più evoluta, sia stata in grado di realizzare la sofisticata simulazione nella quale ci troviamo.
Bostrom è consapevole, però, che la sua idea è indimostrabile, se non altro per il fatto che possediamo talmente poche informazioni sulla realtà che è impossibile stabilire se questa ipotesi è vera o falsa. Se fosse vera, “le leggi scoperte da Copernico, Darwin, Einstein e gli altri, sarebbero la descrizione sensibile del funzionamento della realtà simulata.
Queste leggi potrebbero essere o non essere identiche a quelle che operano al livello più fondamentale della realtà, cioè al di fuori del computer che sta eseguendo la nostra simulazione”.



Ma perché una civiltà avanzata dovrebbe creare un mondo virtuale?

Secondo Bostrom, potrebbe trattarsi di un esperimento scientifico, con lo scopo di studiare le epoche tecnologicamente più primitive. Ma peggio ancora, potrebbe trattarsi di un gioco virtuale per i nostri creatori, elaborato con lo stesso spirito con il quale noi giochiamo con “The Sims”! E’ davvero impossibile a dirsi.

Ma è possibile capire se stiamo veramente vivendo in una Simulazione?

Se i programmatori dell’universo matrice non vogliono farci sapere che la nostra realtà è una simulazione, forse non riusciremo mai a capirlo. Ma se decidono di dirci la verità, sicuramente, prima o poi, si sveleranno. Un giorno qualsiasi, mentre passeggi per strada, potrebbe aprirsi una finestra di pop-up davanti ai tuoi occhi con su scritto “Questa è una simulazione. Clicca qui per maggiori informazioni!
In verità la questione potrebbe essere più intrigante. Ammesso che siamo delle menti simulate, il fatto che ci poniamo domande sulla natura della realtà è previsto dal programma, si tratta di un errore o di una evoluzione non prevista dagli architetti?
Alcuni pensatori di indole più spirituale, hanno ipotizzato che quella che a noi sembra essere una simulazione, potrebbe semplicemente essere il modo di operare dell’Architetto (la grande mente che ha elaborato la realtà e che qualcuno individua con la parola Dio).
In questo caso, le domande esistenziali che abitano la mente dell’uomo – chi siamo, qual è lo scopo della nostra vita, cosa è la realtà e cose c’è dopo la morte – sarebbero la parte più importante della nostra programmazione, anzi, lo scopo principale e non un errore o una semplice evoluzione non prevista. Se così fosse, forse l’umanità è orientata più alla dimensione “esistenziale” dell’esperienza della vita che a quella materiale, che in quanto simulata, non è altro che un’illusione.


Fonte

E se la simulazione fosse opera di un essere preposto dal Signore Supremo ?


LA MEDITAZIONE E IL VELO DI MAYA: OSSERVARE LA REALTÀ OLTRE L’ILLUSIONE DELLA PERCEZIONE

  Il mondo, così come lo percepiamo, è la manifestazione delle nostre percezioni. È l’illusione delle apparenze. È il velo di Maya. Tramite la meditazione si può imparare a scostare leggermente il velo della fisicità in modo da poter meglio osservare la vera natura delle cose

 

Il velo di Maya e la meditazione: realtà e illusione

Realtà o illusione? Realtà è illusione? Sono questi i dubbi che l’uomo si è posto, e si continua a porre, ogniqualvolta si ritrova a riflettere sui piani dell’esperienza, del sogno, del pensiero e, in generale, della forma della vita.
Il mondo in cui viviamo, lo conosciamo solo perché lo vediamo con i nostri sensi fisici. Ma possiamo dire di conoscerlo veramente? I sensi ci mostrano sempre e soltanto una parte delle cose: una forma, un odore, un sapore… Mai la totalità. I sensi, in effetti, sono limitati e complementari tra di loro. In definitiva, noi percepiamo solo una piccola parte della realtà che ci circonda.
Il mondo così come percepito sarebbe dunque una parvenza di ciò che è realmente. Niente è quello che sembra. Il mondo materiale così come lo conosciamo è quindi simile a un’illusione. Illusione o Maya non significa, come molti suppongono, irreale. Il velo di Maya è l'illusione della dualità, la separazione della realtà in bene e male, spirituale e secolare, sacro e profano. Maya è il mondo delle apparenze. È l’ombra della realtà scambiata per la realtà stessa. Utile per la vita pratica, ma pur sempre un’ombra della verità. Meditazione e velo di Maya possono in realtà interagire. Ma chi o cosa è Maya?

La mente “mente”

L’antica saggezza dei Veda indiani, datati intorno ai 5000 anni a.C., tramanda che la dea Maya, dopo aver creato la Terra, la ricoprì con un velo con la funzione di impedire agli uomini la conoscenza della vera natura della realtà. “Maya è il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo, infatti, è simile al sogno, allo scintillio della luce solare sulla sabbia che il viaggiatore scambia da lontano per acqua, oppure a una corda buttata per terra ch’egli prende per un serpente”. Quello della dea fu un atto di pietà, perché altrimenti non sarebbe stata possibile la vita. Il velo non si limita a nascondere la realtà, ma le rende più vivibile e coerente alle esigenze e alle necessità del soggetto, aggiungendovi contenuti che costituiscono una “soggettivazione” dell'oggetto. La semplice parola māyā racchiude in sé diversi concetti metafisici e gnoseologici della religione e della cultura induista.
Notoriamente, il termine è associato all’espressione coniata da Arthur Schopenhauer (velo di Maya) ne il suo Il mondo come volontà e rappresentazione. Con le parole del filosofo tedesco: “E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che agli prende per un serpente”. Si tratta di un illusorio velo metafisico il quale, disunendo il soggetto dalla conoscenza/percezione della realtà (alterandola), impedisce a questo di ottenere la liberazione spirituale (moksha), relegandolo nel continuo ciclo delle morti e delle rinascite (samsara).
Troviamo un riferimento anche in Platone, nella sua metafora della caverna, in cui l’uomo nasce con un velo sugli occhi da cui si potrà liberare solo mediante la conoscenza. E' interessante notare come in diverse culture di tutto il mondo (dall'antica Grecia alle tradizioni animiste, dalle estasi dei mistici cristiani alle correnti buddiste e induiste, fino all'alchimia cinquecentesca) si ritrovino sempre gli stessi concetti di “liberazione dal falso”.

La meditazione disvela

Se ognuno di noi percepisce qualcosa attraverso i suoi occhi, le sue orecchie, il naso, la lingua o il tatto, sostiene che quella cosa esiste. Al contrario, se non percepisce tutto ciò attraverso i sensi, dice che non esiste. Tra gli oggetti dei cinque sensi - forme, suoni, odori, gusti e oggetti tangibili, si dà maggior credibilità a ciò che si percepisce con gli occhi e le orecchie. Ma fino a che punto i nostri sensi sono affidabili? Comunicano davvero e pienamente le qualità della realtà? Secondo il Buddhismo Vajrayana, le cose possono essere riconosciute senza esser viste o udite. Praticando la meditazione vipassana, ad esempio, un soggetto può acquisire l'intuizione che gli permette di vedere cose mai immaginate prima.
Meditazione e velo di Maya in che rapporto sono dunque? La meditazione conduce la nostra consapevolezza oltre i sensi e i pensieri, discostando il velo di Maya, permettendoci di scoprire la vera libertà. Per questo, è necessario che l'uomo percorra il sentiero nella sua stessa mente, attraverso la meditazione, dirigendosi dal concreto verso l’astratto, oltrepassando il velo di maya della personalità. Infatti, la meditazione consente di lasciar andare le nostre idee limitate sulla realtà e di sperimentare ciò che va oltre i cinque sensi.
Meditare consente di riconoscere appieno l'unità essenziale tra il mondo "interno" e quello "esterno", mettendo da parte il velo di Maya e l’illusione della percezione. Togliere il velo permette di vedere meglio. E vedere meglio è conoscere.

Fonte 

http://pomodorozen.files.wordpress.com/2009/09/meditation.jpg?w=500 
Commento di Oliviero Mannucci: E' per i motivi esposti in questo ultimo articolo, che spesso contesto agli scienziati la non validità del  cosidetto "metodo scientifico"che si basa essenzialmente sull'osservazione e la ripetibilità dei fenomeni fisici che ci circondano attraverso i sensi di cui il corpo materiale è dotato. Gli scienziati sostengono che questo è l'unico metodo oggettivo che permette di capire la realtà e di enunciare delle leggi scientifiche. Ma la verità è che il loro "metodo scientifico" si limita ad osservare i fenomeni illusori prodotti da Maya, che ci fa vedere il mondo che vuole lei, che ci fa vivere come se fossimo addormetati e ci impedisce di apprezzare e percepire la verà realtà, quella spirituale ed eterna, e quindi non è una realtà oggettiva, ma effimera, transitoria, che riguarda il nostro corpo materiale più che il nostro spirito, nostra vera essenza. Solo chi applicherà nella propria vita i principi scientifici della realizzazione spirituale  arriverà a discernere la temporaneità dell'illusorio dall'eternità del reale. Questa scienza spirituale è praticata da migliaia di anni dai più grandi Yogi e maestri spirituali di tutto il mondo. Per arrivare a percepire la REALTA', bisogna avere la coscienza che siamo esseri spirituli eterni e siamo legati al Supremo Scienziato , l'infinitamente affascinante Signore Supremo, che ha tutti i talenti  le energie all'ennesima potenza. Gli scienziati invece, ragionando come ragionano, fanno l'esatto contrario di quello che  pensano di fare, enunciano teorie e leggi, che sono il risultato dell'osservazione di una realtà effimera ed illusoria con sensi imperfetti e intelligenza limitata. Quindi il tanto osannato "metodo scientifico" non ha nessuna validità, in quanto viene applicato ad una realtà effimera,  una distorsione in negativo della realtà eterna. A buon intenditor poche parole. Per capire le dinamiche del creato, ci vuole ben altro!




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