Foto: EPA
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Il 26 novembre, una settimana dopo il lancio della sonda di Marte “MAVEN”, è stato spedito in orbita uno strumento per studiare l'atmosfera di Venere, il “VeSpR” (NASA). Quest'ultimo ha spiccato il volo ed è tornato quasi immediatamente: il lancio è stato condotto da un razzo geofisico, e lo strumento è rimasto in volo meno di dieci minuti, osservando Venere solo per 4 minuti e 10 secondi. Tuttavia, come sperano suoi creatori, il “VeSpR” potrebbe aiutare a capire cosa è successo all'acqua di Venere.
Attualmente, Venere svolge il
ruolo del “parente povero” nella famiglia dei “grandi” pianeti del
gruppo terrestre; l’attenzione del pubblico è infatti stata attirata da
Marte, e alla “Dea dell'Amore” è toccato in sorte un solo un progetto
spaziale: il sistema “Venere Express” dell’Unità Europea. Tuttavia, la
scienza fondamentale riguardo a Venere non è stata del tutto
dimenticata, e il progetto VeSpR (abbreviazione di “Venus Spectral
Rocket”), ne è un esempio.
L’esperimento è condotto
dall’Università di Boston. Il “VeSpR”, è un telescopio ultravioletto su
un razzo geofisico, finalizzato a misurare un solo indicatore della
linea di emissione dell’idrogeno, chiamato “Lyman– alfa”. Attraverso di
esso gli scienziati sperano di determinare quanto idrogeno c’è
nell’atmosfera superficiale di Venere, e quanto del più pesante isotopo
deuterio (nel nucleo di un atomo di deuterio, oltre al protone, c'è
anche un neutrone). Questi dati rappresentano la chiave per capire
quanta acqua ci fosse su Venere nei primi periodi della sua storia, e
quanto velocemente questa sia scomparsa dal pianeta.
Oggi
Venere, come anche Marte, è un pianeta molto asciutto. Se si condensa
tutta l'acqua che c’è su Venere, questa coprirebbe il pianeta con uno
strato di soli 3 cm, equivalenti a circa 3 km sulla terra. Ma non è
stato sempre così. Gli studiosi suggeriscono che i tre pianeti terrestri
si siano formati con circa la stessa quantità di acqua, che poi però
sarebbe scomparsa da Venere e Marte. In realtà, questo processo è ancora
in corso: anche se sulla superficie del pianeta non c'è acqua,
nell'atmosfera ci sono le sue molecole. Sotto l'influenza della luce
solare queste decadono in ossigeno e idrogeno (o deuterio), che si
innalzano poi gradualmente nell'atmosfera superiore, dove vengono già
portate via dal vento solare. Gli atomi di idrogeno più leggeri vengono
portati via più velocemente, mentre quelli di deuterio con una velocità
leggermente minore. Se misuriamo il rapporto tra deuterio e idrogeno a
seconda dell'altezza, si può intuire quanta acqua ci fosse su Venere, e
quanta il pianeta ne sta perdendo oggi.
Tali
esperimenti sono stati organizzati su diversi veicoli spaziali, a
partire dal “Venus Pioneer” (USA), per finire con il “Venere Express”.
Secondo i dati di quest’ultimo, per esempio, il rapporto deuterio-
idrogeno supera quello terrestre di 200- 300 volte, variando a seconda
dell’altezza. Il “VeSpR” dovrebbe misurare questo parametro per la parte
alta dell’atmosfera.
Poiché la radiazione
ultravioletta viene ben assorbita dall’aria della Terra, osservare
l'atmosfera di Venere della Terra è impossibile. La quota di volo del
“VeSpR” è di circa 110 km. Anche se i quattro più minuti che la macchina
ha passato nello spazio sembrano trascurabili, gli scienziati del
Centro per la Fisica Spaziale dell’Università di Boston che hanno
condotto l’esperimento, sono orgogliosi del fatto che si tratti di
un’osservazione scientifica paragonabile a quattro ore di osservazione
con il telescopio spaziale “Hubble”. Inoltre, il telescopio “VeSpR” dopo
il volo può essere riutilizzato.
È interessante
notare che, quasi contemporaneamente, l' “Agenzia giapponese per
l’Esplorazione Aerospaziale” (JAXA) ha annunciato l'inizio dell’utilizzo
del telescopio spaziale “SPRINT- A”, appositamente finalizzato allo
studio delle atmosfere di Venere e Marte (e dei processi che si
verificano su Giove). Lanciato nel settembre di quest'anno, lo “SPRINT-
A” (abbreviazione di Spectroscopic Planet Observatory for Recognition of
Interaction of Atmosphere, cioè Osservatorio spettroscopico di pianeti
per il riconoscimento dell’interazione dell’atmosfera, e “Hisaki” in
giapponese) ha a bordo anche uno spettrometro UV per studiare come i
nostri pianeti “sorelle” Venere e Marte perdono le atmosfere per
l’azione del vento solare. Il satellite è in orbita a un'altitudine di
950- 1150 km, e dovrà lavorarvi per un anno.
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