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Tuesday, November 13, 2012

NASA, razzi stampati in 3D

L'agenzia spaziale statunitense adotta le tecniche di stampa 3D per risparmiare sui costi e ridurre i tempi di produzione delle parti meccaniche. Nel frattempo, in Giappone la stampa 3D si usa per le miniature personali

Roma - Le mirabolanti promesse della stampa 3D debuttano nei laboratori NASA, con l'agenzia spaziale statunitense che comunica l'intenzione di adottare tecniche di modellazione laser a strati per realizzare alcune delle parti meccaniche dei motori spaziali di prossima generazione.

NASA definisce la "sua" tecnica di stampa 3D come "selective laser melting", un processo in cui un laser ad alta potenza "fonde" in maniera selettiva polvere metallica nel punto in cui l'oggetto fisico deve avere specifiche caratteristiche tridimensionali.

Partendo da modelli computerizzati della parte da stampare, il sistema laser salda la polvere metallica strato per strato, generando componenti dotati di ogni sorta di geometria complessa e con proprietà meccaniche estremamente precise.

Pensato specificatamente per favorire il completamento del progetto SLS (Space Launch System), il sistema di stampa laser di NASA ha tra i suoi vantaggi immediati il risparmio del costo di fabbricazione delle parti e la non meno notevole riduzione del tempo necessario alla stampa dei componenti - si passa da mesi a settimane o persino a "giorni", confermano dalla NASA.


Fonte: 
L'agenzia spaziale statunitense adotta le tecniche di stampa 3D per risparmiare sui costi e ridurre i tempi di produzione delle parti meccaniche. Nel frattempo, in Giappone la stampa 3D si usa per le miniature personali
Roma - Le mirabolanti promesse della stampa 3D debuttano nei laboratori NASA, con l'agenzia spaziale statunitense che comunica l'intenzione di adottare tecniche di modellazione laser a strati per realizzare alcune delle parti meccaniche dei motori spaziali di prossima generazione.

NASA definisce la "sua" tecnica di stampa 3D come "selective laser melting", un processo in cui un laser ad alta potenza "fonde" in maniera selettiva polvere metallica nel punto in cui l'oggetto fisico deve avere specifiche caratteristiche tridimensionali.

Partendo da modelli computerizzati della parte da stampare, il sistema laser salda la polvere metallica strato per strato, generando componenti dotati di ogni sorta di geometria complessa e con proprietà meccaniche estremamente precise.

Pensato specificatamente per favorire il completamento del progetto SLS (Space Launch System), il sistema di stampa laser di NASA ha tra i suoi vantaggi immediati il risparmio del costo di fabbricazione delle parti e la non meno notevole riduzione del tempo necessario alla stampa dei componenti - si passa da mesi a settimane o persino a "giorni", confermano dalla NASA.



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L'agenzia spaziale statunitense adotta le tecniche di stampa 3D per risparmiare sui costi e ridurre i tempi di produzione delle parti meccaniche. Nel frattempo, in Giappone la stampa 3D si usa per le miniature personali
Roma - Le mirabolanti promesse della stampa 3D debuttano nei laboratori NASA, con l'agenzia spaziale statunitense che comunica l'intenzione di adottare tecniche di modellazione laser a strati per realizzare alcune delle parti meccaniche dei motori spaziali di prossima generazione.

NASA definisce la "sua" tecnica di stampa 3D come "selective laser melting", un processo in cui un laser ad alta potenza "fonde" in maniera selettiva polvere metallica nel punto in cui l'oggetto fisico deve avere specifiche caratteristiche tridimensionali.

Partendo da modelli computerizzati della parte da stampare, il sistema laser salda la polvere metallica strato per strato, generando componenti dotati di ogni sorta di geometria complessa e con proprietà meccaniche estremamente precise.

Pensato specificatamente per favorire il completamento del progetto SLS (Space Launch System), il sistema di stampa laser di NASA ha tra i suoi vantaggi immediati il risparmio del costo di fabbricazione delle parti e la non meno notevole riduzione del tempo necessario alla stampa dei componenti - si passa da mesi a settimane o persino a "giorni", confermano dalla NASA.

Fonte: www.nasa.gov

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