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Wednesday, April 17, 2013

Energiewende, la transizione energetica verde della Germania che vale mille miliardi di euro








Si chiama Energiewende, costerà all'incirca 1.000 miliardi di euro, è stato reso pubblico dal governo federale di Berlino nel settembre 2010 e sta già trasformando la Germania in un grande laboratorio, il più grande al mondo, dove si sperimenta un'inedita e ambiziosa transizione energetica: uscire nel medesimo tempo dal nucleare e dai combustibili fossili ed entrare nell'era delle rinnovabili.
Gli obiettivi di Energiewende, che significa appunto transizione energetica, sono chiari: entro il 2020 la Germania produrrà il 35% dell'energia elettrica di cui ha bisogno da fonti rinnovabili (idro, eolico e solare). Entro il 2050 la percentuale salirà all'80%. Inoltre l'efficienza energetica  aumenterà del 50%. Ciò consentirà alla Germania di abbattere le emissioni di CO2 del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 e dall'80 al 95% entro il 2050. E tutto ciò nonostante il phase out totale dal nucleare.
Energiewende è stato pubblicato sei mesi prima di Fukushima. Ma dopo l'incidente alla centrale giapponese, nel marzo 2011, la Germania ha accelerato il phase out dal nucleare. Ha chiuso immediatamente 8 centrali nucleari e ha programmato la chiusura delle rimanenti 9 entro il 2022. Ciò ha comportato nel 2012 un incremento dell'uso del carbone, con un conseguente aumento del 2% delle emissioni di CO2, dopo anni di costante e sostenuta riduzione. Ma, assicurano le autorità tedesche, il cambiamento di segno è del tutto contingente e gli obiettivi di tagli delle emissioni per il 2020 e per il 2050 verranno mantenuti.
Per certi versi il rapido sviluppo del programma Energiewende è visibile a occhio nudo: pannelli solari coprono i tetti di oltre un milione di case e fattorie e lungo le autostrade sciami di turbine eoliche ridisegnano (senza ferirlo) il paesaggio. Come rileva Quirin Schiermeier sulla rivista scientifica Nature, il green-energy portfolio della Germania sta crescendo con feroce rapidità e nel 2012 le fonti rinnovabili e carbon free hanno già coperto il 25% della domanda tedesca di energia elettrica.
Nonostante la crisi, il governo di Angela Merkel sembra determinato a rispettare i tempi e l'intensità degli investimenti di Energiewende.  Alla fine del 2012, per esempio, ha annunciato lo stanziamento di 20 miliardi di euro per la costruzione di 4.000 chilometri di linee elettriche ad alta e bassa tensione per rafforzare la rete in grado di assorbire e distribuire in maniera intelligente l'energia elettrica generata da piccoli produttori col fotovoltaico o con l'eolico. Inoltre sta promuovendo un piano per convincere almeno un milioni di tedeschi a utilizzare un'auto elettrica invece di una alimentata con combustibili tradizionali.
Molti ritengono che quella della Germania sia una scommessa, dal risultato niente affatto scontato. Ma, come sostiene Nature in un suo editoriale, se Energiewende andrà a buon fine, la Germania avrà acquisito conoscenze scientifiche, tecniche ed economiche che potrà riversare sul mercato e che le consentiranno di rafforzare la sua leadership mondiale nel campo delle tecnologie verdi.
Già, le conoscenze scientifiche. Sebbene Eberhard Umbach, presidente dell'Istituto di Tecnologia di Karlsruhe, sostenga con non c'è bisogno di particolari salti tecnologici per sviluppare la Energiewende, la ricerca scientifica è lo strumento principale individuato dal governo tedesco per realizzare la transizione energetica. Senza il know-how la transizione energetica potrebbe rivelarsi un boomerang economico. Anche in Italia, negli ultimi anni, si è registrato una crescita rapidissima del fotovoltaico. Ma questo transizione si è risolta in un segno negativo nella bilancia dei pagamenti di 10 miliardi: abbiamo infatti acquistato all'estero le tecnologie necessarie.
A Berlino sanno quanto decisivo sia il possesso della conoscenza. E vi investono. Il governo tedesco finanzia ogni anno con 1,5 miliardi di euro la ricerca nel campo energetico. Più o meno quanto l'Italia investe per le attività di tutti gli Enti pubblici di ricerca. Il solo Eberhard Umbach, che coordinerà l'attività di ricerca energetica pubblica in Germania, avrà un budget annuo di 500 milioni. Per continuare la nostra analisi comparata: in Italia l'Enea, l'ente pubblico che si occupa non solo di energia, ma anche di nuove tecnologi e sviluppo sostenibile, ha un budget inferiore a 400 milioni. Non pago, per il periodo 2011/2014, il governo tedesco ha previsto un finanziamento aggiuntivo complessivo in ricerca energetica di 3,5 miliardi di euro.
Mostrando come, se si vuole realizzare un cambio di paradigma in economia, è impossibile, nell'era della conoscenza, fare a meno della ricerca scientifica. 


Pietro Greco

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