Maurizio Cavallo
Il 12 settembre del 1981 fu un giorno come tanti altri, e come tanti - tranne che per un fastidioso e inconsueto stato d'ansia, che iniziai ad avvertire nel pomeriggio inoltrato - trascorse senza eccezionali accadimenti. Nulla avrebbe potuto far presagire che quel giorno conduceva in grembo l'avvenimento più terrificante e portentoso che a un uomo possa capitare e che si sarebbe fissato nel tempo per tutto il corso della mia esistenza. Niente, apparentemente, poteva far sospettare che da lì a poco sarei andato incontro al mio destino, a un'ineluttabilità fatale che avrebbe per molti anni trasformato la mia vita in un incubo senza fine. Nulla di ciò che accadde poi in seguito, nella notte, potevo presagire. Tutto appariva come sempre. In quella serata greve di fine estate tutto era normale. Niente di anomalo era accaduto durante il giorno, né aleggiavano presagi inquietanti nella pioggia che a crepuscolo inoltrato cominciò a cadere leggera: inumidendo appena l'asfalto e liberando molecole di polvere nell'atmosfera carica di elettricità statica, riempiva l'aria di quel peculiare odore che sulla lingua appare amaro.
La serata si consumò lieta tra i soliti discorsi e l'ordinaria allegria
di un gruppo di amici davanti a una pizza e un boccale di birra. Poi
tutti quanti insieme su per le colline a concludere la serata in una
radura sterrata tra la vegetazione le stelle e il miraggio di una
leggera brezza, l'illusione di un po' d'aria fresca.
D'improvviso uno squarcio di luce nella notte, una folgore, una meteora
che arresta la sua corsa e lenta, oscillante inizia a scendere nel
bosco. Lo stupore, la vana ricerca fra l'oscurità e il terreno impervio,
infido, tra rocce e rovi, anfratti e tronchi secchi.
Frattanto e dopo, i discorsi ancora più vani, le speculazioni, le
riflessioni confuse sullo strano fenomeno e il silenzio dei pensieri che
giunge quando si cercano risposte a domande mai formulate.
Poi il ritorno a casa, il malessere estenuante che s'impadroniva del mio
corpo intorpidendolo in un crescendo di nausea e pensieri torbidi,
confusi; la febbre e il delirio che divenivano voce possente nel
cervello: perentoria decisa implacabile. L'ordine inflessibile e
indiscutibile, i miei sforzi vani, l'inutilità di qualsiasi resistenza..
Il soggiacere all'ineluttabile che si approssima e che m'induce a
uscire ancora nella notte, che mi obbliga a ritornare nella radura; il
soccombere al richiamo invisibile e ambiguo verso un oscuro fato.
Una trasformazione estenuante, traumatica.
Quella notte, alle 3 del mattino circa, la mia vita mi fu sottratta. Fui
crudelmente spogliato delle umane certezze, delle ordinarie
consapevolezze, e scaraventato in immensi abissi di dubbi, d'angoscia e
follia. Tutto ciò che mai avrei pensato sarebbe potuto accadere, quella
notte accadde, e tutto ciò che la ragione reputava impossibile
inconcepibile irrealizzabile, prodigiosamente prese forma e divenne
tangibile e straordinariamente reale.
E il mio cervello fu invaso da memorie estranee, fu attraversato da
conoscenze aliene, da pensieri avulsi e da ricordi altrui. La mia anima
fu dilaniata da mille implacabili rostri, da tormenti inenarrabili, e il
mio corpo e la mia mente orribilmente piagati da oscure potenze
provarono la somma, miserabile umiliazione dell'abbandono, della
sconfitta e della rassegnazione.
In balia di titanici carcerieri provenienti da un altrove inconcepibile,
subivo la gogna d'essere spogliato da occhi che attraversano la carne,
la materia e le forme. Scrutato e psichicamente anatomizzato, ero
privato d'ogni dignità, violato nell'essenza più intima, frugato nei
miei più reconditi pensieri.
Gli alieni, gli extraterrestri, i crononauti, i viaggiatori del tempo,
coloro che provenivano da altri piani dimensionali, quella notte, per
motivi ignoti, erano penetrati prepotentemente e improvvisamente nella
mia esistenza.
Nel corso degli anni, nell'ambito d'innumerevoli incontri indotti, mi
spogliarono delle mie umane certezze e distrussero gli archetipi
mentali, gli schemi di cui siamo rivestiti e nei quali la società di
questo mondo ci educa conformandoci. Crollarono le mie convinzioni e non
ebbi più certezze: ero stato divelto dall'ordinaria realtà e
precipitato a forza oltre i confini del delirio.
Fu allora che iniziò a morire l'uomo vecchio mentre dalle sue ceneri nasceva l'uomo nuovo.
Fu un'iniziazione?
Per anni li detestai. Avrei voluto odiarli e urlare insieme alla
disperazione tutta la mia rabbia, il disprezzo più profondo. Ma seppur
rassegnato e sconvolto, in quella prigionia fatta di silenzio e
solitudine (non era semplice spiegare ad altri ciò che mi stava
accadendo, tanto più che io stesso allora pensavo d'essere uscito di
senno ) li combattevo, tentavo di combatterli cercando di mantenere una
coerente lucidità e una razionalità diffusa, per non soccombere tra
quelle oscure regioni che potrei definire con un eufemismo: singolarità
spaziotemporali, oppure eventi aberranti prodotti dalle distorsioni
interpretative che il nostro cervello elabora dai fenomeni giudicati
anomali e bizzarri.
Un aiuto per non impazzire.
Solo dopo, col tempo, compresi che il conflitto vissuto con astio
esasperato nei confronti di coloro che mi avevano rapito in una notte di
fine estate, era invece la lotta che avevo intrapreso contro me stesso,
contro ciò che pensavo d'essere, contro tutto ciò che credevo vero e
reale nella dimensione illusoria di questo mondo. Solo dopo compresi che
i viaggiatori del tempo non m'inflissero mai torture né mi cagionarono
sofferenze. Capii che i vani tentativi per sfuggire ai miei carcerieri,
il dolore da essi causato, erano solo i frutti dell'inutile disperato
rifiuto nei confronti di un'incomprensibile metodologia capace
d'espandere la coscienza oltre i limiti sostenibili dell'effimero sapere
umano, alla quale per ignoti motivi ero stato sottoposto.
Il mio odio col tempo si stemperò nelle nuove acquisite certezze,
l'angoscia si trasformò in quiete, l'ostilità e il rancore si
convertirono in amore ammirazione e rispetto. Concepivo chiaramente i
loro propositi, i disegni di un'opera che trascendeva il tempo.
Mi resero edotto nei segreti del cosmo, mi elargirono una conoscenza
smisurata, un sapere ineffabile e una coscienza volumetricamente
universale. Mi condussero per le vie dei mondi e mi aprirono alle
meraviglie dell'infinito multiverso.
Mi resero consapevole e libero, refrattario all'imposizione alterata e
fallace della mente, al condizionamento illusorio dei sensi e della
ragione, sottoposti alle dinamiche spaziotemporali. Compresi che tutto è
energia e non vi è alcuna contrapposizione o complementarietà se non
nell'apparente, limitata percezione dell'osservatore, posto nella
separazione fossilizzata della mente, la quale, creando incessantemente
forme e paradigmi, lo assoggetta alla propria determinata
interpretazione nell'assurda cristallizzazione dell'IO.
Gli insegnamenti.
M'insegnarono che la morte non esiste, che in una dimensione "anomica" è
la paura della morte a creare la morte stessa: che le malattie
scaturiscono da cause psicosomatiche, da nodi e conflitti interiori
irrisolti, dalla distonica abitudine di voler considerare il corpo
fisico quale realtà assoluta nella dimensione fenomenica e illusoria
nella quale siamo prigionieri. che la sofferenza, l'angoscia e il dolore
sono gli effetti della perduta atavica conoscenza e della libertà quale
espressione purissima della nostra reale identità cosmica.
Seppi dei loro usi e costumi, appresi che non hanno necessità di alcun
culto e di nessuna professione religiosa. Il matrimonio per essi non è
un contratto, mai la stipula di effimeri, retorici diritti e doveri, ma
la perfetta e cosciente comunione tra due poli creativi tesi a donarsi
carismaticamente nella completezza delle dinamiche psicofisiche e
spirituali. Ma di ciò, della loro prole e della società in cui esprimono
la felice e sobria esistenza, parlo ampiamente nei miei libri: Oltre il Cielo; Alla Sorgente del Tempo; Fulgori dall'Abisso.
La loro tecnologia supera la più fervente fantasia fantascientifica.
I loro mondi: della Confederazione stellare fanno parte oltre 700 pianeti di diverse galassie e sistemi siderali.
Clarion (a 150 mila anni luce) orbita intorno a due astri. Mi fu detto
che nell'universo la struttura planetaria con due tre e finanche sette
astri è comune, naturale, mentre è anomala la struttura del nostro
sistema solare, che originariamente era un sistema trinitario. Il nostro
mondo, alle origini, possedeva una massa di dieci-dodici volte quella
attuale, e mi fu aggiunto che per un lunghissimo periodo orbitò intorno
ad un sistema binario simile a quello clariano.
Per percorrere la distanza tra Clarion e la Terra impiegano 72/73 dei nostri giorni.
Clarion vuol dire splendore, e sul pianeta - tranne che per un breve crepuscolo - non cala mai la notte.
Si trova nella terza galassia, nella Costellazione dell'Aquila.
Vidi le loro città in mezzo una natura incontaminata: città sospese
nell'atmosfera venusiana. Su Venere, metropoli a tre livelli:
sotterranee e marine; di superficie, incastonate tra foreste e folta
vegetazione; aeree, sospese nell'atmosfera cristallina.
Seppi pure che mai si è verificato il Big-bang, che la velocità della
luce é superabile all'infinito. Acqua e ossigeno sono presenti in
abbondanza sulla Luna.
Marte, Venere, Saturno e alcuni satelliti di Giove sono abitati. Nel
nostro sistema solare sono dodici i pianeti, e non nove come afferma la
scienza astronomica.
Mi parlarono di matematica cosmica e di equazione dell'infinito.
I miei viaggi.
I viaggi compiuti con loro nello spazio e nel tempo, nelle loro basi
sotterranee e marine, furono sempre da me compiuti nella completezza del
mio corpo fisico, anche se - per evitare i rischi e gli spiacevoli
inconvenienti che tali trasferimenti biologici comportano, compreso
ovviamente un epilogo tragico - essi sempre attuarono minuziosamente e
con attenzione certosina i necessari accorgimenti tecnologici (atti a
proteggermi) che il loro stupefacente progresso scientifico permette. I
miei viaggi in altre dimensioni non furono esperienze fuori dal corpo, i
cosiddetti "viaggi astrali", come la corrente New-Age ha definito la
bilocazione psichica attraverso la proiezione del doppio eterico o
guscio sottile.
.furono sempre materialmente e indubitabilmente reali e a quanto mi risulta, in piena coscienza.
Fui trasportato nelle loro basi sotterranee e in altre poste nelle
profondità oceaniche. Vidi i loro avamposti, le loro mastodontiche
città, vidi svettanti torri di cristallo, le titaniche architetture
degli edifici, i vertiginosi bastioni e gli avamposti immersi nella
lussureggiante primordiale vegetazione, e altre forbite strutture dalle
astruse geometrie inconcepibilmente sospese su inenarrabili oceani di
fuso smalto violaceo . e cieli color mimosa.
A questo punto dovremmo chiederci chi sono gli Alieni, o meglio forse dovremmo domandarci cosa non sono.
Ebbene, non sono gli Angeli di biblica memoria, anche se nei miti
religiosi ci vengono descritti come tali, o meglio, gli esegeti delle
religioni danno questa errata interpretazione erigendoli a messaggeri
della divinità. Non sono neppure demoni o spiriti della natura; non sono
elementali, fate, ondine o folletti. Non sono le anime dei morti, gli
spiriti dei trapassati, e quindi non sono fantasmi, larve o baruntiche
sostanze plasmatiche. Non provengono dall'aldilà e neppure da
metafisiche regioni infernali.
Non sono Dei, anche se della Divina Coscienza Cosmica incarnano
l'essenza e ne rivestono le qualità, le prerogative e la potenza. Sono
gli stessi esseri che in un remoto passato camminarono insieme agli
uomini di questo mondo, e che i profeti, i vari Ezechiele, Elia, i Mosè e
i tanti eletti descrissero come emissari di Dio, mentre erano e sono
solo esploratori galattici, scienziati siderali e delegati del grande
Consiglio astrale.
In un lontano passato furono definiti Elohim, Eloah, Jahvè, Anunachi,
Arconti e Demiurghi. Ma non erano l'Eterno Onnipotente, e neppure era
nelle loro intenzioni forgiare i culti misterici e le liturgie delle
religioni nelle quali confida l'uomo, talvolta fino all'isterico
parossistico fanatismo. Erano, e sono, figli delle stelle; popoli di
altri mondi, viaggiatori temporali che in ere ataviche - molto più
remote di quanto ipotizza la scienza terrestre - crearono sul pianeta
Terra le condizioni ove acclimatare estranee forme di vita biologica e
applicare nuove dinamiche all'autoctono processo evolutivo dal quale, da
un sauro anfibio, sarebbe sorta, attraverso progressive e delicatissime
manipolazioni genetiche, la creatura che oggi noi definiamo uomo (nel
feto umano ancora oggi è riscontrabile una coda, quale emblema
ereditario della genesi originale).
Allora, chi sono?
Essi sono i guardiani stellari, i Signori dell'arcobaleno. Sono i
giardinieri dell'Universo, i precursori ancestrali; gli Antichi
creatori, gli immortali senza tempo, e provengono dai confini del Cosmo.
Giungono dalla sorgente primeva, arrivano dall'altrove in cui si genera
l'eternità, là dove per l'eternità regnerà il mistero.
Mai osai definirmi messaggero e neppure ambasciatore dei popoli
stellari. Non ho mai creduto di essere un prescelto, un eletto o un
predestinato. anzi talune volte ancora mi chiedo perché ciò che ho
vissuto e che con onestà intellettuale e umiltà ho tentato di raccontare
ancora una volta oggi, sia accaduto a me. Confesso che dopo tutto il
tempo trascorso da quella notte di settembre, ancora lo ignoro.
Ho sempre aborrito il termine di contattista, che spesso mi veniva a
torto conferito, poiché tale termine presume un qualche messaggio ed io
non ho mai ricevuto né l'ordine né il consiglio di addurne alcuno. Ma se
messaggio dovesse esserci, esso probabilmente è insito nell'esperienza
stessa, e dunque credo sia compito di chi l'esperienza ha appreso,
relazionarla alla propria coscienza e non alla mia figura. Poi se una
designazione dovessi accettare per ciò che ho vissuto e ancora vivo,
preferirei fosse quella di addotto, o semplicemente di uomo rapito dalle
fulgide tenebre dell'oltre: di un dormiente risvegliato.
Mai mi sono reputato un maestro e mai ho voluto indicare la via ad
alcuno, ma in chiunque io abbia incontrato, sempre ho veduto un altro me
stesso, e ho sopportato il peso dell'ingiuria di chi non poteva credere
in ciò che avevo vissuto. Quando molto tempo fa, per un senso
d'irrefrenabile dovere nei confronti dei miei simili decisi di espormi
al ludibrio per ciò che a molti ancora appare incredibile e assurdo, lo
feci raccogliendo tutto il mio coraggio con l'unico intento d'onorare
ciò che forse immeritatamente mi era stato concesso.
Potrei dire che in oltre trent'anni ho molto sofferto per la solitudine,
per l'incapacità della razza umana, e per le scelte da essa compiute
che sempre più allontanavano l'essere umano da un mondo migliore, da una
comprensione più ampia e da un'esistenza più felice; ma sarebbe
ingiusto nei confronti dei tanti che spesso, senza apparire e nel timore
di disturbare, per un istante entravano in punta di piedi nella mia
sfera con un breve timido messaggio: grazie! - dicevano; grazie per
averci donato la tua storia terribile e meravigliosa.
Io oggi so che devo molto a costoro, ma forse loro non sanno quante
volte nelle loro brevi frasi ho trovato conforto, gioia e coraggio,
forza e determinazione. Forse non sapranno mai In quanti di loro ho
riconosciuto un viandante per il quale un mondo diverso è possibile.
So che devo molto anche ai Creatori, a coloro che provenendo da un
infinito altrove, sequestrandomi e spogliandomi di ogni umana
presunzione e vanità mi resero libero e immortale.
Ed è per questo che per una volta nella vita sarò messaggero, sarò l'ambasciatore della Confederazione Interstellare.
Oggi siamo prossimi a un cambiamento epocale e stiamo assistendo
all'ultima fase di un processo evolutivo iniziato milioni di anni fa.
Oggi tutti siamo chiamati ad assumere le nostre responsabilità e
scegliere se tornare alle originarie leggi cosmiche e occupare il posto
che ci spetta nella nostra stellare famiglia, oppure continuare a
dilaniarci nel dolore e nell'indifferenza, nell'ignoranza e nelle fosche
tenebre dell'illusione.
Uno scenario di proporzioni apocalittiche si va mostrando con sempre
maggior chiarezza dinanzi allo sguardo smarrito e terrorizzato
dell'uomo, e un cambiamento epocale, senza precedenti, è prossimo ad
inaugurare l'inizio di una nuova Era con il conseguente azzeramento
della nostra esile memoria e dell'intera storia umana fino a oggi
considerata "civiltà".
La scelta del nostro futuro ci appartiene e solo noi, nel bene e nel male, creiamo giorno dopo giorno il nostro destino.
Solo noi possiamo creare il Mondo che abiteremo domani.
Maurizio Cavallo Jhlos
Commento di Oliviero Mannucci: Immagino alcuni di voi aver storto il naso dopo aver letto un articolo del genere. Come ho sempe detto "I TEMPI SONO MATURI" è un blog per molti, ma non per tutti; proprio per i contenuti noetici che tratta. Per capire l'articolo sopra, bisogna avere un background di conoscenze che vanno molto al di là del pensiero medio scientifico, un sistema che nega tutto ciò che non comprende, ma attenzione.... ciò che non si comprende, non significa che non esiste, solo perchè noi non ne abbiamo percezione. Quando sentite parlare di città galleggianti nell'atmosfera di Venere, già vedo qualcuno dire: Ma su Venere le sonde che abbiamo inviato non hanno trovato alcuna forma di vita! Bene le persone che ragionano così, il tipico MedioMan è pregato di non leggere più questo blog, a meno che non deciderà di aprire il suo cervello, ad altri aspetti della realtà che i nostri limitatissimi sensi non percepiscono. Quando leggete che la velocità della luce è superabile, non scandalizzatevi, ma pensate piuttosto ali limiti che il cervello mano spesso si autoimpone per un semplice esercizio di "razionalità", una razionalità estrema, che alla fine è irrazionale, in quanto esclude a priori tutto ciò che non rientra nel suo limitato modo di vedere. Ognuno ha il suo limitato modo di vedere la realtà, ci sono tribù di indigeni in Amazzonia che pensano al Sole come a un disco di luce attaccato nel cielo. Hanno dunque un visione bimidensionale del'astro che ci ogni giorno ci scalda e ci da la vita e chissà quanti di voi avranno riso nel sentire questi indigeni esprimere un idea così limitata del nostra stella?. Bè, pensate come saranno divertiti i nostri fratelli spaziali, più evoluti di noi, nel sentire i concetti limitati espressi dai nostri scienziati, che spesso hanno come loro unico Dio, il metodo scientifico sperimentale che viene propinato nel cervello delle persone in modo dogmatico e che porta ad escludere tutto ciò che non viene rivelato dai nostri sensi, ma che di fatto non ha veramente nessuna base scientifica. Perchè la percezione della realtà è diversa in ognuno di noi. Quello che per te non esiste perchè non ne hai percezione, per me esiste, perchè ho la facoltà di percepirlo. Un cittadino in una foresta non può capire fino in fondo quello che accade intorno a lui, un uomo abituato a vivere nella foresta, sente, odora, ha percezioni che il cittadino non può avere. E può capire, solo odorando l'aria, o ponendo l'orecchio per terra, cosa accade intorno a lui, dove trovare l'acqua, il cibo e quando è il momento di nascondersi perchè in arrivo un predatore. Non è l'I-Phone la soluzione!
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