Il 3 giugno 2010 è stata filmata, infatti, la caduta di un meteorite sul gigante rosso. Il merito è di un astronomo amatoriale, l’australiano Anthony Wesley, il cui avvistamento è stato ripetuto il 20 agosto dal giapponese Masayuki Tachikawa. La rivista Astrophysical Journal Letters ha pubblicato lo studio riguardo ai due asteroidi.
In base ai calcoli dei ricercatori, le dimensioni dei due asteroidi variavano dagli otto ai tredici metri di diametro. Corpi celesti di queste proporzioni, residui della formazione del Sistema Solare avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa, sono molto comuni e la maggior parte finisce inghiottita dal Pianeta Rosso (il cui diametro è undici volte quello terrestre). Glenn Orton, astronomo della Nasa e coautore dello studio, lo ha definito un gigantesco aspirapolvere gravitazionale che, di fatto, protegge gli altri pianeti dalla minaccia degli asteroidi.
È stato infatti stimato che su Giove, ogni mese, avvengano numerosi impatti di asteroidi del calibro di quelli appena osservati. A contatto con le nubi di elio e idrogeno che avvolgono il pianeta, questi corpi si tramutano in gigantesche palle di fuoco. Sulla Terra, asteroidi di queste dimensioni entrano in rotta di collisione con molta meno frequenza, uno ogni dieci anni, ma la nostra atmosfera li disintegra prima che possano schiantarsi sulla superficie, rendendoli innocui.
“Prima dei recenti avvistamenti si pensava che impatti così piccoli non fossero visibili dal nostro pianeta” afferma Don Yeomans, direttore del Near-Earth Object Program Office (Nasa): “In questo tipo di ricerche il contributo degli astronomi amatoriali è fondamentale perchè permette di mantenere un occhio vigile in ogni angolo del Sistema Solare”.
Fonte: Nasa
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