Un
gruppo di scienziati, di vari enti e università in USA, ha scoperto
perché le due sonde nel 1976, non furono in grado di rilevare
l’esistenza di forme di vita sul pianeta rosso
di
Oliviero Mannucci
Nel
Novembre del 2004 sul magazine “Science” in un articolo
intitolato “
Mars-like
Solis
in the Atacama Desert, Chile, and Dry Limit of Microbial Life”
vennero pubblicate le conclusioni di un gruppo di scienziati della
NASA, della Universidad Nacional Autonoma del Messico, della
Louisiana State University e di altri centri di ricerca, a proposito
del motivo per cui le sonde Viking non furono in grado di rilevare
tracce di vita su Marte. Questo alla luce di alcuni studi compiuti
nel deserto più asciutto della Terra, il deserto cileno dell’Atacama
in Cile.
Le
missioni Viking della Nasa ( Viking1 e Viking2) dopo le analisi
biologiche del terreno marziano, diedero dei risultati molto
controversi. Se da una parte vi erano le evidenze di una qualche
attività biologica dall’altra vi erano degli indicatori che ne
smentivano l'evidenza. Alcuni scienziati, sostennero che le due sonde
inviate su Marte, per come furono concepite non fossero in grado di
svolgere in maniera corretta i compiti a loro affidati. Nel 2006 si
sono quindi recati nel deserto dell’Atacama a ripetere gli stessi
esperimenti compiuti dalle sonde Viking. Lo studioso Rafael
Navarro-Gonzales utilizzando un gascromatografo di fatto non rilevò,
esattamente come era accaduto su Marte, l’esistenza di nessuna
forma di vita microscopica. Cosa che era chiaramente impossibile. I
risultati di questa indagine, furono giudicati dal team di
scienziati, piuttosto insoliti, ma illuminanti. Le analisi infatti
pur essendo state effettuate in un ambiente desertico, ma comunque in
un habitat esposto all’atmosfera terrestre avrebbe dovuto rilevare
una qualche forma di vita. Ce n’era dunque abbastanza per decidere
di andare in fondo alla faccenda e così fu fatto. Il principale
ricercatore della missione scientifica, dott.Chris McKay dichiarò: “
Se il Viking fosse atterrato non su Marte, ma nella parte più
asciutta del deserto dell’Atacama (sulla Terra quindi) ed avesse
fatto esattamente gli stessi esperimenti non avrebbe trovato nulla”
La Terra quindi sarebbe stata risultata un pianeta senza vita . Il
dott. Fred A.Rainey, dell’Università di Stato della Luisiana, che
si occupa dello studio di microrganismi in ambienti estremi disse: “
L’Atacama è l’unico posto della Terra dove ho prelevato campioni
del terreno per sviluppare i microrganismi in laboratorio e non si è
sviluppato nulla”. Questa constatazione assai curiosa, ha spinto il
team di scienziati a procedere nelle loro ricerche e , a sorpresa,
durante gli studi, il team in questione ha scoperto che la “morte”
di quell’ambiente è solo apparente. I materiali organici, nel
deserto dell’Atacama esistono, ma ad una profondità tale e a tali
temperature da non essere rilevabili dalle sonde NASA. Secondo questo
team di ricercatori, il risultato ottenuto da questa ricerca assume
un importanza fondamentale, da tenere assolutamente in considerazione
per la preparazione delle future missioni marziane al fine di
prevedere strumentazioni ed esperimenti che possano evitare errori
valutativi come quelli nei quali sono incappate le sue sonde Viking.
Il deserto dell’Atacama, nel quale piove una volta ogni 10 anni, è
un ambiente ideale per sviluppare strumenti d’analisi
sofisticatissimi capaci in futuro di esaminare, senza compiere errori
grossolani, il terreno marziano. Il deserto dell’Atacama, che per
le sue peculiarità ospita anche i quattro telescopi da 8.4 metri
dell’ESA, si è formato 15 milioni di anni. 50 volte più arido
della “Valle della Morte” californiana e quindi “virtualmente”
sterile come sembrava sterile Marte alle sonde Viking nel 1976. In
teoria quindi, gli errori compiuti nel 1976 nella progettazione degli
esperimenti compiuti dalle sonde Viking, non dovrebbero essere stati
ripetuti dalla sonda Phoenix, scesa lo scorso anno su Marte, gli
strumenti presenti a bordo ulteriormente perfezionati grazie
all’esperianza acquisita e grazie al naturale progredire della
tecnologia dal 1976 ad oggi, dovrebbe aver fornito questa volta dei
risultati inequivocabili e difficilmente confutabili. La ricerca
della quale vi ho riferito è stata possibile grazie a diverse
istituzioni scientifiche grazie anche alla “NASA’s
Astrobiology Science and Technology for Exploring Planets program”
.
Nel 2004, questo sembrava l'inequivocabile segnale che la NASA
volesse andare a fondo della questione “ricerca vita su Marte”. A
tratti però mi sorge sorge un dubbio, più che legittimo; non è che
la NASA “insegue” una verità che le è già nota. Se fosse
veramente così, c’è da sperare nel fatto che a fronte delle spese
“astronomiche” sostenute per la ricerca della vita sul pianeta
rosso, gli USA non permetteranno a nessuno di batterla su questo
fronte e quindi anche se per vari motivi attualmente tarda ad
ufficializzare una così importante scoperta , sarà sempre lei
stessa, quando reputerà giusto farlo, “illuminare” il mondo su
tale verità.
Un articolo interssante che meriterebbe un ulteriore approfondimento. Grazie!
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