Ustica, Stato condannato a risarcire vittime. "Congruamente motivata la tesi del missile"
Nessuna esplosione interna al Dc-9 Itavia con 81 persone a bordo: la
Cassazione conferma che il controllo dei radar sui cieli italiani non
era adeguato e conferma quanto stabilito anche dalla Corte di Appello di
Palermo a fondamento delle prime richieste risarcitorie presentate dai
familiari di tre vittime
ROMA - La strage di Ustica avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al Dc-9 Itavia con 81 persone a bordo,
e lo Stato deve risarcire i familiari delle vittime per non aver
garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la
sicurezza dei cieli. Lo sottolinea la Cassazione in sede civile nella
prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento. E' la prima
verità su Ustica dopo il niente di fatto dei processi penali ed è una
decisione che può essere definita "storica", perché i magistrati per la
prima volta hanno stabilito che l'aereo fu abbattuto in seguito ad uno
scontro tra caccia militari. "Dopo 32 anni giustizia è fatta", ha
commentato a caldo, Daniele Osnato, uno dei legali delle vittime.
LA TESTIMONIANZA DI UN FAMILIARE
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E' "abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile"
accolta dalla Corte di Appello di Palermo a fondamento delle prime
richieste risarcitorie contro lo Stato presentate dai familiari di tre
vittime della strage di Ustica, scrive la Cassazione civile confermando che il controllo dei radar sui cieli italiani non era adeguato.
Con
la sentenza 1871, depositata oggi dalla Terza sezione civile della
Suprema Corte, sono stati infatti respinti i ricorsi con i quali il
Ministero della Difesa e quello dei Trasporti volevano mettere in
discussione il diritto al risarcimento dei familiari di tre vittime
della strage, i primi a rivolgersi al giudice civile, seguiti - dopo -
da quasi tutti gli altri parenti dei passeggeri del tragico volo,
partito da Bologna e diretto a Palermo la sera del 27 giugno del 1980, e
abbattuto nei cieli su Ustica.
Senza successo i ministeri,
difesi dall'Avvocatura generale dello Stato, hanno per prima cosa
tentato di dire che il disastro aereo si era ormai prescritto e poi che
non si poteva loro imputare "l'omissione di condotte doverose in difetto
di prova circa l'effettivo svolgimento dell'evento". La Cassazione ha
replicato che "è pacifico l'obbligo delle amministrazioni ricorrenti di
assicurare la sicurezza dei voli", e che "è abbondantemente e
congruamente motivata la tesi del missile" accolta dalla Corte di
Appello di Palermo nel primo verdetto sui risarcimenti ai familiari
delle vittime depositato il 14 giugno 2010.
Quanto alla
prescrizione, il motivo è stato giudicato "infondato". Ad avviso della
Suprema Corte, l'evento stesso dell'avvenuta vicenda della strage di
Ustica "dimostra la violazione della norma cautelare".
Priore, il giudice dell'istruttoria. "Questa
sentenza può rappreseNtare un punto di partenza per arrivare alla
verità storica nel caso della strage di Ustica". Lo sostiene il giudice
Rosario Priore, che fece l'istruttoria sulla strage per anni e si
convinse della esplosione esterna, dovuta a un missile. "E' molto
difficile per gravi eventi come questi, come una strage, riuscire a
stabilire responsabilità penali che sono personali. Io ho delineato un
contesto e questo lavoro di indagine è stato riconosciuto valido da
molti pm fino alla procura generale presso la sezione penale della
Cassazione. Se quest'ultima poi ha dato una valutazione diversa, non
significa che non si sia arrivati a delle conclusioni investigative".
La sentenza.
I supremi giudici hanno sottolineato che non "è in dubbio che le
Amministrazioni avessero l'obbligo di garantire la sicurezza dei voli".
La Suprema Corte, dopo aver rigettato i ricorsi della Difesa e dei
Trasporti, ha invece accolto il reclamo dei familiari delle tre vittime
rinviando alla Corte di Appello di Palermo per valutare se possa essere
concesso un risarcimento più elevato rispetto al milione e 240mila euro
complessivamente liquidato ai familiari.
Dc-9 I-Tigi Itavia.
L'aereo in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870,
scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma
alle 20,59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L'aereo era precipitato nel
mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica.
All'alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime
(77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell'equipaggio).
Il
volo IH870 era partito dall' aeroporto 'Guglielmo Marconi' di Borgo
Panigale in ritardo, alle 20,08 anziché alle previste 18,30 di quel
venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle
21,13. Alle 20,56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo
prossimo arrivo parlando con "Roma Controllo". Il volo procedeva
regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità
segnalate dal pilota. L'aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel
raggio d'azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e
Marsala.
Alle 21,21 il centro di Marsala avvertì del mancato
arrivo a Palermo dell'aereo il centro operazioni della Difesa aerea di
Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di
Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari
centri dell'aeronautica, della marina militare e delle forze Usa.
Alle
21,55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche
dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e
pescherecci. Alle 7,05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC-9.
Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero
recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda
dell'aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.
L'Associazione parenti delle vittime. "Non
si può che essere soddisfatti per la decisione della Cassazione di
confermare l'obbligo dello Stato a risarcire i parenti delle vittime di
Ustica, ma adesso lo Stato deve trovare un po' di dignità e avere il
coraggio di trarre le conseguenze da tutto questo: chiedere anche ad
altri paesi, coinvolti nella strage, di dire la verità. È qualcosa che
ci è dovuto, molto prima dei risarcimenti", dichiara Daria Bonfietti,
presidente dell'Associazione parenti delle vittime strage di Ustica,
all'agenzia LaPresse.
Marrazzo: "Era la tesi di Cossiga". Secondo il giornalista Giampiero Marrazzo, direttore dell'Avanti!:
"La sentenza definitiva della Cassazione coincide perfettamente con la
tesi affermata dal Presidente emerito della Repubblica, Francesco
Cossiga, nell'inchiesta da me condotta e nel procedimento portato avanti
dall'avvocato Daniele Osnato, legale dei familiari delle vittime di
Ustica", ha detto Marrazzo, autore insieme al collega Gianluca Cerasola
del film inchiesta dal titolo "Sopra e sotto il tavolo", con le
interviste esclusive ai presidenti Cossiga e Andreotti. "Nel nostro
lavoro giornalistico - ha continuato - abbiamo sempre sostenuto che,
secondo quanto ci riferì Cossiga, solo un missile potesse aver colpito
l'aereo nei cieli di Ustica, e che nessuna altra ipotesi potesse essere
reale. Pertanto - ha concluso il direttore dell'Avanti! - sono felice
che vi sia, una volta per tutte, una sentenza che affermi le
responsabilità di chi allora doveva controllare la sicurezza dei cieli
italiani. Un ultimo passo sarà comprendere da chi sia stato sparato il
missile".
Purgatori: "Pretendere verità da Hollande".
"Adesso, con questa sentenza, la palla passa alla politica. Uno dei
primi punti nell'agenda del prossimo Presidente del Consiglio dovrebbe
essere un incontro con il presidente francese per spingere Hollande a
rivelare una volta e per tutte quello che ormai è un segreto di
Pulcinella: il missile con il quale è stato abbattuto il Dc-9 proveniva
da un aereo militare transalpino". Così, in un'intervista all'edizione
italiana di Huffington Post, il giornalista Andrea Purgatori, uno dei
cronisti che più si sono battuti per scrivere la verità sulla strage
dell'abbattimento del Dc-9. A lui è ispirata la figura del protagonista
del film "Il muro di gomma" di Marco Risi alla cui sceneggiatura ha
partecipato lo stesso Purgatori.
Reazioni. "La
Cassazione scrive una pagina importante sulla strage di Ustica.
Finalmente la lunga teoria dei depistaggi e delle false teorie viene
spazzata via. Si riconosce che quella terribile strage è stata causata
da un missile, che attorno a quell'aereo abbattuto col suo carico di
vittime e di dolore fu combattuta una battaglia sui cieli italiani", ha
detto Walter Veltroni. "Si deve ancora scavare vanno tolti impedimenti e
segreti, complicità e inerzie ma ora possiamo farlo da una base più
solida anche dal punto di vista giudiziario", ha concluso l'esponente
del Pd. "Non poter mai sapere la verità sulle stragi è una delle
malattie del nostro Paese che ha minato a lungo la storia della
democrazia italiana. E' benvenuta quindi la decisione di oggi della
Cassazione su Ustica: un po' di luce, finalmente", ha scritto Nichi
Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, su Twitter. Su Ustica
"le famiglie e l'Italia aspettano ancora una parola definitiva. La
Cassazione potrebbe averla data", ha detto il segretario del Pd
Pierluigi Bersani. "Rispetto della magistratura, naturalmente - ha
aggiunto - adesso cerchiamo di leggere anche questa sentenza per vedere
quali passi avanti siano stati fatti sulla strada della verità".
Fonte: http://www.repubblica.it
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