Edgar
Mitchell, pilota della missione spaziale Apollo 14 parla della sua visione del mondo, del
progressivo degrado dei sistemi ecologici e degli imminenti cambiamenti che da tempo stanno trasformando il nostro pianeta e la nostra vita su di esso.
Poiché
sono fra i pochi fortunati che hanno avuto l'opportunità di osservare il nostro
piccolo, magnifico pianeta dal buio dello spazio, sento profondamente
l’esigenza di unirmi a tutti coloro che auspicano l'inizio di un nuovo corso e un rinnovato impegno per una gestione più attenta del nostro
pianeta. Guardando " l'astronave Terra" al di sopra della fascia protettiva dell’atmosfera, si
può osservare meglio il progressivo degrado dei sistemi ecologici dai
quali tutte le forme di vita presenti sulla Terra dipendono.
Dallo spazio e con l’ausilio dei dati ricavati in più di quattro decenni di
attività spaziale, apparemolto chiaro che la popolazione della Terra si sta avviando su una strada senza ritorno. Il genere umano, impegnato in una miriade
di futili conflitti, si ostina a non
voler guardare avanti, verso il baratro in cui tanto stupidamente stiamo correndo.
Continuiamo a ragionare da un punto di vista molto limitato, basato su valori culturali
tradizionali, e ci rifiutiamo di considerare la nostra situazione da una
prospettiva globale molto più ampia, e quindi di prendere le misure necessarie per
creare una civiltà più serena e armoniosa, cosa che sicuramente andrebbe a
vantaggio di tutti noi, misure che prevedono alcuni cambiamenti difficili da
accettare nel nostro stile di vita.
DOBBIAMO COMPRENDERE IL RUOLO SULLA TERRA NELL’UNIVERSO
Negli
ultimi venti anni, il mondo scientifico ha enunciato un numero significativo
di concetti che, se li riusciamo a collegare tra loro, applicati alla tematica dalla teoria dell’evoluzione generale e dei sistemi, ci
presentano una visione nuova della condizione umana e
del posto che occupiamo nel universo.
A cosa mi riferisco? Ad esempio, alla fisica quantistica, che ha dimostrato la
non-località (nel senso di collegamento ) a livello di particelle
subatomiche; all’olografia quantistica, che espande questa concezione
agli oggetti in macroscala; e naturalmenteagli studi sulla teoria del caos, che
suggeriscono la ripetizione di alcune strutture fondamentali in scala, dal
microcosmo al macrocosmo. Inoltre, on posso non citare, la teoria del caos e la teoria dei
sistemi complessi, i quali suggeriscono la presenza di semplici anelli di
retroazione che in qualche modo organizzano le strutture di base e i processi della
natura nelle strordinarie forme che osserviamo nella materia vivente. Mi
riferisco naturalmente, al lavoro degli astronomi e dei cosmolologi, che continuano a
scoprire le meraviglie di mondi lontani, e a quello di Ilya Prigogine,
il quale ha dimostrato che esistono in
natura dei processi elementari sono non lineari, e con questo non parlo dei semplici processi lineari e
reversibili che gli scienziati studiano dai tempi di Newton.
La
conclusione di questo ragionamento ci dice che viviamo in un
universo capace di organizzarsi, creativo, intelligente, in grado di
apprendere, che si è formato in base all’esperienza, che è in grado di evolversi fino a
conoscere se stesso, e probabilmente per questo è stato capace di dare origine a forme di vita
intelligente in tutto il corso della sua espansione.
Le lezioni
che si possono ricavare da questa nuova visione della realtà che ci circonda riguardano la nostra evoluzione di esseri creativi, interconnessi e
responsabili, che hanno fra le mani il proprio destino, quello del mondo e di tutte le
specie di esseri viventi che su di esso dimoarano.
Tutti noi
abbiamo la capacità intellettuale e sufficiente immaginazione per comprendere quali sviluppi potrebbero avere i problemi che affilggono la nostra società oggi, un domani, se non si cambierà rotta. Quindi o si sviluppa la volontà politica collettiva di
realizzare e accelerare le misure necessarie su base globale… oppure
non resterà che subirne le conseguenze.
Edgar Mitchell
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