L'impressione che si ha nell'osservare l'oggetto è quella di trovarsi di fronte ad una sorta di veicolo biomeccanico, simile a quello che compare negli episodi della serie di fantascienza “Farscape”.
In termini più scientifici, almeno in linea teorica, potrebbe trattarsi di uno “zeroid”, cioè un organismo biologico evolutosi e adattatosi a vivere nello spazio profondo, una sorta di “balene spaziali”. L'habitat di queste creature sarebbe caratterizzato da temperatura e pressione atmosferica pari a zero.
Uno degli studi che sono alla base di tale teoria è quello dello studioso russo Vitalii Iosifovich Goldanskii, professore presso l'istituto di chimica fisica Nikolai Nikolaevich Semenov, e membro dell'Accademia delle Scienza della Russia, il quale, in un articolo pubblicato nel 1997 su Pure and Applied Chemistry, sosteneva la possibilità che apprezzabili quantità di materiale prebiotico potrebbero accumularsi nelle regioni circostanti le nebulose o le gigantesche nubi di gas che stazionano nell'universo.
Secondo i sostenitori degli Zeroids, con il passare del tempo, grazie alle stesse leggi che hanno consentito lo sviluppo della vita sul nostro pianeta, essersi organizzate sviluppandosi in qualche forma di vita capace di adattarsi alle condizioni estreme come quelle dello spazio aperto.
Partendo da questo principio, alcuni pensano che il nome più adatto a queste ipotetiche forme di vita che potrebbero popolare i remoti recessi dello spazio interstellare sarebbe “Zeroid” (zero pressione, zero temperatura).
Foto della Nasa
Non deve stupire che la vita possa svilupparsi in condizioni ambientali così avverse. Anche sul pianeta Terra si conoscono forme di vita capaci di vivere in habitat naturali, fino a poco tempo fa considerati ostili alla vita. Basta pensare ai batteri estremofili, capaci di svilupparsi a temperature e pressioni inimmaginabili.
L'ultima scoperta in questa direzione è quella fatta da Hans Roy, dell’Università di Aarhus, in Danimarca. Il ricercatore ha portato alla luce alcuni batteri che sono rimasti sepolti "vivi" per 86 milioni di anni nelle profondità dell'oceano.
Considerando che il nostro universo ha un'età di quasi 14 miliardi di anni (miliardo più, miliardo meno), è ragionevole pensare che gli zeroids potrebbero essere le prime forme di vita apparse nel cosmo. Con un arco di tempo così lungo a loro disposizione, gli zeroids potrebbero aver attraversato diversi stadi evolutivi. Potrebbero essere unità biologiche microscopiche o, al contrario, avere dimensioni gigantesche.
Anche la loro morfologia potrebbe variare da forme molto semplici ad altre estremamente complesse. Potrebbero vivere singolarmente, ma anche in vaste colonie. Ovviamente sono da escludere la forma umanoide, ma non è da escludere che possano aver sviluppato un'intelligenza come la nostra, se non addirittura superiore.
[Che diavolo ci fa un serpente in orbita? Forse uno Zeroid?]
Il sostentamento di alcuni zeroids potrebbe essere garantito dalla presenza di nubi i polvere e gas interstellare. Per altri, invece, potrebbe valere la legge classica della preda e del predatore. Teoricamente, potrebbero vivere in qualunque punto dello spazio, sia all'interno che all'esterno delle galassie.
Dotati di mobilità e intelligenza, non è escluso che possano aver “solcato” la nostra atmosfera in cerca di cibo e che siano stati scambiati per UFO dalla popolazione e dagli strumenti. Alcuni zeroids potrebbero rimanere uccisi dall'attrito con l'atmosfera terrestre, riducendo il corpo delle povere creature in sfere di fuoco prima, e in cenere e gas poi.
Altri, invece, potrebbero aver sviluppato una sorta di scudo protettivo naturale - solido o elettromagnetico - che permette loro di attraversare tranquillamente la nostra atmosfera in cerca di cibo. E questi sarebbero alcuni di quelli che noi chiamiamo UFO!
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