ROMA - Due matematici scozzesi
credono che sonde spaziali inviate da civiltà aliene potrebbero già
essere nel nostro Sistema Solare.
O almeno, lo hanno visitato in passato.
I ricercatori dell'Università di Edimburgo hanno utilizzato modelli matematici e simulazioni al computer per dimostrare che i visitatori alieni sono una alta possibilità.
Le nuove simulazioni al computer suggeriscono che le sonde spaziali costruite dagli alieni probabilmente abbiano visitato la Terra in più occasioni nel corso della storia del nostro pianeta. Le visite non sono solo possibili: sono probabili.
O almeno, lo hanno visitato in passato.
I ricercatori dell'Università di Edimburgo hanno utilizzato modelli matematici e simulazioni al computer per dimostrare che i visitatori alieni sono una alta possibilità.
Le nuove simulazioni al computer suggeriscono che le sonde spaziali costruite dagli alieni probabilmente abbiano visitato la Terra in più occasioni nel corso della storia del nostro pianeta. Le visite non sono solo possibili: sono probabili.
Secondo le simulazioni, una semplice
rete di sonde spaziali autoreplicanti possono essere state capaci di
visitare l'intera Via Lattea in soli 10 milioni di anni. Dato che la
Terra è "vecchia" circa 4,5 miliardi di anni, le sonde aliene possono
aver visitato il nostro pianeta più volte.
I risultati si espandono su un precedente studio che ha dimostrato che una singola sonda simile a Voyager potrebbe esplorare la galassia 100 volte più veloce, utilizzando manovre 'fionda' intorno alle stelle che visita, piuttosto che affidandosi al volo a motore. Tali manovre fanno uso dell' immensa gravità di una stella per acquistare velocità.
I risultati si espandono su un precedente studio che ha dimostrato che una singola sonda simile a Voyager potrebbe esplorare la galassia 100 volte più veloce, utilizzando manovre 'fionda' intorno alle stelle che visita, piuttosto che affidandosi al volo a motore. Tali manovre fanno uso dell' immensa gravità di una stella per acquistare velocità.
Per le nuove simulazioni, i
ricercatori hanno studiato la rapidità di una flotta di sonde,
programmata con un semplice algoritmo decisionale, che potrebbero
esplorare la galassia con questo metodo. Essi hanno scoperto che i
tempi di esplorazione potrebbero essere ulteriormente ridotti se le
sonde potrebbero auto-replicarsi, cioè, se fossero in grado di fare
autonomamente copie di se stesse.
"Possiamo concludere che una
flotta di sonde autoreplicanti può esplorare la galassia in un tempo
sufficientemente breve da giustificare l'esistenza del paradosso di
Fermi", ha concluso il team di ricerca.
Il paradosso di Fermi,
originariamente proposto dai fisici Enrico Fermi e Michael H. Hart,
suggerisce che la Terra avrebbe dovuto essere contattata da alieni
ormai da tempo, data l'alta probabilità che la Via Lattea possa ospitare
numerose civiltà extraterrestri. Quella alta probabilità è stimata
dalla famosa equazione di Drake, che calcola che la nostra galassia,
data la sua vastità (100-400.000.000.000 stelle), dovrebbe essere piena
di creature intelligenti. Il paradosso di Fermi nasce dal fatto che la
prova di tutte queste civiltà aliene presunte rimane inesistente.
Tuttavia, i nuovi calcoli di ricercatori aumentano solo il paradosso.
Quindi la domanda rimane: Dove sono tutti quanti?
Quindi la domanda rimane: Dove sono tutti quanti?
Una possibilità è che gli architetti
delle sonde aliene abbiano inventato sistemi furtivi, in modo da non
essere facilmente individuati. E 'anche possibile che siamo stati solo
sfortunati. Gli astronomi moderni non riescono ad individuare e a
catalogare ogni singolo piccolo oggetto che passa attraverso il Sistema
Solare. E' quindi possibile che le sonde aliene sono là fuori,
nascoste in' bella vista ', e noi semplicemente non ne abbiamo
incontrato ancora una.
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Commento di Oliviero Mannucci: Ma scusate di cosa stiamo parlando? Non è colpa degli ET se la cecità umana è così grande. La maggior parte degli scienziati, nonostante la mole di una casistica ufologica ricchissima, milioni di avvistamenti in decine di anni, fatti non solo dalla casalinga di Voghera che scambia Venere per un UFO, ma anche da personale altamente qualificato, come astronauti, piloti militari e civili, forze dell'ordine etc.,persone degne di fede quindi, senza poi contare la grande mole di materiale video e fotografico esistente che documenta la presenza di qualcosa sicuramente non convenzionalenei nostri cieli e gli scienziati cosa fanno, continuano a negare l'esistenza di un fenomeno che si ripete ogni giorno centinaia di volte su tutto il globo terrestre! Ma per fortuna non sono tutti così ciechi, come ho già detto più volte su questo blog, nel settembre del 2008, durante un Convegno Mondile del SETI, tenutosi al palazzo dell'UNESCO a Parigi, il Dr. Labeque, astrofisico dell' Università di Orsay, parlando alla conferenza disse ai suoi colleghi: Cari colleghi continuate pure a utilizzare i radio telescopi per captare eventuali segnali di civiltà intelligenti, però non possiamo ignorare la casistica ufologica. SOMETHING IS HERE!!!!! E a questo punto citò il caso occorso a sei ufficiali dell'USAF nel 1957, in volo di ricognizione sopra gli USA a bordo di un RB47, attrezzato con apparecchiature per le contromisure elettroniche. I sei ufficiali videro un UFO accostarsi all'aereo sul quale stavano volavando, l'UFO seguì l'aereo per 700 miglia per più di un ora, e i sei ufficiali, grazie alle apparecchiature che avevavno a bordo rilevarono che l'UFO stava comunicando con qualcuno sulla frequenza di 3 Ghz . Labeque quindi disse: cari colleghi lavoriamo su questa frequenza, forse troveremo qualcosa. Ma resta il fatto che SOMETHING IS HERE, QUALCOSA E' QUI. Più chiaro di così! Come dico sempre: il cervello è come un paracadute, funziona solo quando è aperto!
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