Duro attacco dei legali di 40 azionisti della Tepco che hanno portato in
aula un documento segreto: "Fin dal 2008 l'azienda sapeva che le difese
della centrale nucleare erano insufficienti"
GIAPPONE - La compagnia elettrica giapponese Tepco "era consapevole già dal 2008 che le difese anti-tsunami della sua centrale nucleare di Fukushima erano insufficienti".
Lo sostengono gli avvocati delle parti lese nel processo contro il
gruppo proprietario dell'impianto in cui s'è verificato nel 2011 il
peggiore incidente atomico dai tempi di Cernobyl.
L'ACCUSA - Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Kyodo, il legale Yuichi Kaido ha mostrato in aula un documento interno della Tepco del 2008
che dimostrerebbe come l'azienda sapesse del rischio: "La Tepco aveva
pienamente riconosciuto già tre anni prima che fosse necessario assumere
misure contro gli tsunami, contraddicendo così le spiegazioni fornite
finora dalla compagnia". Sarebbe così smentita la difesa dell'azienda,
secondo la quale "uno tsunami di quella portata era imprevedibile".
IL PROCESSO - Il processo in corso è stato intentato da quaranta azionisti di Tepco
che chiedono agli ex dirigenti della compagnia di pagare un
maxi-risarcimento alla compagnia per non essere riusciti a gestire la
crisi. Il documento interno del 2008 sosteneva che misure contro il
rischio tsunami erano necessarie "dal momento che non possiamo che
aspettarci uno tsunami più grande di quelli finora ipotizzati".
L'AZIENDA -
La Tepco oggi è impegnata in una massiccia operazione di
"decommissionamento" della centrale, che durerà anni. In particolare, in
questa fase i tecnici della compagnia stanno effettuando pericolose
operazioni per la rimozione dei materiali "fissili" da reattori e vasche
di raffreddamento dell'impianto, che è considerato ancora instabile.
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