Continua a spirare un vento gelido sui rapporti tra Mosca e Washington a colpi di dichiarazioni e dimostrazioni di forza.
Oggi è stata la volta di Mosca che per
bocca del generale dell’esercito, Yury Yakubov, in rappresentanza del
Ministero della difesa russo, ha risposto all’annuncio americano di un
possibile dispiegamento di uomini e mezzi pesanti nel nord Europa,
affermando che se gli Usa dispiegheranno armi pesanti nei Baltici e
nell’est europeo, Mosca “non potrà che aumentare le proprie forze e i
propri mezzi militari nell’area occidentale”. In particolare lo farà
rafforzando i suoi presidi militari con la dislocazione dei missili
Iskander “nell’enclave di Kaliningrad”. La Russia – ha spiegato – è
pronta a rispondere in modo appropriato, se gli Stati Uniti o altri
paesi della NATO distribuiranno armamenti, sistemi di artiglieria o
altre armi pesanti in Europa orientale e nei Paesi Baltici. Il militare
ha aggiunto che se l’Ovest procederà nel riarmo, “segnerà una passaggio
alla fase più aggressiva del Pentagono e della NATO dai tempi della
guerra fredda del secolo passato. E la Russia non ha nient’altro da
fare, se non sostenere le proprie forze e risorse sul teatro occidentale
delle operazioni strategiche”.
Sabato il New York Times aveva scritto
che per scoraggiare una possibile “aggressione russa in Europa”, il
Pentagono è pronto a mobilitare carri armati, veicoli da combattimento,
altre armi pesanti e 5.000 soldati americani in diversi Paesi baltici e
dell’Europa orientale. La proposta, se
approvata, rappresenterebbe il primo grande dispiegamento militare Usa
di mezzi in Europa dalla fine della guerra fredda. La decisione sarebbe
da mettere in relazione all’annessione della Crimea e la guerra in
Ucraina che hanno provocato allarme e spinto a una nuova pianificazione
militare della Nato. Gli Stati Uniti in questo modo intenderebbero
difendere i membri dell’alleanza vicini alla frontiera russa e “dare
agli alleati europei innervositi dall’invasione della Crimea” il senso
della “protezione” Usa. La proposta non soddisferebbe la richiesta di
alcuni Paesi alla Nato che chiedono di stanziare truppe Usa di pronto
intervento in modo permanente nel Baltico.
Alla vigilia di questo annuncio, il
pentagono ha dato notizia dell’ultima ‘provocazione’ russa, ovvero di un
velivolo russo da ricognizione che ha volato a soli 150 metri di
altitudine sopra il cacciatorpediniere Usa Jason Dunham nel Mar Baltico.
L’incidente sarebbe avvenuto giovedì scorso. La nave americana era
scortata da altri quattro mezzi, di cui uno francese, uno britannico e
uno tedesco. Casi simili si stanno verificando con maggiore frequenza
sia da una parte che dall’altra, basti pensare che tra aprile e maggio
due Tupolev 95 russi con capacità nucleare sono entrati nella zona di
difesa aerea degli Stati Uniti in Alaska, che l’11 aprile un caccia
Sukoi 27 ha mancato si soli 6 metri un aereo spia statunitense Rc 135 al
confine dello spazio aereo d Kalinigrad e che navi finlandesi hanno
aperto un fuoco di avvertimento verso un oggetto sommerso sconosciuto,
probabilmente un sottomarino russo.
Nelle ultime settimane ci sono state esercitazioni della Nato in Estonia e nelle acque del Mare del Nord, mentre i russi si sono esercitati nel Mediterraneo prima con i cinesi e poi con gli egiziani.
Nelle ultime settimane ci sono state esercitazioni della Nato in Estonia e nelle acque del Mare del Nord, mentre i russi si sono esercitati nel Mediterraneo prima con i cinesi e poi con gli egiziani.
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