Secondo gli astronomi statunitensi che lavorano alla base dei dati raccolti dal telescopio spaziale Spitzer, gli aloni di materia oscura potrebbero contenere un piccolo numero delle stelle spiegando eccesso di luce nell’Universo
Se fosse vero che gli “aloni” di materia oscura – gli enormi bozzoli invisibili di massa che avvolgono intere galassie e rappresentano la maggior parte della materia nell’Universo – non sono completamente al buio? E se invece, contenessero un piccolo numero di stelle? Gli astronomi dell’Università della California a Los Angeles hanno studiato il caso in una ricerca pubblicata sulla rivista Nature.
Da tempo, gli astronomi erano in disaccordo sulla questione: perché nell’universo si vede più luce più di quanto dovrebbe? La luce infrarossa che si osserva, infatti, eccede la quantità di luce emessa dalle galassie conosciute.
Guardando tutto il cosmo, gli astronomi hanno visto qualcosa che non è né stella, né galassia, né un cielo uniforme scuro, ha spiegato Edward L. (Ned) Wright, profossore di fisica e astronomia dell’UCLA. Il fenomeno luminoso viene definito dal professore come “fluttuazioni”.
Una spiegazione sostiene che le fluttuazioni del fondo cosmico sono dalle galassie sconosciute molto distanti. Una seconda spiegazione sostiene invece che esse sono delle galassie sconosciute che non sono così lontane, ossia sarebbero deboli galassie la cui luce ha viaggiato verso di noi solo per 4 o 5 miliardi di anni (un tempo piuttosto breve per la misura delle distanze astronomiche). Nell’articolo appena pubblicato sulla rivista Nature, Wright e i suoi colleghi hanno presentato le prove che dimostrano che entrambe queste spiegazioni sono sbagliate, proponendo un’alternativa.
Secondo questi astronomi, la prima spiegazione – che le fluttuazioni sono delle galassie molto distanti – non è neanche vicina ad essere supportata dai dati raccolti dal telescopio spaziale Spitzer della NASA.
“Tuttavia, l’idea sulle galassie deboli non troppo lontane è migliore, ma non è ancora completamente giusta”, ha dichiarato Wright. “Questa spiegazione è fuori di un fattore di circa 10, e l’ipotesi delle galassie lontane è fuori di un fattore di circa 1,000 “.
Wright e i suoi colleghi sostengono che il piccolo numero delle stelle che sono state cacciate dai bordi dello spazio durante le collisioni violente e le fusioni delle galassie potrebbe essere la causa degli “aloni” a luce infrarossa in tutto il cielo, e potrebbero spiegare il mistero della luce infrarossa emessa in eccesso.
Come le galassie che sono crollate e si sono gravitazionalmente attaccate tra loro, le stelle orfane si sono gettate nello spazio. Secondo i ricercatori, proprio queste stelle producono le macchie diffuse della luce emessa dagli aloni galattici che circondano le galassie spirali.
“Le galassie esistono dentro aloni di materia oscura che sono molto più grandi delle galassie. Quando le galassie si formano e si fondono insieme, l’alone di materia oscura diventa più grande e le stelle e il gas cadono al centro dell’alone”, ha affermato Wright.
“L’alone di materia oscura non è completamente scuro”, ha aggiunto Wright. “Una piccola frazione, un decimo di punto percentuale, delle stelle della galassia centrale, è stata diffusa al di fuori dell’alone, e questo potrebbe produrre le fluttuazioni che osserviamo.”
“Nei grandi ammassi galattici, gli astronomi hanno trovato percentuali molto più alte di luce dell’intra-alone, pari al 20 per cento”, ha continuato Wright.
In questo studio, Wright e i suoi colleghi hanno utilizzato il telescopio spaziale Spitzer per creare una mappa a raggi infrarossi di una regione del cielo nella costellazione Boote, una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo. La luce ha viaggiato verso noi per 10 miliardi di anni.
“Crediamo che le fluttuazioni potrebbero essere prodotte dai bordi sfocati delle galassie che esistevano quando si sono formate la maggior parte delle stelle , cioè circa 10 miliardi di anni fa. “
La prossima ricerca, in particolare con il telescopio spaziale James Webb, dovrebbe fornire ulteriori intuizioni.
Il telescopio spaziale James Webb è un telescopio spaziale sviluppato per diventare il successore del precedente Telescopio spaziale Hubble, più precisamente nel campo dell’osservazione infrarossa. Verrà costruito e gestito, in cooperazione, dalla NASA, dall’Agenzia Spaziale Europea e dall’Agenzia Spaziale Canadese. Il suo lancio è previsto per il 2018.
Fonte: http://gaianews.it
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