Statistiche

Sunday, October 28, 2012

A caccia della vita su Marte, tra microbi alieni e sabbia rossa


Nel progetto di colonizzazione di Marte si stanno studiando anche serre in cui gli astronauti potranno coltivare vegetali
Nel progetto di colonizzazione di Marte si stanno studiando anche serre in cui gli astronauti potranno coltivare vegetali

Capire se c'è vita su Marte? E che problema sarà mai, basta andarci con una macchina in grado di scovare microbi nelle sabbie marziane, raccoglierli, sequenziare il loro Dna e mandare i risultati a terra. Chiunque avesse fatto pubblicamente un discorso del genere sarebbe stato considerato al minimo uno svitato ma visto che è uscito dalla bocca di Craig Vender, l'uomo che ha fondato un'industria d'avanguardia, la Celera Genomics, un paio di Istituti di ricerca, sequenziato per primo, a pari merito, il DNA e infine creato il primo batterio artificiale bene: allora c'è da preoccuparsi.
Peraltro non è l'unico, perché alle costole gli sta Jonathan M. Rothberg, anche lui scienziato e grande imprenditore che con la sua Ion enterprise ha un contratto con NASA per un compito simile. Il famoso Mit di Cambridge (Usa) sta già lavorando per portare l'attrezzatura necessaria all'impresa dai trenta chili attuali, già molto pochi rispetto ai laboratori terrestri, a un solo chilo e lo sforzo di miniaturizzazione la dice lunga sulle tecnologie che possono saltar fuori da queste imprese al confine fra genio e follia. Da considerare poi che le condizioni di lavoro su Marte, con atmosfera molto rarefatta rispetto alla nostra, e temperature anche molto basse, già da sole rappresentano una sfida notevole e inoltre il tutto potrebbe anche finire in un buco nell'acqua perché i microbi marziani, della cui esistenza i due sono sicurissimi, potrebbero essere assai diversi da quelli terrestri e la macchina per analizzarli non riuscirebbe a capire nulla. Come dire vado a pesca con l'attrezzatura da mare in un torrente di montagna, difficile tornare con qualcosa nel carniere.
Il fatto è che dal 5 agosto scorso, giorno in cui il rover Curiosity di Nasa è arrivato sul pianeta rosso, sta montando una seconda corsa allo spazio, molto meno evidente e chiassosa di quella lanciata negli anni Sessanta per la conquista della Luna, ma decisa. E questa vota coinvolgono anche i privati quegli americani che, come proprio Craig Venter nella sua conferenza di pochi giorni fa ha ricordato, sono «un popolo di esploratori» mentre noi europei, che lo siamo stati, oggi sembriamo meno propensi a farci coinvolgere.
Comunque sia, è proprio europeo Mars Express, il satellite che ha scoperto la presenza di metano su Marte e il fatto che, contrariamente a quel che dovrebbe essere, la sua quantità nell'atmosfera marziana varia continuamente. E non capiamo proprio il perché. Per inciso i sistemi radar italiani montati a bordo del satellite sono stati determinanti per lo studio accurato, il migliore esistente a oggi, dell'atmosfera di quel pianeta.
Chi o cosa genera il metano che c'è su Marte? Potrebbe essere di origine vulcanica o geologica in generale, ma se fosse così ce ne sarebbe assai meno. E allora è forse di origine biologica come il 95% di quello terrestre? Viene da depositi di microbi di qualche milione o più di anni fa o da vita microbica in atto? Domande cui oggi nessuno sa rispondere e che non sono tanto inutili, dato che capire se il metano è dovuto a microbi esistenti tuttora ci aprirebbe gli occhi su come si può sviluppare la vita, confrontandola con quella sulla Terra. Una simpatica e giovane ricercatrice della New Mexico University, per dare un'idea di quanto ce ne sia, ha calcolato che per produrre le 200mila tonnellate di metano scoperte nell'aria di Marte servirebbero, sul pianeta rosso, 5 milioni di mucche ruminanti, famose e assidue produttrici di metano anche qui da noi.
Vedremo: per il momento il mistero da sciogliere resta e soprattutto i due intraprendenti scienziati industriali devono capire come far arrivare in loco i loro gioielli tecnologici per sequenziare il Dna marziano, dato che NASA ha in programma per quell'obiettivo solo una modesta missione, in termini di potenza e carico, nel 2018. In aiuto potrebbe venire un altro geniale e anticonformista miliardario americano, quell'Elon Musk che ha fondato già varie industrie di successo, da Paypal a SpaceX la prima industria privata a competere direttamente con le grandi agenzie nello spazio, a costi contenuti e con ottimi risultati
Non contento di avere un contratto da 12 miliardi di dollari per portare alla Stazione Spaziale Internazionale la sua capsula Dragon, per il trasporto di cose e persone, Musk vuole, anche lui, Marte. Lo ha detto chiaramente, sta costruendo il razzo più potente mai esistito dopo il mitico Saturn V che portò l'uomo sulla Luna. Il Falcon Heavy porterà gli astronauti di Musk su Marte e lui assicura che taglierà, in piena sicurezza, i costi da 500 miliardi di dollari stimati oggi dalle agenzie, un prezzo impossibile, a un assai più modesto 65 miliardi. E lì su Marte Musk vuole piantarci una colonia umana autonoma, con tanto di case e orti in cui coltivare vegetali da mangiare. Il tutto con un aspetto decisamente da guerre stellari.
Certo che anche lui non è persona da sottovalutare, uno che a 12 anni vende il suo primo software per 500 dollari e a 41 spara una capsula nello spazio come, se non meglio, di Nasa è una persona cui dare senz'altro credito. Certo nel 2002 quando è partita la sua industria val la pena di ricordare che qui in Europa si facevano sorrisi ironici, mentre ora la nostra Agenzia Spaziale Europa è in netto ritardo rispetto agli Stati Uniti.
A questo punto i cinesi che hanno annunciato ufficialmente che nel 2030 manderanno un robot di Marte per portare indietro dei campioni fanno la figura degli apprendisti mentre il povero Curiosity, che continua il suo lento cammino nel grande cratere Gale bombardando con il laser sabbie marziane per capire di cosa sono fatte fa la figura di un travet.

Fonte:  http://www.ilsole24ore.com

No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.