Nelle cronache ufologiche russe
non mancano i racconti di
incontri con i cosiddetti
“Ufonauti”. Le sembianze di tali
esseri sono differenti a seconda
dei vari incontri, ma le
descrizioni dei testimoni
sembrano comunque avere un unico
comune denominatore, cioe’ la
forma cosiddetta “umanoide”, se
non proprio “umana” in tutto e
per tutto degli “Ufonauti”, come
in alcuni casi che citeremo di
seguito. Un primo “incontro” è
quello che si verificò nel 1981
nei pressi del villaggio di
Borok, nella regione di
Jaroslavl, e i cui protagonisti
furono un abitante di Leningrado
(oggi tornata al suo nome
storico di San Pietroburgo),
Aleksandr K., oltre ad un
abitante del posto, un certo
Vitaly S. ; il fatto si verificò
nell’ area cittadina, in uno
spiazzo innevato: davanti ai
testimone comparve un oggetto di
colore argenteo, dalla forma
discoidale appiattita, senza
nessuna apertura visibile che
ricordasse oblò o portelli di
alcun tipo. Come riferirono i
testimoni al corrispondente
della sezione dell’Accademia
delle Scienze preposta allo
studio dei Fenomeni Anomali
(così venivano e vengono tuttora
chiamati sovente gli Ufo in
Russia), questo oggetto non
poggiava a terra, era sospeso a
mezz’aria.
D'un tratto,
l’oggetto si “dischiuse”, come
un fiore, e nel mezzo comparvero
due esseri del tutto simili agli
uomini. Questi esseri si
avvicinarono ai testimoni fino a
una distanza di circa 3-4 metri.
I testimoni, all’avvicinarsi
degli esseri, provarono come una
specie di torpore, e notarono
che questi esseri emanavono una
specie di luminosità
viola-rosato. Bene a fuoco erano
solo i loro volti, il resto del
corpo era come avvolto da una
specie di “alone” luminoso, e le
“tute di volo” in cui erano
avvolti gli esseri sembrava di
un color “argento-ghiaccio”
brillante. Si sentì come una
“frase musicale”, forse
trasmessa per via telepatica,
che diceva “Non abbiate paura,
non vi faremo alcun male” – al
che uno dei testimoni, senza
sapere neppure lui come, rispose
con una “frase musicale” dello
stesso tipo, chiedendo da dove
venissero. La risposta, sempre
tramite lo stesso sistema di
comunicazione, fu “da un sistema
stellare composto di 3 stelle
tra loro in stretta
comunicazione”. La
“conversazione” durò una decina
di minuti, dopodiché’ gli
“esseri” tornarono nel centro
dell’oggetto, che si richiuse e
partì. Il racconto dei testimoni
fu trascritto nell’archivio
della Commissione di Studio dei
Fenomeni Anomali di Leningrado.
Un altro “incontro” con i
misteriosi “Ufonauti” si ebbe
nel maggio del 1990 nei pressi
di Mosca, vicino al villaggio di
“Novyj Jerusalim”.
Il testimone, di nome Boris
Konstanovich (B.K.) vide
improvvisamente abbassarsi sulla
sua casa di campagna un oggetto
argenteo sigariforme, lungo
circa 8-10 metri. Dall’oggetto,
che si librava immobile
nell’aria, discesero “volando”
lentamente verso terra due
esseri di aspetto umano, che una
volta “atterrati” si diressero
verso il testimone. Erano alti
circa 2 metri, portavano una
tuta aderente di colore grigio,
che li avvolgeva completamente e
lasciava libero soltanto il
volto. Tale tuta, in un pezzo
unico, comprendeva anche i
“guanti”, gli “stivali” e le
“cuffie”. B.K era impietrito
dallo stupore, e si apprestava a
chieder loro chi fossero e da
dove venissero, quando sentì
nella sua mente delle “domande”
da parte dei misteriosi
visitatori, domande riguardanti
la natura degli alberi e degli
arbusti circostanti, la sua casa
ed i materiali di cui era
costruita; gli “esseri” vollero
addirittura entrare in casa, e
fecero molte domande sui vari
elettrodomestici e sulle
suppellettili presenti in casa.
Inoltre uno dei due esseri,
sempre “librandosi” in aria,
salì fino all’altezza del tetto
della casa di B.K, quindi di
quello della casa del vicino.
Dopodiché i due esseri tornarono
verso la loro nave, sempre
“parcheggiata” a mezz’aria sopra
la casa, vi rientrarono e
ripartirono. In un altro caso
gli “Ufonauti” apparivano esseri
umanoidi di altezza superiore ai
2 metri. L’incontro avvenne nel
1978 nei pressi di Tbilisi,
capitale della Georgia (allora
Repubblica Sovietica). Il
capitano della Milizija Avtandil
Bukhrashvili fu testimone della
discesa di un enorme oggetto
luminoso, che atterrò su una
collina poco distante dalla sua
abitazione, e da cui uscirono
“librandosi nell’aria” due
esseri, che prima si spostarono
in orizzontale e poi discesero
in verticale sulla sua veranda,
venendosi a trovare davanti a
lui. Erano coperti da una tuta e
da uno “scafandro” che ne
nascondeva il volto, che
ricordava una specie di “elmo”
con due specie di “antenne”
laterali che vibravano,
con piccole “sfere” luminose
alle estremità. In
corrispondenza del naso e degli
occhi avevano una specie di
“finestrella” orizzontale,
attraverso la quale si
intravedevano due occhi che
ricordavano quelli delle rane.
Anche sul petto si notava una
“finestrella” di tipo simile.
Uno dei due si rivolse al
testimone in perfetto georgiano,
invitandolo a fare un giro sulla
loro nave. Il testimone rifiutò,
accampando la scusa che aveva
problemi di cuore…; dopodiché il
testimone sentì un rumore simile
a un “pigolio”, forse un segnale
per i due esseri, che in effetti
si sollevarono e tornarono alla
loro
nave, che ripartì in
verticale.
Un ultimo caso che riportiamo è
quello che venne portato a
conoscenza del pubblico durante
la trasmissione “Ufo – Una
visita non annunciata”, nella
puntata del 9 marzo 1990. Il
fatto accadde il 13 settembre
1989, nei pressi della cittadina
di Protvino, vicino a Mosca.
Protagonista fu una donna di
nome Tatjana Mikhajlovna L., una
casalinga sulla quarantina che
stava rientrando a casa lungo
una stradina non distante da
casa sua, con la borsa della
spesa appresso. All'improvviso
si vide venire incontro due
donne, comparse da dietro un
dosso, di circa due metri di
altezza, che indossavano una
tuta molto aderente. Le donne
avevano capelli chiari e due
specie di “cuffie” con due
piccole antenne laterali. Una
delle due donne si rivolse alla
testimone parlandole in russo,
con una voce stridula ed un
accento strano, ma con frasi
assolutamente corrette,
invitandola ad andare con loro.
A circa un centinaio di metri,
sul ciglio della stradina, nei
pressi di una cabina elettrica,
vi era posato al suolo un
“disco” metallico di circa 4
metri di diametro, alto sui 2
metri e mezzo. Non si vedevano
porte di ingresso, né giunture
di alcun tipo. Sembrava fatto di
un pezzo unico. Ma al loro
avvicinarsi, improvvisamente
comparve come dal nulla un
“portello”, e le donne entrarono
così nell’apparecchio. Al centro
del disco si vedeva una cupola
trasparente, di un materiale che
la donna non seppe identificare,
che da fuori non era visibile.
Lungo tutta la parete interna vi
era una consolle con dei
comandi, e davanti alla consolle
vi erano tre poltrone, disposte
a triangolo e alla stessa
distanza l’una dall’altra. Su
una di quelle sedie la signora
L. vide una figura di spalle,
che data la corporatura
piuttosto massiccia pareva
essere un uomo. Tale
“personaggio” per tutto il tempo
non si voltò e rimase sempre
seduto ai comandi. “Adesso ti
portiamo a fare un giro con
noi” disse una delle due donne.
La signora L. si impaurì e,
imbarazzata, rispose che doveva
tornare a casa, che aveva
comprato il pane per i suoi due
figli e che doveva preparare
loro la cena. Anzi, propose alle
misteriose “Ufonaute” di
assaggiarlo, il pane che aveva
nella borsa. Loro gentilmente
rifiutarono, ma proposero per
contro alla signora L. di
assaggiare un pezzo del “loro”
pane, cosa che lei fece. Era
duro, ma molto dolce. Intanto il
portello si chiuse e il disco
prese il volo silenziosamente.
Attraverso un oblò di circa 80
cm, disposto lateralmente su una
delle pareti, la signora L. vide
le case di Protvino che si
allontanavano. La testimone,
impaurita dall’esperienza di
“volare” su quell’apparecchio,
si aggrappò allo schienale di
una delle tre poltrone, ma in
effetti non provò alcun senso né
di vertigine né di vuoto da
accelerazione o altro. Il volo
era assolutamente silenzioso e
senza scosse e non dava nessuna
impressione di spostamento,
caduta, rotazione, inclinazione.
La signora, però, manifestò
l’intenzione di tornare
velocemente a terra: era
proccupata per i suoi figli. “A
che piano abiti della tua casa?”
chiese una delle misteriose
interlocutrici… “Al
quattordicesimo piano” rispose
allarmata la signora L. “Va
bene, ti possiamo lasciare
direttamente sul balcone di casa
tua” fu la strana risposta
dell’Ufonauta. Al che la signora
si innervosì… “No,
assolutamente, che cosa
direbbero mio marito e i miei
figli?...”. Le “Ufonaute” non
insistettero e il disco di posò
dolcemente a terra nei pressi di
un parcheggio. “Ci vedremo
ancora” disse una delle due
misteriose visitatrici… “Va
bene, la prossima volta vedrò di
avere piu’ tempo per stare con
voi” disse con cortesia la
signora L., che però si affrettò
ad uscire dal disco e a
dirigersi di corsa verso casa,
senza alcun istinto di voltarsi…
Nelle ore successive la signora
raccontò l’accaduto ai familiari
e denunciò l’esperienza vissuta
accettando di andare in
televisione a farsi
intervistare. Dopo un paio di
mesi, un’altra abitante di
Protvino confermò di avere visto
in quel giorno e a quell’ora uno
strano oggetto in cielo. Stessa
cosa confermarono altri
testimoni, e nel corso della
stessa trasmissione televisiva
(mandata in onda alla TV
centrale) il funzionario del Kgb
Kudrjavtzev, incaricato di
analizzare le testimonianze
degli abitanti di Protvino circa
gli avvistamenti del presunto
Ufo, asserì che non aveva alcun
motivo di dubitare della loro
sincerità. A suo dire erano
tutte persone assolutamente
normali, che tenevano
soprattutto a una cosa, come la
stessa signora L.: l’ anonimato.
Fonte:
misterobufo.corriere.it
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