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Wednesday, October 31, 2012

Marte, suolo simile a terreni di origine vulcanica

Analisi dalle rilevazioni fatte da Curiosity



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Terreno vulcanico delle Hawaii

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Terreno marziano





Il suolo di Marte somiglia ai terreni di origine vulcanica delle Hawaii: è quanto dimostra la prima analisi diretta di un campione di suolo marziano eseguita da Curiosity, il rover laboratorio della Nasa.

Arrivato su Marte nell’agosto scorso, Curiosity ha identificato in particolare i minerali del campione “ingoiato” recentemente dal rover, usando lo strumento Chemistry and Mineralogy (CheMin).

Dal punto di vista mineralogico, il campione si è rivelato simile ai materiali basaltici, con una notevole presenza di feldspato, pirosseno e olivina. «Finora abbiamo fatto molti ragionamenti per deduzioni sulla mineralogia del suolo marziano» rileva David Blake del centro di ricerca Ames della Nasa che è il responsabile scientifico dello strumento CheMin.

L’identificazione dei minerali nelle rocce e nel suolo, osservano gli esperti, è cruciale per l’obiettivo della missione che intende valutare se Marte e il cratere Gale, dove si trova Curiosity, abbiano mai offerto condizioni favorevoli alla vita. Ogni minerale infatti registra le condizioni sotto le quali si è formato e CheMin usa la diffrazione ai raggi X per leggere la struttura interna dei minerali, registrando come i cristalli interagiscono con i raggi X.

Il campione usato per la prima analisi era composto di polvere e sabbia raccolta nei giorni scorsi dalla paletta del rover. Il campione è stato elaborato attraverso un setaccio che ha escluso le particelle più grandi di 150 micrometri, circa la larghezza di un capello umano. La polvere analizzata è distribuita a livello globale dalle tempeste di polvere, la sabbia invece è distribuita a livello più locale. Entrambe, spiegano gli esperti, sono rappresentativo dei processi moderni avvenuti su Marte, a differenza delle rocce studiate da Curiosity un paio di settimane fa, i conglomerati, che hanno diversi miliardi di anni.

«Finora - osserva David Bish, della Indiana University che lavora alla missione - i materiali analizzati da Curiosity sono in linea con le nostre idee sul cratere Gale che ha registrato un passaggio da un ambiente umido a secco. Le rocce antiche, come i conglomerati, suggeriscono la presenza di acqua che scorreva, mentre i minerali più giovani testimoniano un’interazione limitata con l’acqua». 

Fonte: http://www.lastampa.it

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