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Tuesday, October 30, 2012

Usa, il ciclone Sandy allaga New York Almeno trenta morti in tutti gli States Obama dichiara lo “stato di catastrofe”

Sei milioni di persone senza luce, metro sommersa, treni e aerei fermi, chiuse anche due centrali nucleari
 
 


«Una devastazione inimmaginabile»: intere aree completamente sommerse dalle acque - tra cui la Jersey Shore, l’area costiera -, danni a strade, ferrovie, ponti. Così il governatore dello Stato di New Jersey, Chris Christie, ha definito il passaggio della super tempesta Sandy, che ha lasciato senza elettricità sette milioni e mezzo di persone lungo la costa orientale. Mentre sulla Grande Mela torna il sole e il mare si ritira, Stati Uniti e Canada fanno i conti con l’uragano che continua la sua corsa verso nord e ha causato oltre 30 morti tra New Jersey, New York, Maryland, North Carolina, West Virginia, Pennsylvania e Connecticut, più una donna a Toronto, uccisa da un cartellone pubblicitario sradicato dai forti venti. Il numero è stato aggiornato alla luce di quanto dichiarato dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, che ha parlato di almeno 10 vittime nella metropoli.

Il presidente americano, Barack Obama, ha dichiarato lo «stato di calamità» per New York, New Jersey e Long Island, un provvedimento renderà che possibile erogare fondi federali per individui colpiti dal disastro. Intanto il numero uno della Casa Bianca ha incassato il plauso di Christie, alleato-chiave di Mitt Romney, che lo ha lodato per la risposta «straordinaria» della Fema, la protezione civile federale finita sotto accusa nel 2005 per la disastrosa inazione di fronte all’uragano Katrina.

Il giorno dopo rimangono le immagini dello scenario spettrale a New York, tra allagamenti, incendi e un esteso blackout che aveva un unico precedente nel 2003. Al Battery Park l’acqua ha superato i quattro metri di altezza, battendo il record di un metro raggiunto dall’acqua a Mahattan durante il terribile uragano Donna nel 1960. Le acque si sono poi lentamente ritirate, ma la città è rimasta paralizzata, con sette gallerie della metropolitana e sei depositi degli autobus completamente allagati. «Frankenstorm», come è stato ribattezzato, ha anche prodotto il peggior blackout per New York dal 2003, quando l’intera città rimase al buio. Sono due gli impianti nucleari che la “Pseg”, principale compagnia elettrica del New Jersey, ha dovuto chiudere a causa delle ripercussioni del passaggio dell’uragano.

La tempesta ha toccato terra ad Atlantic City intorno alle 20 ora locale con venti di 130 chilometri orari e onde di quattro metri che hanno sommerso la città. Poco prima era stata declassata da uragano a ciclone post-tropicale dal National Hurricane Center ma ha mantenuto intatta la sua potenza devastatrice che gli aveva già permesso di fare 67 morti nei Caraibi. Per più di un milione di persone è stato dato l’ordine di evacuazione.
Con l’avanzamento nell’entroterra degli Stati Uniti orientali, Sandy ha perso potenza, con raffiche si vento che sulla Pennsylvania hanno soffiato a 105 chilometri orari. In compenso sono iniziate fitte nevicate: in West Virginia dai 30 ai 90 centimetri totali, tempeste di neve in Tennessee e North Carolina. Trasporti in tilt in tutto il nord-est con 14mila voli cancellati solo nella giornata di lunedì. Chiusa una centrale nucleare in New Jersey, ma non ci sarebbero rischi. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha riferito che non risultano italiani in pericolo per la tempesta ma ha assicurato che la Farnesina segue gli sviluppi in tutte le aree coinvolte.

Ma intanto Sandy si è abbattuto anche sull’early vote, rendendo difficile il voto in anticipo su cui tanto contano i democratici proprio in questi ultimi giorni. In Maryland, per esempio, oggi sono chiusi tutti i seggi e in Virginia, uno degli stati chiave del duello elettorale, sono inaccessibili in molte contee. In particolare quelle della Northern Virginia, una zona dove quattro anni fa Barack Obama ha fatto incetta di voti, molti dei quali in anticipo, riportando poi la storica vittoria, la prima di un candidato democratico dagli anni sessanta, nello stato a forte presenza di afroamericani.

Fonte:  http://www.lastampa.it

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