È
l’altra strage, silenziosa, invisibile ma altrettanto terribile. Perché
a oltre due anni dal disastro, Fukushima continua a seminare la sua
scia di devastazione
Secondo il quotidiano giapponese Mainichi,
le cosiddette “morti indirette” – quelle cioè non riconducibili
immediatamente al disastro – hanno raggiunto quota 1.605 tra le persone
evacuate nella sola Prefettura di Fukushima, superando così il numero
delle vittime causate direttamente dal terremoto e dallo tsunami del
marzo 2011. E, aggiunge il quotidiano, il loro numero è destinato a
salire ancora. Basta osservare il loro vertiginoso aumento – erano 761 a
marzo 2012 , mille nel mese di agosto del 2012, 1.500 nel mese di
agosto di quest’anno – per concludere che il “peggio” non è ancora
passato.
Per gli esperti, siamo di fronte a una miscela esplosiva. Il cui impatto è difficilmente valutabile. Perché sotto l’“ombrello” delle morti indirette cade una statistica quanto mai ampia, che segnala come il disastro sia tutt’altro che esaurito. Secondo Mainichi, si tratta di persone che non hanno ricevuto cure tempestive, o che si sono ammalate a causa dello stress e del disagio della loro condizione. Molti, scrive il quotidiano giapponese, anche i suicidi. Nella prefettura di Fukushima, i giapponesi costretti ad abbandonare le loro case sono stati, dal giorno del disastro, almeno 300mila. La battaglia per “sterilizzare” gli effetti dell’incidente nucleare, la peggiore emergenza atomica dopo Cernobyl, non è affatto vinta. Nel solo mese di ottobre, si sono registrati ben quattro incidenti nella centrale. Da più parte sono stati sollevati dubbi sulla reale capacità della Tepco, la società proprietaria dell’impianto nucleare, di gestire l’emergenza. Tanto che l’ex ambasciatore giapponese in Svizzera, Mitsuhei Murata, ha inviato una richiesta al presidente americano Barack Obama, sollecitando «una task force internazionale per assistere il Giappone e ridurre i rischi» del primo spostamento di combustibile dal reattore n.4. Si è entrati, infatti, nel vivo di uno dei passaggi più delicati del dopo disastro: le operazioni di rimozione del combustibile dalla piscina del reattore n.4, un processo di bonifica che dovrebbe protrarsi per almeno un anno. Di cosa si tratta esattamente? I tecnici devo completare l’estrazione di 1.533 elementi di combustibile sommerso dal fondo della piscina di stoccaggio per risistemarli nella vasca comune dell’impianto, distante solo cento metri.
Poi toccherà ai lavori sulle unità 1, 2 e 3, i cui noccioli si sono parzialmente fusi. Si tratta di un’impresa titanica, di cui è difficile prevedere la durata.
Per gli esperti, siamo di fronte a una miscela esplosiva. Il cui impatto è difficilmente valutabile. Perché sotto l’“ombrello” delle morti indirette cade una statistica quanto mai ampia, che segnala come il disastro sia tutt’altro che esaurito. Secondo Mainichi, si tratta di persone che non hanno ricevuto cure tempestive, o che si sono ammalate a causa dello stress e del disagio della loro condizione. Molti, scrive il quotidiano giapponese, anche i suicidi. Nella prefettura di Fukushima, i giapponesi costretti ad abbandonare le loro case sono stati, dal giorno del disastro, almeno 300mila. La battaglia per “sterilizzare” gli effetti dell’incidente nucleare, la peggiore emergenza atomica dopo Cernobyl, non è affatto vinta. Nel solo mese di ottobre, si sono registrati ben quattro incidenti nella centrale. Da più parte sono stati sollevati dubbi sulla reale capacità della Tepco, la società proprietaria dell’impianto nucleare, di gestire l’emergenza. Tanto che l’ex ambasciatore giapponese in Svizzera, Mitsuhei Murata, ha inviato una richiesta al presidente americano Barack Obama, sollecitando «una task force internazionale per assistere il Giappone e ridurre i rischi» del primo spostamento di combustibile dal reattore n.4. Si è entrati, infatti, nel vivo di uno dei passaggi più delicati del dopo disastro: le operazioni di rimozione del combustibile dalla piscina del reattore n.4, un processo di bonifica che dovrebbe protrarsi per almeno un anno. Di cosa si tratta esattamente? I tecnici devo completare l’estrazione di 1.533 elementi di combustibile sommerso dal fondo della piscina di stoccaggio per risistemarli nella vasca comune dell’impianto, distante solo cento metri.
Poi toccherà ai lavori sulle unità 1, 2 e 3, i cui noccioli si sono parzialmente fusi. Si tratta di un’impresa titanica, di cui è difficile prevedere la durata.
Luca Miele
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