Un enigmatico Lampo radio veloce (FRB), della durata di appena qualche millesimo di secondo, è stato individuato grazie al telescopio di Parkes in Australia pochi secondi dopo la sua apparizione
Dalla
loro scoperta, nel 2007, nessuno era mai riuscito ad osservarne uno “in
diretta”, ovvero, nel momento in cui si manifesta. Questo perché i
cosiddetti Lampi radio veloci (Fast Radio Burst, FRB) – spiega Marco Galliani su Media INAF
– sono brevissimi, la loro durata è di appena qualche millesimo di
secondo, e possono presentarsi senza alcun preavviso praticamente in
qualunque punto della volta celeste. Ora però un team internazionale di
astronomi, tra cui Andrea Possenti, dell’INAF, ha osservato uno di
questi lampi radio nel momento del suo arrivo a terra, captandolo con il
radiotelescopio australiano da 64 metri di diametro di Parkes,
appartenente al Commonwealth Scientific and Industrial Research
Organization (CSIRO).
«Questi eventi erano di solito scoperti
settimane o mesi dopo la loro comparsa. Noi siamo i primi ad averne
osservato uno in tempo reale» dice Emily Petroff, prima autrice
dell’articolo che descrive la scoperta pubblicato sulla rivista Monthly
Notices of the Royal Astronomical Society. Emily Petroff è studentessa
di dottorato del CSIRO e della Swinburne University of Technology di
Melbourne, in Australia, e membro dell’ARC Centre for All-sky
Astrophysics (CAASTRO).
Grazie a questa osservazione, appena
pochi secondi dopo l’evento, avvenuto il 14 maggio del 2014 e quindi
denominato FRB140514, il team ha subito attivato una serie di
osservazioni con altri strumenti – dalle onde radio fino ai raggi X –
puntati il più rapidamente possibile in direzione della regione di cielo
del lampo radio. Dodici telescopi, in Australia, California, Isole
Canarie, Germania, Hawaii e nello spazio, tutti uniti per cercare di
indagare l’origine di questi enigmatici ed imprevedibili segnali.
Tuttavia, l’analisi dei dati raccolti non ha rivelato alcuna controparte
nella banda della luce visibile e nemmeno nel vicino infrarosso, nel
vicino ultravioletto e nei raggi X.
«La mancata osservazione di un segnale
in altre bande elettromagnetiche non ci permette di dire quale sia la
natura degli FRB – spiega Andrea Possenti, direttore
dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari – ma ci permette di
cominciare a escludere qualche ipotesi, come quella che essi siano
associati a normali eventi di Supernova che hanno luogo nell’Universo
vicino a noi».
Altrettanto difficile da calcolare è
pure la distanza percorsa da questi segnali. L’analisi delle proprietà
di quello osservato ‘in diretta’, basata sulla registrazione di tempi di
arrivo leggermente diversi al variare della lunghezza d’onda di
osservazione, indica che la sorgente doveva trovarsi fino a 5,5 miliardi
di anni luce da noi. «Dai calcoli – spiega Daniele Malesani, astronomo
italiano presso l’Università di Copenhagen, che ha partecipato alla
campagna osservativa successiva alla scoperta del FRB – si può stimare
che in pochi millesimi di secondo quella sorgente ha liberato tanta
energia quanta quella che in nostro sole irraggia in un giorno intero».
Il team è poi riuscito a misurare per la
prima volta un’altra caratteristica del FRB: la polarizzazione del
segnale radio del Lampo. La polarizzazione può essere pensata come la
direzione in cui le onde elettromagnetiche ‘vibrano’ mentre si propagano
nello spazio ed è di tipo lineare o circolare. L’emissione radio
associata al lampo osservato in tempo reale indica una polarizzazione
circolare superiore al 20 per cento, mentre non si è registrata
significativa polarizzazione lineare. «Sono rare – precisa Possenti – le
sorgenti cosmiche conosciute aventi una emissione radio con
significativa polarizzazione circolare e bassa o nulla polarizzazione
lineare. Ciò farebbe pensare a un processo di emissione che avviene in
vicinanza di campi magnetici e di un gas elettricamente carico. Da un
lato i campi magnetici favorirebbero la generazione di polarizzazione
circolare, mentre la loro combinazione con il gas carico potrebbe
rendere impossibile la osservazione della polarizzazione lineare. E’
interessante notare che condizioni simili si riscontrano in vicinanza
del centro delle galassie. Comunque, capiremo davvero la natura degli
FRB – conclude Possenti – quando ne cattureremo uno in un’altra banda
dello spettro elettromagnetico».
Oltre a Possenti, al più promettente
esperimento che da la caccia a sorgenti di questo tipo, denominato
SUPERB (SUrvey for Pulsars & Extragalactic Radio Bursts),
partecipano Marta Burgay dell’INAF-Osservatorio di Cagliari e Caterina
Tiburzi (associata INAF e dottoranda presso l’Università di Cagliari),
che spiegano: «Ci aspettiamo di catturare da 5 a 10 altri FRB in
flagrante nel 2015». SUPERB ha base a Parkes, ma coinvolge numerosi
strumenti, fra cui SRT, il grande radiotelescopio dell’INAF collocato in
Sardegna.
F.F.
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