Sono passati quasi 17 anni: anni di veleni e morti ammazzati, come la giornalista Ilaria Alpi uccisa a Mogadiscio mentre era sulle tracce dei rifiuti tossici e come il Capitano Natale De Grazia.
Il Capitano De Grazia era un uomo dello Stato: capitano di corvetta, servitore fedele della democrazia e della verità, Natale De Grazia è morto dopo aver bevuto un caffè sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria mentre indagava sulla motonave Jolly Rosso, spiaggiatasi ad Amantea (Cs) nel 1990; una nave, la Rosso, che per De Grazia rappresentava la pistola fumante dei traffici di rifiuti tossici nel Mediterraneo.
De Grazia, viaggiando verso nord, avrebbe dovuto incontrare alcune persone che conoscevano l’esatta dinamica di quello strano incidente accaduto alla Rosso ma non ci arrivò mai: probabilmente venne avvelenato.
Fino ad oggi la morte del Capitano De Grazia era stata relegata come una delle tante, tra le persone che in un modo o nell’altro ruotavano attorno al traffico dei rifiuti, ma solo oggi la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella potrebbe riscrivere definitivamente una parte di storia recente d’Italia. Una brutta storia.
La Conferenza stampa era prevista per il 20 dicembre scorso a Roma, ma all’ultimo la Commissione ha annullato il tutto spostando l’appuntamento a gennaio, ufficialmente perché sono necessari ulteriori approfondimenti e verifiche in ordine agli elementi su cui da tempo la Commissione sta lavorando; sicuramente niente di dietrologico, ci mancherebbe, ma chi conosce i misteri che aleggiano attorno alla vicenda non può non pensare male (o quantomeno esprimere legittimo sospetto).
Un sospetto che ha colpito anche il Comitato “Natale De Grazia”:
Auspichiamo che la Commissione, come riferitoci direttamente dai collaboratori di Pecorella, voglia chiarire in breve tempo quanto avvenuto ed entro pochi giorni possa riferire all’opinione pubblica, ed in particolare ai familiari del capitano De Grazia, le risultanze delle indagini condotte su tali vicendePiù accomodante il commento di Legambiente, che sulla vicenda rappresenta la vera e concreta memoria storica, sopratutto in Calabria:
I risultati acquisiti dalla commissione parlamentare d’inchiesta, con l’ormai evidente probabilità che il Capitano De Grazia sia stato ucciso, se da una parte ridanno tragica e raggelante attualità ad una enorme tragedia umana e civile e al valore di un grande uomo, dall’altra impongono l’immediata riapertura dell’inchiesta sulla sua morte.L’assassinio di De Grazia rappresenterebbe un punto fermo di svolta chiave per la comprensione dei fatti delle navi dei veleni: imbarcazioni riempite di rifiuti tossici (alcuni provenienti, pare, dalle ex centrali nucleari italiane) e fatte affondare dalla ‘ndrangheta nel Mediterraneo, come raccontato dal pentito di mafia Francesco Fonti.
Sin dagli anni ‘70, grazie ai vuoti legislativi anche sul piano internazionale, l’Italia ha fatto ricorso al dumping ambientale per liberarsi dei propri rifiuti industriali, inviandoli impunemente verso il Sud del mondo: Somalia, Guinea, Mozambico, Libano, lungo quella sottile linea maleodorante seguita da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, morti ammazzati a Mogadiscio in Somalia, nonchè da Natale De Grazia, che in Italia cercava di tirare le fila dei traffici di rifiuti tossici, fino alla morte, nel dicemnre 1995.
Il Capitano De Grazia non è morto di morte improvvisa mancando qualsivoglia elemento che possa in qualche modo rappresentare fattore di rischio per il verificarsi di tale eventoha dichiarato uno dei periti proprio davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta.
Si trattava infatti di soggetto in giovane età, in buona salute, senza precedenti anamnestici deponenti per patologie pregresse, che conduceva una vita attiva e, come militare in servizio, era sottoposto alle periodiche visite di controllo dalle quali non sembra siano emersi trascorsi patologici. E per altri versi l’esame necroscopico, al contrario di quanto è stato prospettato attraverso una analisi non attenta e piuttosto superficiale dei reperti anatomo ed istopatologici, non ha evidenziato nessuna situazione organo-funzionale che potesse costituire potenziale elemento di rischio di morte improvvisa. E nemmeno quanto riferito dalle persone che erano presenti alla morte e che ne seguirono le fasi immediatamente precedenti, si accorda con una ipotesi di morte cardiaca improvvisaSecondo quanto rivelato da Repubblica, i consulenti hanno fortemente criticato le indagini svoltesi all’epoca, hanno dettagliatamente descritto la morte del capitano De Grazia: la perizia medico-legale sul suo cadavere viene bollata come falsa, almeno scientificamente parlando, senza mezzi termini; tuttavia la verità scientifica su quella morte, forse, non verrà mai a galla:
Purtroppo è stata irreversibilmente dispersa la possibilità di indagare seriamente sul versante tossicologico, da una parte per superficialità e forse inesperienza di chi aveva posto i quesiti con scarsa puntualità e poco finalizzati; dall’altra per l’insipienza della indagine medico legale che ha ritenuto trovarsi di fronte ad una banale morte naturale ed inopinatamente si è subito indirizzata, trascurando l’indagine globale, alla esclusiva ricerca di droghe di abuso in un caso nel quale, se c’era una ipotesi se non da scartare subito almeno da considerare per ultima, era proprio quella di una morte per abuso di sostanze stupefacenti; e pervicacemente ha insistito sulla stessa linea anche nella seconda indagine necroscopica.Via | Comitato Civico Natale De Grazia
Fonte: http://www.ecoblog.it
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