Continua
ad essere in primo piano il contributo italiano alle missioni spaziali
internazionali, tanto che, tra i 135 voli in orbita compiuti dallo
Shuttle statunitense, andato in orbita l’ultima volta l’8 luglio 2011,
oltre il 50% del carico utile e’ stato made in Italy. Con la storica
navetta della Nasa il nostro Paese ha infatti portato in orbita elementi
progettati e prodotti in Italia, missioni scientifiche ed alta
tecnologia dell’industria nazionale che, a sua volta, ha cosi’ avuto
opportunita’ di innovazione, crescita e sviluppo. E’ questo il bilancio
italiano della trentennale vita operativa dello Shuttle tirato oggi da
Thales Alenia Space nel corso del brain storm ‘Competenza e
competitivta’ italiana nello spazio: quale futuro?’, svoltosi
all’Accademia dei Lincei a Roma, alla presenza del presidente e ad di
Thales Alenia Space Italia, Luigi Pasquali, e del Consigliere per il
settore Aerospaziale del ministero della Difesa, Marco Airaghi. Al
dibattito sono intervenuti il Direttore generale dell’Agenzia Spaziale
Europea, Jean Jacques Dordain e il presidente e amministratore delegato
di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. Nel suo intervento, Dordain ha
confermato l’importanza della ricerca e dell’innovazione nel settore
spaziale per sviluppare capacita’ tecnologiche e industriali europee e
per sostenere la crescita economica. Mentre a sottolineare la
centralita’, in questo processo, dell’industria manifatturiera italiana e
stato il numero uno di Finmeccanica. “Lo spazio e’ da sempre sinonimo
di ricerca, sviluppo tecnologico e sviluppo industriale” ha detto Orsi
sottolineando che “come Finmeccanica ci stiamo trasformando da prodotti
per la Difesa a presidio di competenze”. “La Difesa rimane il nostro
core business ma andiamo avanti” anche su altri versanti tecnologici, ha
detto Orsi citando, tra gli altri “nuove tecnologie per lo spazio” ed
il settore delle “smart grid e delle smart city”. “Lavoriamo per mantere
i nostri giovani in Italia” ha proseguito Orsi che pero’ ha rilevato
come “in un periodo di scarsita’ di risorse e di alti costi” sia
“impossibile fare industria da soli”. “Gli investimenti sono impossibili
da affrontare per una sola industria, non saremo mai in grado -ha
detto- di fare da soli la ricerca di base per realizzare prodotti di
altissima tecnologia” come quelli necessari per le attitita’ legate allo
spazio. “I Paesi nostri competitor, come Germania, Francia e Regno
Unito, aumentano gli investimenti in alta tecnologia, non si puo’
restare indietro” ha continuato. “Il mancato supporto pubblico di
investimenti puo’ portare danni a tutta la filiera, il rischio -ha
avvertito Orsi- e’ la perdita di competitivita’”. “Il mancato
rifinanziamento, per il secondo anno, della Legge 808 dell’85″ relativa
agli interventi per lo sviluppo e l’accrescimento di competitivita’
delle industrie operanti nel settore aeronautico, “impatterebbe in
maniera signiticativa sull’industria italiana del settore” ha rilevato
ancora il numero uno di Finmeccanica. Per Orsi, inoltre, “diventa sempre
piu’ vitale una visione unitaria della governance dello spazio e
decisioni chiare dell’allocazione delle risorse per non disperdere gli
asset dell’industria nazionale in un mercato che e’ competitivo fra
nazioni se non addirittura fra continenti”. “Pensare di creare una
seconda industria nazionale per una pretesa concorrenza e’ un lusso che
il Paese non puo’ permettersi” e’ stato uno dei punti chiave
sottolineati da Orsi per il quale “bisogna tornare ad un concetto di
partenariato industriale, di collaborazione ad alto tasso tecnologico”.
“I numeri di Finmeccanica ne fanno un’industria di primo piamo. Il
nostro fatturato complessivo -ha ricordato Orsi- e’ di 13 mld di euro
l’anno ed il 50% va in export mentre il 12% va investito in ricerca e
sviluppo e abbiamo 50mila addetti complessivi, solo per lo spazio
contiamo 6mila addetti in grandi e piccole imprese e in questo settore
raggiungiamo un fatturato di 1,5 mld l’anno”. Nel corso del dibattito,
inoltre, il presidente e amministratore delegato di Thales Alenia Space
Italia, Luigi Pasquali, ha sottolineato che per il nostro Paese
l’aspetto piu’ importante e’ “ricordare che salire sullo Shuttle della
Nasa voleva dire sperimentare tecnologie e innovazione prima inesistenti
e affrontare ed imparare tecniche gestionali e di lavorazione
completamente nuove”. “Quindi per l’Italia e l’industria nazionale,
ossia per Thales Alenia Space, volare sullo Shuttle -ha aggiunto
Pasquali- e’ stata una grandissima opportunita’ dalla quale sono
derivate conoscenze e capacita’ che hanno aiutato lo sviluppo ed il
nostro progresso”. Infine, per ricordare lo Shuttle e le sue missioni,
definito da molti come la macchina piu’ costosa e perfetta mai costruita
dall’uomo, ma soprattutto per ricordare quanta Italia ha volato a bordo
dello Shuttle, ai Lincei e’ stato anche presentato il volume di
Giovanni Caprara e Ernesto Vallerani “L’Italia sullo Shuttle –
scienziati, tecnologi, astronauti e grandi esperimenti”.
Fonte: http://www.meteoweb.eu
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