La televisione non vende spazi pubblicitari, ma cervelli disponibili.
Per questo i programmi sono fatti in funzione degli sponsor. Soprattutto
i cosiddetti contenitori, che risultano sempre più stupidi per rendere
più incisiva la pubblicità.
Ma a cosa serve la televisione? Se ponessimo questa domanda a Patrick Le Lay, spregiudicatissimo ex-direttore della televisione francese TF1, non avrebbe dubbi sulla risposta:
“Si può parlare della televisione in molto modi. Ma dal punto di vista del business, siamo realisti, il mestiere di TF1 è fondamentalmente quello di aiutare la Coca-Cola, per esempio, a vendere il suo prodotto”.
Questa lapidaria affermazione del cinico ex-direttore, rilasciata qualche tempo fa in un’intervista concessa al quotidiano Le Monde, rende palese quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè che l’attuale sistema della comunicazione commerciale (e non solo) è costruito per condizionare le scelte dell’individuo, perché per vendere il prodotto la pubblicità deve sedurre.
“Ebbene, perché un messaggio pubblicitario sia percepito, bisogna che il cervello del telespettatore sia disponibile”, continua soddisfatto Le Lay. “Le nostre trasmissioni hanno come vocazione quella di renderlo disponibile: cioè divertirlo e farlo rilassare per prepararlo ai messaggi pubblicitari. Noi vendiamo alla Coca Cola il tempo disponibile del cervello umano”.
Praticamente, la televisione non vende spazi pubblicitari, ma cervelli disponibili, cioè, cervelli umani condizionati da palinsesti pensati e sviluppati per rendere la mente umana indifesa davanti agli spot televisivi.
“Niente di più difficile dell’ottenere questa disponibilità”, dice ancora Le Lay. “Ci sono continui cambiamenti. Bisogna continuamente trovare programmi che funzionino, seguire le mode, navigare tra i flutti delle tendenze, in un contesto in cui l’informazione va sempre più veloce, si moltiplica e si banalizza”.
Chiaramente la banalizzazione dei contenuti ha come ricaduta la banalizzazione delle persone; è forse grazie a questa filosofia cinica e commerciale che le frivolezza e la mediocrità sono diventate uno stile di vita così frequente ed addirittura apprezzato.
Basta prendere in considerazione programmi come Amici, Il Grande Fratello, o peggio Uomini e Donne, per rendersi conto di quanto i modelli “banali” proposti da questi contenitori influenzano lo stile di vita e le scelte esistenziali soprattutto dei più giovani.
Cervelli disponibili
Così evidenzia Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma, nel libro “Chi manipola la tua mente? Vecchi e nuovi persuasori: riconoscerli per difendersi” edito da Giunti:
“È il loro obiettivo. Per questo i programmi sono fatti in funzione degli sponsor. Soprattutto i cosiddetti contenitori, che risultano sempre più stupidi per rendere più incisiva la pubblicità.
I soggetti più a rischio sono i più piccoli. Sappiamo che nei bambini dopo circa venti minuti davanti alla tv, o ad analogo tipo di comunicazione per immagini, le onde cerebrali si modificano. Da beta diventano alfa, cioè simili a quelle degli stati ipnotici. Ma questo fenomeno si registra anche negli adulti”.
Quanta poca attenzione hanno quelle mamme che utilizzano la televisione come balie che intrattengono per ore ed ore i loro bimbi, modificando la mente di questi soggetti inermi, e generando in loro ogni sorta di desiderio indotto: sono le stesse mamme che poi non si spiegano come mai i loro figli desiderino continuamente giocattoli, merendine o acquisti di ogni tipo.
Niente è a caso quando si fa pubblicità in TV
Soprattutto sul modo di far passare gli spot in tv. Come nel caso di quelle pubblicità che vengono trasmesse una volta per intero e poi sono rilanciate a spezzoni.
Lo fanno perché lo spettatore sia costretto a fare lo sforzo di completare lo spot nella sua mente. Un esercizio mnemonico, che fissa nelle menti il marchio e le sue atmosfere.
La dottoressa Ferraris è convinta che le atmosfere siano più importanti del prodotto.
“Prendiamo ad esempio le pubblicità dei detersivi. In fondo sono tutti uguali. Se vuoi vincere la concorrenza devi inventarti un logo, uno spot seduttivo e l’atmosfera giusta. Sembra strano, ma è la stessa logica che, per paradosso, conduce le emittenti a fare in prima serata programmi che si assomigliano tutti”.
Nel senso che per sedurre i telespettatori tutti puntano su bisogni primari come cibo, paura e sesso?
“In questo modo si pensa di dare alle persone quello che cercano. La concorrenza tra le emittenti punta tutto su questo e la qualità della tv si abbassa progressivamente. Anche i politici utilizzano la stessa tecnica. Con una sintassi elementare dicono quello che la gente si aspetta di sentir dire da loro”.
Un ulteriore conferma dello stato delle cose si può scorgere nella sequenza delle notizie date dai telegiornali: sembra una scaletta studiata appositamente per disorientare emotivamente i telespettatori.
Ad una notizia di cronaca, dove vengono elencati i dettagli truculenti e sanguinolenti di un omicidio, si alterna la serena atmosfera delle vacanze estive. Subito dopo, come se si volesse mettere in guardia a non goderne troppo, viene ricordata la drammatica crisi economica che sta attraversando il nostro paese. Tuttavia, segue un bel servizio sulle star di Hollywood che si godono le loro piscine ultra-milionarie!
Nella comunicazione per immagini non conta la verità, contano le emozione, il sentimento. E siccome tante persone associano i sentimenti e le emozioni che provano con la verità, la televisione sfrutta diabolicamente questo equivoco, anzi lo alimenta. La nostra civiltà è fatta di persone che in certe condizioni si lasciano convincere facilmente.
Basta il colpo di teatro, la trovata che crea la giusta atmosfera. I nostri politici lo sanno, così come lo sanno i conduttori televisivi più gettonati. Anche il modo di porre le domande condiziona le risposte. I sondaggi in tv sono esempi classici di manomissione della verità. Poi nessuno controlla se le promesse sono state mantenute e se le “verità” sono accertate.
Come difendersi?
L’unica strada percorribile è quella di favorire lo sviluppo dello spirito critico negli individui, soprattutto nei più giovani e nei bambini.
Favorire l’attività mentale più che quella emotiva, cioè far sviluppare gli strumenti di consapevolezza che rendono libero l’individuo di poter scegliere ciò che gli interessa piuttosto che essere condizionato passivamente.
In questo senso, è molto più accettabile l’uso di Internet (con tutte le cautele d’obbligo): la rete dà la possibilità di scegliere il contenuto e di interagire con esso, quindi l’utente ha un ruolo attivo rispetto al media; la televisione invece favorisce solo la passività: i contenuti televisivi non si scelgono, si subiscono!
Inoltre, bisognerebbe evitare di pranzare e cenare con la televisione accesa. Da sempre, nella cultura umana, il momento del pasto è dedicato alla comunicazione familiare profonda: la tavola è sempre stato il luogo della trasmissione dei valori alle nuove generazioni.
Da quando esiste la televisione questo antico rito è stato cancellato dalla voce della televisione. Gli adulti non parlano più con i loro figli perchè tutti ipnotizzati a guardare le immagini magiche del piccolo scatolo montato in sala da pranzo.
Ecco allora che la nuova maestra delle nuove generazione è diventata la televisione e pare chiaro, per quello che si è scritto, che la televisione è una cattiva maestra perchè non ha a cuore il bene dei suoi discepoli, ma ha come unico obiettivo quello di venderti un prodotto.
Solo il comportamento dell’utente può condizionare il comunicatore, perciò, fatti un regalo: spegni la TV ed accendi il cervello!
Fonte
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