Uno studio russo pubblicato su Nature misura la quantità di titanio
generato dalla Supernova 1987A, misurando le righe di emissione
dell'elemento nei raggi X. Un altro brillante risultato permesso dalla
missione INTEGRAL dell'ESA, che festeggia i dieci anni. Il commento di
Pietro Ubertini (IAPS-INAF)
Siamo tutti polvere di stelle. Provengono dalle stelle gli elementi
chimici pesanti di cui siamo in parte fatti e di cui sono composti gli
oggetti che ci circondano, come silicio, zolfo, ferro, nickel. Ma anche titanio.
Sono per l’appunto il titanio e la misura della sua abbondanza i
protagonisti di un recente articolo realizzato grazie ai dati della
missione INTEGRAL e pubblicato oggi su Nature.
L’articolo ha riscosso un grande successo al meeting annuale dedicato
alla missione che si sta svolgendo in questi giorni a Parigi e
rappresenta un ottimo modo per celebrare i primi dieci anni di volo del
telescopio spaziale dell’ESA.
L’articolo è firmato da un gruppo di ricercatori dello Space Research Institute di Mosca capitanati
dal russo S.A. Grebenev, e riporta la misura della quantità di titanio
44 (un isotopo di questo elemento chimico) generato nella Supernova 1987 A.
Il titanio è un elemento che non si trova libero in natura ma è
presente in molti minerali (corrisponde allo 0,6% della massa terrestre)
ed è ampiamente utilizzato nell’industria per la realizzazione di
utensili in grado di resistere a temperature estreme. Fino ad oggi, la
sua provenienza era ignota. Era uno degli elementi pesanti che finora si
poteva solo ipotizzare venissero generati nelle esplosioni delle
supernovae.
I modelli teorici individuavano nel decadimento radioattivo di questo
elemento un contributo possibile alla emissione infrarossa, ottica e
ultravioletta delle supernovae. O dei loro resti, poiché il contributo
del titanio non avrebbe luogo nei primissimi anni dopo l’esplosione
della supernova, periodo dominato dal decadimento del cobalto, ma
entrerebbe in gioco in una fase successiva.
A riprova sperimentale di questi modelli teorici, le osservazioni di
INTEGRAL hanno permesso di realizzare una stima diretta della quantità
di titanio nella Supernova 1987 A, misurando le righe di emissione
dell’elemento nei raggi x. Una conferma sperimentale mai ottenuta in
passato in modo così preciso e diretto.
Ma come spesso accade nella storia della ricerca scientifica, il
risultato odierno prende spunto da un passato lontano, ben precedente al
lancio della missione. Racconta Pietro Ubertini, protagonista della ricerca italiana nell’astrofisica delle alte energie e attuale Direttore dello IAPS
di Roma: “Quella della Supernova 1987 A è una caccia che va avanti da
25 anni. Ricordo molto bene quando esplose a inizio 1987 creando una
vera e propria mobilitazione generale tra i ricercatori. La supernova
era visibile nel continente australiano e un paio di mesi dopo l’evento,
con un gruppo di colleghi dell’allora CNR, in collaborazione con la
NASA e l’Università australiana, organizzammo una campagna osservativa
da pallone ad Alice Springs, nel centro del deserto australiano. Era
un’epoca in cui la maggior parte dell’astrofisica delle alte energie era
fatta da pallone e, fin da allora, con una grande partecipazione degli
italiani. Nei tempi immediatamente successivi all’esplosione, nelle
emissioni della supernova era visibile solo il cobalto. Per i due
decenni successivi, prima da pallone poi dallo spazio, sono stati
condotti una serie infinita di esperimenti per cercare e misurare gli
elementi generati nell’attività di questa supernova.”
Una ricerca approdata oggi ai risultati forniti da INTEGRAL e
pubblicati proprio nel decimo anniversario dal lancio della missione,
avvenuto il 17 ottobre 2002 dal cosmodromo di Baikonur, nel Kazakhstan.
Grazie alla sua copertura del cielo nella banda energetica che va dai
raggi X ai raggi gamma a bassa energia, INTEGRAL ha colmato la lacuna
elettromagnetica tra i telescopi satellitari che lavorano nei raggi X e
gli osservatori terrestri che indagano il cielo nelle sue emissioni
gamma ad altissima energia. Con il suo monitoraggio continuo e la
sensibilità senza precedenti dei suoi strumenti, INTEGRAL aveva già
permesso, nei suoi dieci anni di attività, di scoprire due nuove classi
di binarie ai raggi X, di caratterizzare l’emissione diffusa alle alte
energie proveniente dalla nostra Galassia e di studiare in dettaglio i
buchi neri supermassicci presenti all’interno di galassie lontane.
L’estensione della sua operatività fino al 31 dicembre 2014 colloca
INTEGRAL tra le missioni spaziali più longeve e prolifiche dell’ESA. E
promette grandi risultati anche per i prossimi anni. Continua Ubertini:
“La 1987 A è stato un evento da cui abbiamo imparato molto. Ma questa
supernova è situata nella Grande Nube di Magellano all’enorme distanza
di 55.000 parsec da noi (circa 182.000 anni luce). Allo stato attuale,
possiamo solo immaginare cosa si potrebbe vedere se una supernova
esplodesse più vicino a noi. La comunità scientifica dell’astrofisica
delle alte energie è tutta in attesa di una supernova galattica. E’
quello che tutti noi stiamo aspettando da oltre 20 anni. E speriamo
vivamente che questo possa accadere mentre INTEGRAL è ancora
funzionante, poiché al momento è l’unico strumento che ci permetterebbe
di fare una radiografia completa di un evento così straordinario.
Possiamo solo provare ad immaginare quanto tutto questo farebbe avanzare
la nostra conoscenza sull’evoluzione dell’Universo.”
Fonte: http://www.media.inaf.it
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.