Non avevano la scrittura, ma hanno inventato il
telefono! Parliamo dei Chimù, una civiltà sorta più di 1200 anni fa,
diventata famosa soprattutto per la loro particolare ceramica
monocromatica e la raffinata lavorazione del rame, dell'oro,
dell'argento e del tumbago (lega di rame ed oro). Ora, grazie ad un
reperto dimenticato della collezione del Museo Nazionale Smithsonian
della American Indian, nel Maryland, scopriamo che questa antica cultura
precolombiana aveva inventato anche il telefono!
La nostra società moderna è orgogliosa dei recenti progressi scientifici e delle notevoli conquiste tecnologiche.
Negli ultimi anni, non c’è dubbio che si fatta molta strada in questo senso. Ogni giorno veniamo a sapere dello sviluppo di nuovi gadget tecnologici che hanno lo scopo di migliorare la nostra vita.
Eppure, ogni tanto (sempre più spesso, in realtà), ci imbattiamo in alcuni manufatti antichi dimenticati che ci costringono a rivalutare il nostro grado di progresso.
Siamo davvero molto più intelligenti dei nostri antenati? Forse dovremmo dare agli antichi umani il riconoscimento che meritano? Forse alcune delle nostre invenzioni non sono che reinvenzioni di cose che già esistevano in un lontano passato.
Il telefono, per esempio. L’apparecchio telefonico è stato ufficialmente inventato nel 1870, quando due inventori, Elisha Gray e Alexander Graham Bell, svilupparono indipendente il dispositivo in grado di trasmettere una conversazione elettricamente.
Entrambi gli inventori si precipitarono ai rispettivi uffici brevetti, a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Tuttavia, cronologicamente fu Alexander Graham Bell a registrare per primo l’invenzione. Poco dopo, Grey e Bell ingaggiarono una lunga battaglia legale sulla paternità dell’invenzione, che alla fine vide Bell vincitore.
Quindi, la storia occidentale riconosce in Bell l’inventore ufficiale del telefono. Però, forse non tutti sanno che in realtà il primato sulla paternità del telefono spetta ad una popolazione precolombiana vissuta tra l’800 e il 1470 d.C., conosciuta come Civiltà Chimù, che diede vita al Regno di Chimor.
Benché non avessero un sistema di scrittura, i Chimù svilupparono uno dei primi esempi di ingegno nell’emisfero occidentale composta da zucche e spago, configurate in modo da ottenere un dispositivo di comunicazione simile al nostro telefono.
Il dispositivo giaceva dimenticato nel deposito del National Museum of American Indian (NMAI), affiliato allo Smithsonian Institute, in un cartone a prova di umidità. L’oggetto è venuto fuori un po’ per caso, attirando l’attenzione dei curatori del museo che hanno deciso di rimetterlo in mostra per permettere ai visitatori di conoscere questa straordinaria invenzione.
Questa meraviglia protoingegneristica si compone di due ricevitori di zucca ricoperti di resina, una membrana di pelle cucita alla base dei ricevitori e una corda di cotone lunga 23 metri quando tesa.
“Si tratta di un oggetto unico. Non ne sono stati scoperti altri. Proviene dal genio di una società indigena che non aveva nessuna lingua scritta”, spiega Ramiro Matos, antropologo e archeologo specializzato nello studio della Ande centrali e curatore del NMAI. “Purtroppo, non sapremo mai qual è stata l’intuizione iniziale dietro la sua creazione”
Il passato recente del manufatto è altrettanto misterioso. In qualche modo, non si sa in quali circostanze, è giunto nelle mani di un aristocratico prussiano, il barone Walram V. Von Schoeler, una specie di avventuriero che ha cominciato a scavare in Perù a partire dal 1930. Potrebbe essere stato lui stesso a trovare il telefono. Nel 1940 si stabilì a New York, e dopo aver accumulato un vasto insieme di reperti, alla fine distribuì la sua collezione nei musei di tutti gli Stati Uniti.
Fonte
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