A marzo è arrivato El Niño. In Siberia si scioglie il permafrost. Mega-siccità in Calfornia
Caldo record che quindi fa aumentare le possibilità che il 2015 diventi l’anno più rovente da quando si registrano i dati delle temperature mondiali. Anche perché la scorsa settimana la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) ha detto che ci sono il 60% di probabilità che il fenomeno di El Niño – che si sviluppa nel Pacifico ma che ha forti impatti sul clima e sulle temperature dell’intero pianeta – iniziato a marzo, continuerà per tutto l’anno. El Niño di solito porta a record della temperatura globale, dato che l’episodio di riscaldamento di El Niño si va ad aggiungere al lento ma inesorabile riscaldamento globale in corso.
Con marzo è stato quindi battuto il record dei 12 mesi più caldi: Aprile 2014 – marzo 2015 è stato più caldo di marzo 2014 – febbraio 201, che a sua volta aveva battuto il record di febbraio 2014 – gennaio 2015.
La Nasa sta utilizzando questa 12-month moving average per vedere il progredire del cambiamento delle temperature nel tempo, invece che una volta all’anno. Il global warming continua dopo aver fatto diventare il 2014 l’anno più caldo mai registrato e secondo alcuni climatologi staremmo assistendo al temuto (ma atteso) “salto” delle temperature globali che in poco tempo potrebbero salire in media di 0,5 gradi centigradi.
Gli Usa a marzo si sono nuovamente spaccati in due: nel nord-est è stato ancora freddo, mentre nel resto del Paese è in quasi in tutto il mondo è stato più caldo, con punte record davvero preoccupanti in Russia, dove le temperature sono salite fino a 7,5° C sopra la media 1951-1980.
Un marzo così caldo è una pessima notizia per la California, dove le alte temperature favoriscono la siccità, che, con questo trend e con le previsioni della Nasa, potrebbe essere devastante nel tardo autunno o all’inizio dell’inverno , soprattutto se El Niño si svilupperà davvero in tutta la sua forza.
Ma, come scrive ClimateProgress, il pericolo viene da nord: a marzo in siberia è stato caldissimo e «Il permafrost sta rapidamente diventando il perma-melt». Il problema è che il permafrost contiene il doppio del carbonio di quel che attualmente è nell’atmosfera terrestre e che il suo scioglimento veloce provocherebbe enormi emissioni di CO2 e di metano.
I dati del primo trimestre 2015, ed il contesto climatico, sono quindi molto preoccupanti e sono un monito per chi pensa ancora che si possano ancora ritardare una decisa azione climatica ed un accordo mondiale sulla drastica riduzione delle emissioni di gas serra.
Joe Rommm su ClimateProgress ricorda che lo scongelamento dell’Artico potrebbe da solo far aumentare di 1,5 gradi centigradi le temperature globali entro il 2100, «Cosa che non viene presa in considerazione in tutti gli attuali modelli climatici». E basterebbe solo questo a far saltare l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature del pianeta entro i 2 gradi, cosa che sembra già irraggiungibile con le attuali e timide politiche climatiche/energetiche.
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