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Monday, June 27, 2011

IN USA UNA FUKUSIMA” SECRETATA

Autore: MORPHEUS - SUPERVISOR

Incidente nucleare negli Stati Uniti

Immagino che i lettori, oggi, si sarebbero aspettati da me un’intemerata contro il suicida atteggiamento dell’Eurogruppo di rimandare a luglio lo sblocco della tranche da 12 miliardi di euro per la Grecia. Spiacente, non è così. C’è qualcosa di più grave che sta accadendo nel mondo, sia nel merito, sia perché al riguardo stiamo assistendo al più clamoroso caso di censura mai visto in una nazione democratica dal Dopoguerra a oggi.

Stando a un report preparato dall’Agenzia federale russa per l’energia atomica in base a informazioni fornite dall’Iaea (International Atomic Energy Agency), l’amministrazione statunitense avrebbe ordinato un totale e completo blackout informativo riguardo l’incidente accaduto alla centrale nucleare di Fort Calhoun in Nebraska, una vera e propria Fukushima a stelle e strisce. Stando al report, il 7 giugno scorso la centrale avrebbe subito «una catastrofica perdita di raffreddamento da parte di uno dei suoi reattori, causata dalla storica inondazione del fiume Missouri». Un incidente che ha portato la Federal Aviation Agency a dar vita a una no-fly zone sull’area, «per ragioni di sicurezza che non possiamo rivelare», si legge in un comunicato.

Situata a 20 minuti dalla più grande città del Nebraska, Omaha (patria di Warren Buffett), la centrale di Fort Calhoun è di proprietà della Omaha Public Power District (Oppd), la quale nel suo sito internet smentisce che la centrale sia a un grado di emergenza di livello 4: «Questa terminologia non è accurata e non rappresenta la metodologia con cui sono classificate le emergenze nelle centrali nucleari». Davvero? Gli scienziati atomici russi citati nel report sottolineano come la dichiarazione della Oppd sia «una totale falsità, poiché tutte le centrali nucleari nel mondo operano sotto le linee guida della International Nuclear and Radiological Event Scale, la quale stabilisce chiaramente che l’incidente occorso alla centrale di Fort Calhoun si classifica come di livello 4 con conseguenze locali, tramutando l’accaduto in uno dei peggiori incidenti nucleari della storia statunitense».

Il report, inoltre, stando a informazioni indipendenti che giungono dagli Usa, conferma il rilascio nell’aria di gas di derivazione nucleare a causa dell’incidente e anche la totale censura da parte dell’amministrazione Obama, spaventata dal possibile contraccolpo politico che potrebbe subire in caso i cittadini Usa venissero a sapere realmente quanto sta accadendo in Nebraska. Non è un caso, poi, che pochi giorni prima dell’incidente, il capo della Nuclear Regulatory, Commissione statunitense, Gregory B. Jaczko, avesse attaccato il governo dichiarando che «la politica di non rafforzare molte delle violazioni al codice anti-incendio in varie centrali nucleari nel Paese è inaccettabile». Il report, inoltre, fa notare come questo “cover-up” della realtà da parte di Barack Obama sia figlio legittimo della sua volontà di creare green jobs, ovvero posti di lavoro legati all’energia verde, che stranamente include anche le centrali nucleari (eh si, cari obamiani convinti, per il vostro idolo il nucleare è verde): la volontà del presidente, in realtà, è quella di portare alla bancarotta l’industria carbonifera statunitense, una crociata che costerà agli americani un aumento del 60% del costo delle bollette elettriche da qui al 2014 e alla perdita di 250mila posti di lavoro in un contesto economico già agonizzante.

Ma ciò che deve spaventare maggiormente, anche se può apparire un paradosso parlando di un incidente nucleare, è il modo con cui Barack Obama sta conducendo la sua personale lotta contro l’industria del carbone in stati come Ohio, Kentucky e West Virginia, trasformando la Tsa (Transportation Security Administration, ente governativo che deve garantire la sicurezza dei trasporti) in una sorta di forza di occupazione militare per la repressione interna negli Usa. Vi sembra eccessivo? Leggete qui. In quei tre Stati a vocazione carbonifera, infatti, sono in corso “esercitazioni di sicurezza” congiunte di Tsa e personale militare e di agenzie federali capaci di coprire un’area di 5mila miglia con l’ausilio di supporto aereo di elicotteri Blackhawk, unità cinofile e team di intervento anfibio. Il motivo? Ignoto, visto che queste operazioni sarebbero una risposta a «nessuna minaccia specifica», ma unicamente una roboante dimostrazione del governo ai cittadini riguardo chi sia che comanda.

Il timore è uno solo: che gli statunitensi, esattamente come italiani e tedeschi, boccino il nucleare e mandino quindi in soffitta uno dei pilastri dell’amministrazione Obama. Con le cronache giapponesi che ci parlano di donne incinte fatte evacuare dai siti a maggior concentrazione radioattiva, di conigli mutanti e balene radioattive, c’è il forte rischio che la verità sull’incidente in Nebraska si tramuti nella pietra tombale del governo Democratico in vista delle elezioni del novembre 2012. Tanto più che gli enti federali statunitensi hanno dovuto confermare un aumento del 35% della mortalità neonatale per le madri che vivono nelle regioni costiere occidentali a causa delle radiazioni giunte dal Giappone…

Ora, questa accusa arriva da fonte russa e ieri è stata rilanciata con grande enfasi dal quotidiano pakistano in lingua inglese The Nation, quindi due paesi non esattamente in buoni rapporti con Barack Obama: bisogna quindi prendere tutto con le pinze, ma il fatto grave, gravissimo resta. Avevate infatti letto o sentito da qualche parte di un incidente nucleare in Nebraska a seguito delle inondazioni del fiume Missouri? No, eppure è accaduta davvero, certificato anche dagli Usa. Di più, sapevate di una no-fly zone «per ragioni di sicurezza che non possiamo rivelare» sopra il sito incriminato? No, eppure è stata istituita dall’ente per il controllo del traffico aereo Usa che lo ha certificato e confermato.

Un mio vecchio direttore mi diceva sempre che gli Usa sono come l’antica Roma: al loro interno, come nel Senato imperiale, ci si scannava, ma alla province, poi, arrivava sempre e solo un messaggio chiaro e univoco. Aveva ragione, il problema è che su argomenti come questi la versione ufficiale non basta, visto che si limita a dire che l’incidente c’è stato, la no-fly zone è stata istituita e l’accusa di livello di emergenza 4 rappresenta «una terminologia non accurata». Che sia la Russia ad attaccare gli Usa per una presunta censura sulle notizie, rappresenta davvero una nemesi storica, ma Barack Obama è riuscito anche in questo miracolo.

Figuratevi cosa riuscirà a fare con l’aumento del tetto di debito e il nuovo programma di stimolo fiscale della Fed, due capolavori che tra poco tempo saranno in onda sui vostri schermi. Tanto più che proprio questo weekend abbiamo assistito a un gioco di prestigio degno di Al Capone, capace di mettere al sicuro JP Morgan Chase dalle sue colossali esposizioni sul mercato dell’argento. Con un blitz degno della Luftwaffe, infatti, in ossequio all’entrata in vigore della nuova legislazione per i mercati finanziari denominata Dodd-Frank Act, dal 15 luglio prossimo sarà vietato per legge il trading su oro e argento in circuiti over-the-counter, disposizione prontamente accettata da due dei principali operatori del ramo come Forex.com e Cmc Markets, i quali hanno avvisato i clienti con una mail riguardo la necessità di chiudere al più presto le proprie posizioni sui metalli preziosi, visto che se non lo faranno la mattina del 15 luglio queste saranno liquidate. Cmc ha fatto sapere alla propria clientela che, a partire dal 29 luglio 2011, non saranno rinnovati automaticamente al mese successivo alcuni futures su oro e argento (Gold scadenza luglio 2011, Silver scadenza luglio 2011, Minigold scadenza luglio 2011 e Minisilver scadenza luglio 2011), mentre il XAUUSD e il XAGUSD (Spot Gold e Spot Silver) rimarranno disponibili al trading.

Insomma, in nome della trasparenza finanziaria, gli Usa stanno cacciando dal mercato di oro e argento fisico i cittadini, riportando il business nell’alveo delle grandi banche d’affari e della loro logica unicamente cartacea. Sarà un caso, ma questa bella restrizione è stata ufficializzata due giorni dopo che il Comex ha reso nota la “sparizione” di altre 2 milioni di once tra argento registrato ed eleggibile: l’argento che vale davvero, ovvero quello registrato, è ormai arrivato a 27.92 milioni di once e con il trend degli ultimi periodi, in poche settimane si sarebbero prosciugati i caveau, ammesso che esistano davvero e siano pieni di metalli preziosi e non di scartoffie, del Comex. Detto fatto, una prima norma ha sbarrato la strada alla silver run… Dio benedica gli Stati Uniti.

P.S. Ebbene sì, alla fine cedo e dedico due parole alla tragedia greca. Non fatevi impressionare dall’impasse dell’Eurogruppo, non conta nulla. Semplicemente, sapendo che il Fmi i suoi tre miliardi di euro non li avrebbe messi, anche Ue e Bce hanno deciso di tenere in tasca i loro 8 e rotti ancora per un po’ per un semplice motivo: la Grecia è già in default, con o senza i 12 miliardi di euro di quinta tranche del vecchio prestito.

Stando ai calcoli dell’economista di Citigroup, Jurgen Michels, infatti, il monte dei pagamenti greci da qui ad agosto è a prescindere superiore alla tranche di prestito che si dovrebbe sbloccare in caso di accordo in sede Ue. Il nuovo governo, infatti, ha giurato e si è insediato lo scorso weekend e ha iniziato ieri il dibattito parlamentare preparatorio al voto di fiducia previsto per oggi o domani. Anche se la fiducia passerà, a quel punto il governo dovrà sottoporre al Parlamento il pacchetto di austerity concordato con la troika, probabilmente alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima. A meno di un’ennesima deroga agli accordi presi, senza il completamento di questo iter, Atene non potrà nemmeno annusarli i 12 miliardi di tranche di prestito. Inoltre, se anche tutto questo accadrà con velocità siderale o grazie alla scelta di Ue-Bce-Fmi di concordare un altro strappo alla regola, il debito e gli interessi greci da pagare da qui ad agosto ammontano a 18,2 miliardi di euro, cifra che non include inoltre i miliardi in spesa di deficit che andranno finanziati in qualche modo

Quindi, a meno che Atene non trovi il modo per tassare in modo tale i propri cittadini da ottenere un livello record di entrate nel mese di luglio, il lasso di tempo di cui la Bce dispone prima di dover denominare le decine di miliardi di bond greci che detiene a 45 centesimi sul dollaro è un mese. Come mai, quindi, l’euro prima del warning di Moody’s all’Italia di venerdì continuava ad apprezzarsi, solo perché anche gli Usa sono già in default e il dollaro è carta straccia (anche ieri, nonostante tutto, l’euro restava a 1,427 sul biglietto verde)?
Ne hanno un mezza idea in Russia, visto che sempre venerdì fonti vicine al ministero degli Esteri facevano notare come «la Cina potrebbe tramutarsi in una zona di rischio per l’economia globale»: insomma, in sede europea si starebbe valutando come ultima istanza una sorta di firewall cinese, ovvero la volontà già espressa da Pechino di intervenire sul mercato obbligazionario dei periferici per sorreggere Ue ed euro, tramutandosi di fatto nel commissario di almeno un paio di Stati. Una scommessa rischiosa.

di Mauro Bottarelli – Fonte: il sussidiario

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