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Monday, June 20, 2011

L'uomo nello Spazio andrà a pezzetti

Sparare verso il Cosmo frammenti di dna per poi ricomporli a destinazione. Una delle idee proposte in un concorso per l'esplorazione spaziale. In palio 500mila dollari. Voi ne avete qualcun'altra?


Immaginate di prendere il dna di una persona, farlo a pezzetti e spedirlo nello Spazio. Bene, una volta arrivato a destinazione (per esempio uno dei centinaia di pianeti extra-solari scoperti sino a oggi), si potrebbe usare questa materia prima per ricostruire un uomo. Qual è il senso di tutto ciò? Superare uno dei principali ostacoli ai viaggi nello Spazio remoto: il fatto che sono troppo lunghi per permettere a un essere umano in carne e ossa di sopravvivere. Se questa vi sembra fantascienza, andate a parlare con Craig Venter, il biologo divenuto famoso per aver creato la prima cellula artificiale. Perché questa è proprio la proposta che il ricercatore statunitense ha fatto lo scorso gennaio a David Neyland, il direttore del Tactical Technology Office della Darpa.

Ma andiamo con ordine. La Darpa è un’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. Lo scorso autunno, insieme alla Nasa, la Darpa ha lanciato il 100-Year Starship Project, un progetto finalizzato a mettere insieme idee, soldi e tecnologia per rendere realtà il sogno dei viaggi intergalattici. Tutti sono invitati a dare il proprio contributo, non solo scienziati come Craig Venter. L’unica cosa da fare è avere una buona idea e riassumerla in cinque paginette da spedire alla Darpa entro l’ 8 luglio. Gradite proposte su come affrontare indenni viaggi di decine di anni luce alla scoperta di pianeti extra-solari, su come coltivare il suolo extraterrestre per avere cibo a sufficienza, su come prepararsi a un possibile incontro con vita aliena e via dicendo. Di tutto ciò si parlerà nel simposio organizzato dalla Darpa dal 30 settembre al 2 ottobre a Orlando, negli Stati Uniti.

Si legge su Popular Science che durante una conferenza, Neyland avrebbe detto che: “ Un centinaio di anni è un periodo più che sufficiente per permettere alla ricerca di elaborare soluzioni a problemi oggi insormontabili”. In realtà, l’obiettivo del progetto non è necessariamente quello di disegnare un viaggio intergalattico, ma piuttosto gettare le basi per rendere effettiva quella tecnologia che eventualmente lo permetterebbe. Insomma, più che un progetto vero e proprio si tratta quasi di un esperimento. “ Tra un centinaio di anni avremo conoscenze che potranno tornare utili per scopi militari o civili - ha detto Neyland - e, se sceglieremo di farlo, anche per disegnare viaggi spaziali”.

Se è ancora tutto da verificare, una cosa è certa: i 500mila dollari che la Darpa consegnerà a chi mostrerà di avere le carte in regola per portare avanti il progetto, non necessariamente americano. Da quando l’agenzia ha lanciato il progetto, sembra stia ricevendo molte proposte di finanziamento da parte di privati. Al tempo, infatti, la stessa Darpa aveva assicurato che nessun soldo pubblico sarebbe stato speso per questa missione. Non è spirito di mecenatismo ciò che spinge gli investitori privati a sborsare quattrini, ma le possibili ricadute commerciali di un tale progetto. Pensiamo alla missione sulla Luna e al boom di tecnologia senza fili che ne scaturì.

Fonte: http://daily.wired.it

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