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Monday, December 3, 2012

Gemelli della Terra possibili anche attorno alle 'quasi stelle'

I pianeti rocciosi potrebbero essere più numerosi del previsto

I pianeti rocciosi come la Terra potrebbero essere molto più numerosi del previsto. Lo dimostra la scoperta di un disco di polveri e particelle rocciose, che costituiscono l’embrione dei sistemi planetari, in orbita attorno ad una stella molto più piccola del Sole, come una nana bruna. Autore della scoperta, pubblicata sulla rivista Astrophysical Journal Letters, è un gruppo di ricercatori italiani dell'Istituto di Tecnologia della California (Caltech), in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Un disco di polvere composta di granuli millimetrici, simile a quello che circonda le stelle appena formate, è stato scoperto attorno ad una nana bruna, un tipo di oggetto troppo piccolo per arrivare a brillare come una 'vera' stella. La scoperta ha sorpreso i ricercatori in quanto gli astronomi non ritenevano possibile che un simile agglomerato di polveri di queste dimensioni potesse esistere attorno ad un oggetto celeste così piccolo.


Questi risultati, ottenuti grazie ai dati forniti dal telescopio Alma (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), sulle Ande cilene, suggeriscono una revisione delle attuali teorie sulla formazione dei pianeti rocciosi, che nell'universo sarebbero dunque molto più comuni di quanto finora ritenuto.


“Spiegare la presenza di un disco di polvere con queste caratteristiche attorno ad una stella così piccola è davvero difficile nel quadro della nostra attuale comprensione sulla formazione dei pianeti'', ha spiegato Leonardo Testi, astronomo dell'Osservatorio di Arcetri dell'Inaf e tra gli autori della scoperta. Allo stato attuale, ha aggiunto, non è possibile determinare se questo tipo di nube possa portare alla formazione di veri pianeti rocciosi. Risposte potranno arrivare presumibilmente nei prossimi anni, con il completamento di Alma alla fine 2013. Per il coordinatore della ricerca, Luca Ricci, del Caltech, ''saremo presto in grado non solo di rivelare la presenza di piccole particelle nei dischi, ma anche di costruire una mappa della loro distribuzione nel disco circumstellare e di spiegare come interagiscono con il gas da noi trovato nel disco. Questo ci aiuterà a comprendere meglio come si formano i pianeti''.


Fonte: ansa.it

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