Gemelli della Terra possibili anche attorno alle 'quasi stelle'
I pianeti rocciosi potrebbero essere più numerosi del previsto
I pianeti rocciosi come la Terra potrebbero essere molto più numerosi
del previsto. Lo dimostra la scoperta di un disco di polveri e
particelle rocciose, che costituiscono l’embrione dei sistemi planetari,
in orbita attorno ad una stella molto più piccola del Sole, come una
nana bruna. Autore della scoperta, pubblicata sulla rivista
Astrophysical Journal Letters, è un gruppo di ricercatori italiani
dell'Istituto di Tecnologia della California (Caltech), in
collaborazione con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Un disco di polvere composta di granuli millimetrici, simile a quello
che circonda le stelle appena formate, è stato scoperto attorno ad una
nana bruna, un tipo di oggetto troppo piccolo per arrivare a brillare
come una 'vera' stella. La scoperta ha sorpreso i ricercatori in quanto
gli astronomi non ritenevano possibile che un simile agglomerato di
polveri di queste dimensioni potesse esistere attorno ad un oggetto
celeste così piccolo.
Questi risultati, ottenuti grazie ai dati forniti dal telescopio Alma
(Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), sulle Ande cilene,
suggeriscono una revisione delle attuali teorie sulla formazione dei
pianeti rocciosi, che nell'universo sarebbero dunque molto più comuni di
quanto finora ritenuto.
“Spiegare la presenza di un disco di polvere con queste caratteristiche
attorno ad una stella così piccola è davvero difficile nel quadro della
nostra attuale comprensione sulla formazione dei pianeti'', ha spiegato
Leonardo Testi, astronomo dell'Osservatorio di Arcetri dell'Inaf e tra
gli autori della scoperta. Allo stato attuale, ha aggiunto, non è
possibile determinare se questo tipo di nube possa portare alla
formazione di veri pianeti rocciosi. Risposte potranno arrivare
presumibilmente nei prossimi anni, con il completamento di Alma alla
fine 2013. Per il coordinatore della ricerca, Luca Ricci, del Caltech,
''saremo presto in grado non solo di rivelare la presenza di piccole
particelle nei dischi, ma anche di costruire una mappa della loro
distribuzione nel disco circumstellare e di spiegare come interagiscono
con il gas da noi trovato nel disco. Questo ci aiuterà a comprendere
meglio come si formano i pianeti''.
Fonte: ansa.it
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.