l progetto porta la firma dell'Esa (European Space Agency)
A due piani e a forma di igloo. Sarà così la prima casa sulla Luna,
pronta ad ospitare pionieri alla ricerca di altre avventure spaziali. Il
progetto è giunto al termine della fase preliminare, sarà completamente
pronto tra una decina d'anni
Un mattone lunare
La musa ispiratrice di tanti poeti e complice di tanti innamorati sta dunque per perdere il suo fascino misterioso e trasformarsi in zona di conquista dove nuovi cow boys potranno scorrazzare nelle praterie delle galassie. Il progetto porta la firma dell' Esa (European Space Agency) ed è giunto al termine della fase preliminare arrivando alla conclusione che la costruzione di "moduli abitativi" sulla Luna è possibile utilizzando la sabbia del posto trasformata in mattoni da una stampante 3D di grandezza ridotta, coadiuvata da veicoli robottizzati con possibilità di controllo da Terra e solo un paio di tecnici in trasferta spaziale.
"La colonizzazione della Luna è una vecchia idea, considerata di rilevante interesse sia per condurre esperimenti scientifici, sia come appoggio a missioni esplorative in zone più remote", spiega l'ingegnere Valentina Colla, ricercatrice a capo del team del laboratorio di Robotica Percettiva della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, unico ateneo italiano coinvolto dall'Esa nel progetto. Gli esperimenti sono andati avanti mesi, grazie anche alla collaborazione di altre aziende all'avanguardia. "Prima di tutto", racconta l'ingegner Colla, "dovevamo riuscire a trovare una sabbia simile a quella lunare e poi capire se la stampante tridimensionale, usata per scopi industriali, poteva funzionare anche in assenza di atmosfera.
Il materiale adatto lo abbiamo trovato in una zona vicina al lago di Bolsena mentre le prove nel vuoto sono state fatte in un'azienda pisana, la Alta spa, che ci ha messo a disposizione le sue grandi camere prive di atmosfera. Il risultato è stato positivo: con quella sabbia la tecnologia funziona, anche se naturalmente saranno necessari alcuni adattamenti del macchinario".
Altri grandi nomi si sono appassionati al progetto e hanno partecipato. "Fosters + Parters", celebre società di architettura londinese che ha dato i natali a 'the Gherkin' (il cetriolino), grattacielo a forma di supposta della capitale inglese, e che ha ideato la contestata stazione Tav di Firenze, ha disegnato la casa che l'uomo potrà abitare sulla Luna. L'ingegner Enrico Dini, pronipote del famoso matematico Ulisse Dini e fondatore della 'Monolite Uk', è invece colui che ha brevettato la stampante a sabbia 'D-Shape' dalla quale è nato il primo mattone lunare.
"La mancanza di atmosfera rende più difficile la vita sul satellite", ricorda la ricercatrice della Scuola Sant'Anna. "I raggi del sole sono molto aggressivi e l'escursione termica tra il giorno e la notte molto forte. Quindi le abitazioni hanno bisogno di una struttura protettiva che impedisca le radiazioni isolando l'ambiente. Per questo una muratura cosiddetta a 'schiuma chiusa', cioè con bolle di vuoto è la più adatta".
E' stato già scelto anche il luogo dove realizzare i primi igloo: la zona del polo sud dove c'è molta sabbia per i mattoni e dove la presenza di acqua ghiacciata permetterebbe anche un eventuale produzione di ossigeno per le abitazioni. Dalla ricerca è arrivato il via libera. Ora bisognerà proseguire con la seconda fase del progetto, che prevede la costruzione della stampante robotica lunare. Infine il test 'ufficiale' sulla Luna. In tempi difficili per la Terra che rischia di perdersi nella sua crisi globalizzata, la conquista della Luna inevitabilmente rallenta: almeno una decina d'anni da adesso il tempo previsto per arrivare alla meta. Ma dopo quello di Neil Amstrong questo è di sicuro un altro passo verso l'ignoto.
Valeria Caldelli
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