Il 26 aprile 1986 alle 1.23 nella centrale nucleare V.I. Lenin, in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’Urss), espode il reattore. Muoiono 31 persone.
Ma, oltre a loro, le vittime saranno tutti coloro che sono stati
contaminati dalla nube radioattiva in tutta Europa, causando malattie,
altri decessi e malformazioni.
Il disastro nucleare di Chernobyl lascia ancora oggi tracce di sé ed è ricordato come il peggiore tra gli incidenti nucleari.
A 28 anni dalla tragedia, l’organizzazione ambientalista Green Cross lancia
un appello «per non abbandonare le famiglie che, ancora oggi, anche
attraverso i loro figli e nipoti, portano i segni fisici e psicologici
della contaminazione».
Secondo uno studio condotto dalla filiale svizzera di Green Cross, «oltre 9,9 milioni di persone vivono ancora nelle aree inquinate dalle radiazioni a seguito dell’incidente: in Bielorussia il dato oscilla tra 1,6 e 3,7 milioni di persone, in Russia tra 1,8 e 2,7 milioni e in Ucraina tra 1,1 e 3,5 milioni».
L’associazione ricorda che da quasi vent’anni è impegnata in Russia, Bielorussia e Ucraina, e dal 2012 anche in Giappone, attraverso il programma Socmed a sostegno delle popolazioni locali”. I Therapy Camps (campi di terapia), afferma Green Cross, «ogni anno permettono a circa 1.000 ragazzi di
vivere in un ambiente sano e pulito e di disporre di cure mediche
adeguate, riducendo il livello di contaminazione tra il 30 e l’80% e
coinvolgono complessivamente in attività assistenziali oltre 31.000 persone.
I Mother and Child Clubs (club
madri e figli), gruppi di formazione per insegnare alle madri come
ridurre i livelli di radioattività nei prodotti alimentari, interessano
ogni anno più di 4.200 donne. Infine, ci sono i Mobile Bus, pulmini attrezzati che forniscono cure e consulenze mediche a bambini e famiglie in difficoltà».
«Le persone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl hanno ancora
bisogno di un sostegno mirato per creare nuovi mezzi di sostentamento e
tornare ad essere autosufficienti»: lo ha detto il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione del 28 esimo anniversario del
disastro, plaudendo alla determinazione degli abitanti dei territori
colpiti per far sì che la vita nella regione torni alla normalità.
Il segretario generale ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché sostenga ulteriormente il processo di recupero e
di sviluppo sostenibile della regione, ottimizzi le conoscenze
acquisite per il bene comune, e faccia tutto il possibile per prevenire
qualsiasi disastro nucleare in futuro.
In Italia, dichiara Ermete
Realacci del Pd: «Il 26 aprile rappresenta inoltre uno spartiacque: non
solo per i danni ambientali e sanitari legati alla scelta nucleare, ma
anche perché l’energia atomica si è rivelata un pessimo affare».
Ermete Realacci sottolinea: «Vanno ringraziati ancora una volta gli italiani, che con saggezza con il referendum del giugno 2011 hanno fermato il ritorno del nucleare in Italia, un’impresa vecchia, sbagliata e antieconomica».
Se
oggi, sostiene Realacci, «Enel fosse impegnata nella costruzione di
nuove centrali nucleari nel Paese, correrebbe il rischio di essere una bad company.
Ma questa ricorrenza sia anche un’occasione per guardare avanti e
preparare il futuro del settore energetico investendo sulla ricerca, sul
risparmio energetico, sull’efficienza, sulle fonti rinnovabili».
«Tutti campi in cui l’Italia può dare molto, grazie anche alle recenti nomine indicate dal Governo ai vertici delle partecipate, e che possono rappresentare il vero futuro per il nostro Paese», conclude Realacci.
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