L’ente aerospaziale americano è a corto di soldi, perciò vende i computer delle sue vecchie navette, ma ha dimenticato di formattare il loro contenuto
E poi se la prendono con Wikileaks che trafuga i “segreti di Pulcinella” del Dipartimento di Stato. La Nasa, l’ente aerospaziale americano, è alle prese con una forte riduzione del proprio budget a seguito della crisi economica che attanagli gli Usa. Così, per fare cassa, ha deciso di vendere i computer di bordo delle sue navicelle spaziali ormai “pensionate” (quelle che non sono precipitate, ovviamente).
NO TENGO DINERO OH, OH, OH – A Huston hanno un altro problema, eppure bello grosso. L’imbarazzo si legge sui volti di molti dirigenti della Nasa, dopo che si è venuto a sapere che sono stati appena venduti diversi computer impiegati in passate missioni sulle navicelle della serie Shuttle. I computer, infatti, contenevano nelle loro memorie tutti i dati di navigazione e scientifici ottenuti durante quei voli. Dati, si dice, altamente sensibili tanto che potrebbero fare la gioia di alcuni paesi – magari canaglia – che mirano all’escalation spaziale, se non altro per fine propagandistico se non per quello della ricerca. Infatti, da un’indagine interna è emerso che 10 computer sono stati venduti con tutto il loro contenuto “informativo”, questo nonostante siano state esplicitamente ordinate prima della cessione le “regolari” procedure di rimozione dei dati. Sempre dalla stessa indagine interna, si è venuto a sapere che altri quattro PC – che stavano per essere venduti – erano nelle stesse condizioni. Il loro contenuto sarebbe stato quindi disponibile ai loro acquirenti. I computer veduti, in particolare, avrebbero conservato nelle loro memorie i dati riguardanti ben 20 missioni di volo spaziale.
ADESSO SE LA PRENDERANNO CON L’UFO ASSANGE? – Ricordato che l’ultima missione della serie Shuttle è prevista per giugno 2011 e che le ristrettezze di bilancio non permettono di sapere quando entreranno in funzione le navicelle di nuova generazione, tra Huston e Cape Canaveral, in queste ore molte sedie stanno scottando. Infatti, i revisori interni dell’agenzia spaziale hanno scoperto che le sue politiche per la cancellare dei dati dai PC utilizzati nel programma Shuttle, non sempre sono state seguite. Queste mancanze si sarebbero verificate presso quattro sedi dell’ente aerospaziale americano: i centri di ricerca Kennedy e Johnson Space Center, e l’Ames e al Langley. In alcuni casi, le prove effettuate per la cancellazione semplicemente non hanno funzionato, in altri invece non sono state proprio eseguite. La cosa più preoccupante per gli americani, secondo quanto emerge dalla relazione tecnica degli ispettori interni, è ”l’impossibilità di sapere quali dati sono rimasti sugli apparecchi venduti”, ma l’analisi di apparecchi analoghi, su cui è stato fatto il backup dei dati dei Pc poi venduti, “solleva serie preoccupazioni” per la Nasa. Gli investigatori interni hanno trovato al Kennedy Space Center anche quattro PC pronti ad essere venduti che contenevano dati definiti molto “sensibili”. Inoltre, sono stati rinvenute un’altra decina di PC, che hanno operato sempre allo stesso “Space center”, presso l’impianto di smaltimento apparecchiature: tutti hanno avevano la marcatura esterna con i dati di connessione della rete interna. Tali dati potrebbero fornire agli hacker la possibilità di “accesso non autorizzato alla rete informatica interna della NASA”. E poi ci voleva Assange…
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